FOMC Preview: il dilemma sul tapering

Appuntamento settimanale insieme a Filippo Diodovich, Senior Strategist, IG

Inizia oggi il meeting della Federal Reserve che durerà 2 giorni e domani in serata annuncerà le proprie decisioni sulla politica monetaria statunitense. Il tema più discusso sarà quello sulle tempistiche e sulle modalità del processo di tapering. Secondo le recenti indiscrezioni di stampa gli scenari possibili sono tre:

  1. Nessun riferimento a un inizio del tapering a fine 2021, prolungamento dell’approccio “wait and see” e cambiamento delle strategie monetarie solamente quando saranno raggiunti gli obiettivi del dual mandate;
  2. Riferimento a inizio del tapering entro fine 2021 ma senza fornire precise indicazioni (implicitamente significherebbe un avviso a novembre per una partenza a dicembre);
  3. Annuncio dell’inizio della riduzione degli stimoli monetari a novembre.

Crediamo che lo scenario 2 sia quello più probabile nonostante le recenti dichiarazioni di alcuni membri del FOMC per un tapering il prima possibile (il “sooner rather than later” era, infatti, stato espresso con parole diverse da Bullard, Fed di St Louis, Harker, Fed di Philadephia, George, Fed di Kansas City, Kaplan, Fed di Dallas, e Bostic, Fed di Boston). Tra questi presidenti delle Fed regionali solamente Bostic è un membro votante per la riunione dei prossimi giorni mentre gli altri membri potranno solamente discutere e cercare di influenzare gli altri votanti. 

Riteniamo, quindi, che la maggioranza di membri dovish possa quindi scegliere di rimandare l’annuncio e lasciare solamente indizi su un prossimo tapering entro fine 2021 cercando di prendere ancora tempo per valutare lo stato di salute del mondo del lavoro, le pressioni inflazionistiche, la ripresa economica, gli sviluppi della pandemia e anche i possibili rischi per la stabilità finanziaria a causa del collasso del gigante del settore immobiliare cinese Evergrande. 

La riunione è solamente sul tapering?

Gli elementi interessanti sono tanti altri.
Le proiezioni economiche saranno particolarmente significative soprattutto quelle sull’inflazione misurata dalla FED con l’indice PCE core (Personal Consumption Expenditures esclusi energetici ed alimentari). Nelle proiezioni di giugno la commissione aveva alzato notevolmente le stime su PCE core dal 2,2% al 3% per il 2021, aumentando lievemente le stime per 2022 di un 0,1% al 2,1% e lasciando invariate le aspettative per inflazione 2023. Le attese lasciavano intendere un elemento di transitorietà per le pressioni inflazionistiche. Nel report di settembre ci potrebbero essere ulteriori incrementi spostando l’attenzione verso una inflazione più persistente che richiederà nei prossimi mesi un processo molto accelerato di riduzione degli stimoli monetari e un possibile rialzo dei tassi d’interesse nel secondo semestre 2022. 

E proprio in merito al rialzo dei tassi avremo la possibilità di studiare il grafico dot plot ovvero le aspettative dei membri del FOMC sul livello dei tassi a fine anno (2021,2022, 2023).
Nel prossimo grafico dot plot crediamo che ci possa essere un cambiamento con la mediana delle aspettative per un rialzo del costo del denaro nel 2022, un segnale molto hawkish per i mercati. Molto dipenderà dai voti dei membri neutrali (Clarida, Mester e Daly).

Filippo Diodovich, Senior Strategist IG Italia