Passo indietro del petrolio dai massimi a 7 anni

Forti vendite sul petrolio in queste ore: dopo i recenti allunghi, il future sul Brent segna un -0,939% a 87,55 dollari al barile, mentre il derivato sul WTI passa di mano a 84,88 dollari con uno svantaggio di 0,78 punti percentuali sul riferimento.

Forti vendite sul petrolio in queste ore: dopo i recenti allunghi, il future sul *Brent *segna un -0,939% a 87,55 dollari al barile, mentre il derivato sul *WTI *passa di mano a 84,88 dollari con uno svantaggio di 0,78 punti percentuali sul riferimento. Si tratta di un passo indietro relativo, visto il recentissimo aggiornamento dei massimi a 7 anni, ma probabilmente il ripiegamento si nutre anche del clima risk off che trionfa sui mercati azionari e potrebbe tradursi in impatti sulla domanda se il ripiegamento avviato dai vari indici (a partire dal Nasdaq, ma anche dal Dow Jones).

Il pericolo di un rapido allungo fino alla quota psicologica dei 100 dollari al barile appare dunque per il momento allontanato, anche se il numero e l'importanza delle questioni in campo sul greggio mantiene desta l'attenzione.

Basti pensare al duro confronto US-EU-Russia sulla questione ucraina, la questione del Nord Stream 2 e di un suo eventuale stop in caso di mancati passi indietro da parte di Mosca (che minaccia l'invasione dell'Ucraina) condizionerebbe direttamente i prezzi del gas (e le sue forniture) in Europa, ma avrebbe effetti su tutto l'universo delle commodity.

Né è certo che l'Opec in tal caso possa (o voglia) intervenire a favore di un abbassamento dei prezzi con nuove forniture. La tensione sul fronte dei prezzi energetici in Europa è di primo piano, minaccia la ripresa e, tramite l'inflazione, anche gli assetti della politica monetaria.Quanto all'andamento delle oil company, oggi è difficile distinguere il loro sell-off da quello generale dei mercati azionari.

A Milano comunque Eni cede l'1,81%, Saipem l'1,02% e Tenaris il 3,72%.

(GD - www.ftaonline.com)