S&P100 rimbalza da supporto chiave, ecco cosa aspettarsi

S&P100 rimbalza da supporto chiave, ecco cosa aspettarsiVenerdì i mercati azionari hanno messo a segno una reazione decisa che ha interrotto il veloce ribasso delle 6 sedute precedenti.

S&P100 rimbalza da supporto chiave, ecco cosa aspettarsi

Venerdì i mercati azionari hanno messo a segno una reazione decisa che ha interrotto il veloce ribasso delle 6 sedute precedenti.

Gli investitori sembrano avere metabolizzato i timori sul perdurare di un'elevata inflazione e danno fiducia alla stretta monetaria della Federal Reserve (Fed): la banca centrale sembra avere la situazione sotto controllo.

Jerome Powell, fresco di nomina per un secondo mandato, giovedì ha ricordato che la stabilità dei prezzi è "fondamento" dell'economia. Il chairman della Fed ha ammesso che la battaglia dell'istituto centrale di Washington per controllare l'inflazione "comporterà un po' di dolore" quando si sentirà l'impatto di tassi d'interesse più elevati ma ha sottolineato che il risultato peggiore sarebbe se i prezzi continuassero a crescere.

Parlando davanti al Senato ieri Jerome Powell ha detto "i rialzi dei tassi da mezzo punto sono appropriati alle prossime due riunioni" del Fomc, quindi quelle di giugno e di luglio, ma ha anche aggiunto che la Fed è "pronta a fare di più". Prezzi "al 2% con un mercato del lavoro forte" non sono facili da ottenere e dipendono anche "fattori che non controlliamo", come gli "eventi geopolitici nel mondo che giocheranno un ruolo molto importante".

La crescita dei prezzi è comunque impressionante in tutto il mondo ma soprattutto negli State.

Il tasso d'inflazione, secondo quanto comunicato dallo U.S. Bureau Of Labor Statistics (Bls, ente statistico alle dipendenze del ministero del Lavoro di Washington), ha registrato infatti nel mese di aprile un declino all'8,3% annuo dall'8,5% di marzo (7,9% in febbraio), ma sopra all'8,1% del consensus di Dow Jones Newswires e The Wall Street Journal. Su base sequenziale l'indice dei prezzi al consumo è salito dello 0,3% contro l'1,2% precedente (0,8% in febbraio) e lo 0,2% stimato dagli economisti. L'inflazione core, al netto di energia e alimentare, è invece scesa al 6,2% annuo dal 6,5% di marzo (6,4% in febbraio), contro il 6,0% del consensus. Su base sequenziale la lettura è per un rialzo allo 0,6% dallo 0,3% precedente (0,5% in febbraio), contro lo 0,4% atteso.

I prezzi alla produzione, sempre negli Usa, secondo quanto comunicato dallo U.S. Bureau Of Labor Statistics (Bls, ente statistico alle dipendenze del ministero del Lavoro di Washington), sono saliti nel mese di aprile dell'11,0% annuo, in marginale rallentamento rispetto all'11,2% di marzo (10,3% in febbraio) ma sopra al 10,7% stimato dagli economisti. Su base mensile l'indice dei prezzi alla produzione è cresciuto dello 0,5% contro l'1,6% precedente (0,9% in febbraio), in linea con il consensus di Dow Jones Newswires e The Wall Street Journal.

Per gli investitori è inutile farsi illusioni dopo che il dato sull'inflazione statunitense ha mostrato una frenata, la banca centrale non intende per adesso cambiare la sua rotta, come del resto ha chiarito Powell, citato sopra.

Anche James Bullard, president della Federal Reserve (Fed) di St. Louis, appoggia aumenti dei tassi d'interesse Usa di 50 punti base nei prossimi due meeting del Federal Open Market Committee (Fomc, la commissione della Fed che si occupa di politiche monetarie). "Abbiamo un piano in atto, che prevede 50 punti base all'ultima riunione e anche a quelle future", ha dichiarato in un'intervista a Yahoo! Finance, sottolineando però di continuare a essere propenso ad accelerare la stretta anche con rialzi di 75 punti base. Bullard, uno dei "falchi" della Fed, ha ribadito di desiderare che il costo del denaro arrivi in Usa al 3,50% per fine anno. In merito al marginale declino dell'inflazione in aprile (all'8,3% dall'8,5% di marzo) ha sottolineato che "non abbiamo un'enorme quantità di informazioni, anche se lo interpreterei come un'indicazione che l'inflazione è più ampia e persistente di quanto molti avessero pensato".

Nel 2022 lo S&P100 ha ceduto il 18,5% circa (alla chiusura del 12 maggio), cancellando una buona parte dei guadagni del 2021 (27,55%). La domanda alla quale nessuno sa rispondere è quanto le borse abbiano già scontato con i prezzi attuali i futuri rialzi dei tassi e il probabile conseguente rallentamento (recessione?) dell'economia. Il quadro grafico dello S&P100 non è così negativo come si potrebbe pensare: il 12 maggio infatti l'indice si è appoggiato con il minimo di quota 1753 sul 38,2% di ritracciamento del rialzo dai minimi di marzo 2020 ed è poi rimbalzato con forza venerdì, fino in area 1830/35. La discesa avviata dal top di gennaio ha una struttura chiaramente in tre segmenti (gennaio febbraio la prima parte, febbraio marzo il rimbalzo, marzo maggio la seconda parte di discesa). Molto spesso le correzioni si sviluppano in tre parti, o si compongono di elementi a loro volta di tre parti, quindi con il minimo del 12 maggio potremmo aver visto se non tutta la correzione del rialzo dai minimi di marzo 2020 almeno il primo terzo della correzione. Adesso si potrebbe disegnare una bella reazione, con obiettivi tra i 2000 e i 2200 punti. Attenzione, sotto i minimi di 1753 il target si sposterebbe sul 50% di ritracciamento, a 1620 punti circa.

(AM - www.ftaonline.com)