Guida completa al reddito da pensione (IV Parte)

In questa quarta parte della guida completa al reddito da pensione, analizziamo nel dettaglio alcuni interessanti titoli azionari del settore energetico, del luxury e dei sanitari, non solo big-cap. Prenderemo in considerazione soprattutto il mercato italiano e statunitense, senza dimenticare che il lusso parla anche in francese. La bussola è, come sempre, una sola: diversificazione!

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Dopo aver messo in portafoglio ottimi indici americani (e non) e alcuni fra i nomi più importanti delle tech, continuiamo la nostra analisi dei titoli azionari più interessanti, occupandoci degli energetici, dei sanitari e di quelli legati al mondo del lusso, tenendo a mente che l’obiettivo è sempre quello di costruire un portafoglio diversificato e che ci porti ad avere una certa disponibilità finanziaria nel momento della pensione. 

Il motivo principale che ci spinge a puntare sugli energetici, anche e soprattutto italiani, è l’ottimismo per l’evoluzione della pandemia: nel caso in cui non si assista a nuove chiusure, il settore potrebbe balzare, seguendo la pista tracciata da molte materie prime, il cui prezzo è incrementato molto di più rispetto a quello delle aziende ivi impegnate.

Discorso analogo vale anche per il settore del lusso, nel quale le aziende stanno dimostrando di essersi completamente riprese dai lockdown che le hanno messe a dura prova. Credo inoltre che, a partire dagli ultimi mesi di quest’anno, si assisterà alla cosiddetta rotazione settoriale dai titoli “growth” a quelli “value” (di cui potrebbero beneficiare anche i finanziari): indicare lo statuto dei luxury, a dire il vero, non è così semplice, ma metterò in risalto alcune azioni con un ottimo rapporto tra utile e prezzo. 

Il discorso sui titoli sanitari sarà ben diverso e si andranno ad analizzare alcune aziende stranamente a prezzo di saldo e con eccellenti prospettive future, non necessariamente legate al Covid. 

Comprare Saipem o ENI?

Tra i titoli petroliferi di maggior rilievo spiccano senza ombra di dubbio Eni (BIT: ENI) e Saipem (BIT: SPM): la seconda, per quanto sia nata come costola della prima e ne abbia meno di un decuplo della capitalizzazione, è una realtà riconosciuta a livello internazionale. 

Gli ottimi fondamentali dell’azienda che ha come CEO Stefano Cao ci confermano che il titolo è in ritardo rispetto alle materie prime di riferimento, con un rimbalzo dai livelli prepandemici che non si è ancora verificato. 

I dati anno su anno del petrolio segnano un impressionante +88% e anche il Gas Naturale, materia largamente utilizzata da Saipem, ha visto il suo prezzo progredire in maniera sorprendente, arrivando nel giro di un anno a raddoppiare il suo prezzo. 

Con l’inverno, al netto delle possibili recrudescenze pandemiche, è lecito attendersi che tali materie prime continuino il loro trend o, al massimo, lateralizzino: questa seconda ipotesi mi pare non peregrina per il petrolio, giacché il WTI (e poco più sopra il Brent) viene per ora respinto dai nuovi massimi, pure con volumi importanti, forse sostenuti dai Sauditi. 

D’ogni modo, il buono ma modesto +22.5% annuo di Saipem fa pensare che l’azienda possa presto accodarsi ai prezzi delle materie prime trattate e la sua valutazione – con in mente qualsiasi orizzonte temporale – crescerà inevitabilmente. A livello tecnico, tra l’altro, questo sembra il momento più opportuno di acquistare, dacché il superamento della cloud rossa è molto vicino, l’indice R.S.I. suggerisce spazio per l’upside e la resistenza del ventaglio di Gann è diventata supporto. 

Saipem è dunque da comprare subito. Su ENI non mi dilungo: ne avevo già caldeggiato l’acquisto e i livelli attuali sono un po’ meno attraenti. Tra i due, anche in un’ottica a lungo termine, propendo per Saipem. 

Conviene investire sulle energie rinnovabili?

Saipem è un esempio virtuoso di azienda che diversifica, poiché i due terzi della sua attività sono costituiti da investimenti sulle energie rinnovabili. 

Oltreoceano, un’azienda che punta proprio tutto sulle rinnovabili è First Solar (NASDAQ: FSLR), operante non solo negli USA, ma anche in Germania, Malesia e (a breve) in Vietnam. Essa produce pannelli fotovoltaici in tellururo di cadmio ed è ormai incontrastata leader del settore. 

Con una capitalizzazione di 10.5 bilioni e un ragionevole rapporto tra prezzo e utile (18.88), nonostante l’ottima performance anno su anno (42.2%), First Solar è ancora un titolo con notevole upside ed è da acquistare subito e tenere praticamente all’infinito. 

Il trend rialzista innescatosi dallo scorso luglio continua indefesso e non risente neppure del recente engulfing ribassista. Perciò, anche se si dovesse verificare uno storno importante sul Nasdaq nei mesi restanti del 2021, mi attendo che First Solar sia resiliente, anche in considerazione della rotazione settoriale verso i “value” di cui si era detto: vederla attorno ai 120$ già a settembre non mi sorprenderebbe per niente. 

In definitiva, tra le varie aziende possibili, First Solar è quella che ha un futuro migliore e i piani di espansione presentati, nonché la leadership assoluta nel settore, fanno propendere per un acquisto immediato. Unico neo è quello dello stacco della cedola, per ora inesistente, ma si tratta di un titolo da acquistare per motivi avulsi dai dividendi. 

Il colosso del lusso LVMH è da acquistare? 

Una piccola porzione del nostro portafoglio può essere investita in tutta tranquillità sul mondo del lusso, alla ricerca di quei marchi che si posizionano sul segmento “high-end” e che garantiscono ottime prospettive di crescita, per altro supportate da fatturati già di per sé mostruosi. 

In Italia avevo già dato una panoramica su Moncler, tracciando un quadro ambivalente ma in sostanza positivo, specie per la stagione iemale. Tuttavia, nonostante la serietà e la solidità del brand, la concorrenza spietata rappresentata dai gruppi LVMH e Kering – solo per citarne due – ci fa predicare prudenza. 

Anzitutto, il colosso LVMH (EPA: MC) , trainato da Louis Vuitton ma comprendente anche Dior, Céline, Givenchy e tanti altri, ha una variazione anno su anno che segna un eccellente +57%, in parte dovuta alla spinta del CAC40, in parte alle contingenze interne, con dati spettacolari nelle vendite nei negozi e online. 

Gli analisti sono unanimemente convinti che il colosso francese continuerà la sua cavalcata e non spaventa la parziale frenata degli ultimi tre mesi, anche perché il settore si avvantaggia normalmente dell’inverno: Credit Suisse, Morgan Stanley, Stifel Nicolaus, JP Morgan hanno tutti confermato o migliorato l’outlook, posizionando i rispettivi price target oltre i 700€.

Perciò LVMH è un acquisto sicuro, sia nel medio che nel lungo termine, anche in considerazione di un discreto dividendo. 

LVMH o Kering? 

Un’alternativa a LVMH è rappresentata senza dubbio dal secondo gigante del lusso, Kering (EPA: KER), che mette in mostra i muscoli grazie soprattutto alle italiane Gucci e Bottega Veneta, senza dimenticare la francesissima Yves Saint Laurent

Più piccolo per fatturato e capitalizzazione rispetto a LVMH, il gruppo Kering palesa d’altro canto ottimi margini di crescita e i fondamentali appaiono, in un certo senso, più economici: il rapporto prezzo utile si aggira sui 24.60 (contro i circa 33 di LVMH) e la variazione anno su anno si assesta attorno a un buon +14%, ben inferiore a quello del gruppo con Louis Vuitton. 

Il toro al quale si aggrappa con sicurezza il gruppo è Gucci, sempre attraente per i grandi buyer internazionale (e con una crescita in Cina portentosa), che si è sempre più aperto alla politica delle collaborazioni, come dimostrano le recenti collezioni con Balenciaga (sempre gruppo Kering) e l’onnipresente The North Face. Trattasi di mosse strategiche molto apprezzate dai “millennials”, ai quali le aziende del lusso non possono proprio rinunciare.

Scalzare Louis Vuitton dallo scranno più alto del lusso è compito arduo anche per Gucci – e le sneakers Nike/Vuitton sono, in questo senso, una brutta notizia – ma il portabandiera di Kering è più che mai tonico e può essere il volano per le azioni: il massimo storico di quasi 800€ cela un upside che va oltre il 25% e gli analisti pongono price target che vanno anche al di là dell’ATH. Eccone un veloce prospetto: 

  • Goldman Sachs vede il titolo addirittura a 930€;
  • Bernstein spara comunque alto, con un price target di 881€;
  • Credit Suisse a 815€;
  • UBS a 793€, cioè a ridosso del massimo.

I due gruppi sono dunque quasi equivalenti – entrambi sarebbero degli ottimi buy and hold – ma tra i due Kering è quello che, nel breve, ha più margini. Non male nemmeno il dividendo. 

Quali azioni di aziende farmaceutiche sono da comprare? 

Su Pfizer e, in parte, su Moderna mi ero già espresso qui. In breve, si tratta delle due aziende farmaceutiche che più hanno beneficiato della produzione dei vaccini e il loro funzionamento innovativo, attraverso mRNA, apre delle nuove frontiere alla lotta contro i tumori. 

Le performance comprensibilmente straordinarie di queste due aziende, tuttavia, gettano un po’ il fumo negli occhi, dacché l’azionariato di molte aziende “biotech” è tutt’altro che rutilante. 

Tuttavia, possiamo approfittare e profittare di alcuni storni per fare incetta di aziende che palesano un upside davvero interessante, anche in virtù di alcune novità di cui l’azionariato potrà beneficiare parecchio. 

Incominciamo da Invitae (NYSE:NVTA), le cui azioni sono giù di oltre il 20% da inizio anno (e -15% circa anno su anno), nonostante i dati economici raccontino tutt’altra storia: il secondo quarto del 2021, comparato al 2020, ha generato il 152% di profitti e i test prenatali, ma soprattutto quelli innovativi atti a scoprire il cancro con ampio anticipo sui sintomi, vengono utilizzati sempre di più.

Invitae rappresenta dunque un’occasione quasi irripetibile per il lungo termine e deve entrare subito a far parte del nostro portafoglio. 

Molto promettente è poi Sarepta Therapeutics (NASDAQ: SRPT), titolo devastato dal trial fallimentare per contrastare la distrofia muscolare, risalente al gennaio scorso, ma onusto di possibilità: verso la fine del prossimo anno – o, al più tardi, nei primi mesi del 2023 – si dovrebbero avere buone notizie derivanti dal nuovo trial e ciò fa ipotizzare agli analisti che le azioni possano più che raddoppiare il loro valore. 

Per il nostro portafoglio, Sarepta Therapeutics può andare bene anche subito, anche se si potrebbe procedere con qualche prudenza in più sfruttando le opzioni, di cui si parlerà più avanti. 

Tra i mid-cap è molto interessante anche AlloVir (NASDAQ: ALVR), azienda specializzata in terapie farmacologiche contro le infezioni in seguito a trapianti di cellule staminali. Il crollo di inizio anno è semplicemente ingiustificato e pare legato alla debolezza diffusa nei sanitari mid-cap più che a fattori intrinsechi: comprare adesso e tenere fino all’ATH! 

(4. Continua)