Wall Street in ribasso. L'inflazione sostiene la stretta Fed

Dopo una seduta di recupero per l'Asia (a Tokyo il Nikkei 225 ha guadagnato lo 0,54%) e in negativo per i mercati europei, Wall Street vive una giornata al ribasso in scia a un dato sull'indice dei prezzi peggiore delle aspettative.

Dopo una seduta di recupero per l'Asia (a Tokyo il Nikkei 225 ha guadagnato lo 0,54%) e in negativo per i mercati europei, Wall Street vive una giornata al ribasso in scia a un dato sull'indice dei prezzi peggiore delle aspettative. In giugno l'inflazione si è attestata in Usa sui massimi dal novembre 1981, il che fornisce ulteriori motivi alla Federal Reserve (Fed) per insistere nella sua stretta monetaria e anzi prende forza l'ipotesi di un'ulteriore accelerata. Secondo il Cme FedWatch Tool si è infatti passati nel giro di poche ore dal 7,6% a circa l'80% di probabilità che nel meeting del Federal Open Market Committee (Fomc) di 26-27 luglio il rialzo dei tassi Usa possa essere di 100 punti base e non di 75 punti come ampiamente previsto in precedenza. Misura, per altro, già decisa da Bank of Canada: l'istituto centrale di Ottawa ha anticipato la Fed varando un rialzo dei tassi di 100 punti base al 2,50% (livello più elevato dal 2008).

Peggiore dei tre principali indici neworkesi mercoledì è stato il Dow Jones Industrial Average, deprezzatosi dello 0,45% (208,54 punti) a 30.772,79 punti. L'S&P 500 ha invece registrato una flessione dello 0,62% (17,02 punti) a 3.801,78 punti contro il declino dello 0,15% (17,15 punti) del Nasdaq Composite, sceso a 11.247,58 punti. La piattaforma tecnologica ha limitato i danni ma ha comunque chiuso in negativo la terza sessione consecutiva dopo cinque sedute di guadagni (la striscia in positivo più lunga dallo scorso novembre). In crescita tra gli undici sottoindici che compongono l'S&P 500 soltanto Consumer Discretionary (apprezzatosi dello 0,86%) e Consumer Staples (0,01%). Performance peggiori quelle di Financials, Health, Industrials e Communications, tutti in flessione dell'1% circa.

Tra i singoli titoli, prende fiato Twitter, che segna un rimbalzo del 7,90% nella migliore performance dell'S&P 500. L'azienda di San Francisco ha depositato la causa contro Elon Musk presso la Delaware Chancery Court. Twitter ha descritto l'exit strategy del numero uno di Tesla dall'Opa da 44 miliardi di dollari "un modello di ipocrisia". Tra i peggiori Delta Air Lines (in calo del 4,47%), dopo che la compagnia aerea di Atlanta ha comunicato risultati per il secondo trimestre segnati da profitti netti sostanzialmente dimezzati da 1,44 miliardi, pari a 2,21 dollari per azione, a 735 milioni, e 1,15 dollari. Su base rettificata l'eps si è attestato a 1,44 dollari, sotto agli 1,73 dollari del consensus di FactSet. In vetta al Dow Jones, Nike in rialzo dell'1,30% al termine delle contrattazioni.

Sul fronte macroeconomico, in giugno il tasso d'inflazione Usa è salito al 9,1% annuo dall'8,6% di maggio, contro l'8,8% del consensus di Dow Jones Newswires e The Wall Street Journal. Su base sequenziale l'indice dei prezzi al consumo è salito dell'1,3% contro l'1,0% precedente e l'1,1% atteso. L'inflazione core è invece scesa al 5,9% annuo dal 6,0% di maggio, comunque sopra al 5,7% del consensus. L'edizione del Beige Book diffusa mercoledì dalla Federal Reserve (Fed), relativa al periodo fino al 13 luglio, mostra che la crescita dell'attività economica in Usa è stata "modesta". Si tratterebbe di un miglioramento, visto che la ripresa nella maggior parte dei dodici distretti in cui vengono divisi gli Stati Uniti era stata definita "da lieve a modesta" nel Beige Book di inizio giugno. In realtà, però, si inizia a parlare di recessione visto che preoccupazioni a riguardo sono state espresse da almeno cinque distretti mentre diversi hanno indicato segnali di un rallentamento della domanda.

(RR - www.ftaonline.com)