Criptovalute, Ethereum pronta al volo! Proof of Stake al via

Criptovalute verso una nuova era! Ethereum supera l’ultimo test ed annuncia la data del passaggio ufficiale è definitivo al Proof of Stake (PoS). L'addio al protocollo Proof of Work (PoW) renderà la Blockchain più veloce, più economica nelle transazioni e più sostenibile. Tutte queste innovazioni avranno anche la loro indubbia influenza sul prezzo della criptovaluta nativa di Ethereum (ETH). Vediamo cosa cambierà e se questo porterà ad un nuovo massimo storico per la valuta digitale.

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Se diamo uno sguardo alle criptovalute esistenti in termini di capitalizzazione di mercato i Bitcoin sono al primo posto e sono seguiti da Ethereum (ETH).

Tuttavia, per quanto riguarda Ethereum la forza del progetto non risiede solo nella criptovaluta ETH, ma nel fatto che essa consiste nella prima Blockchain open source.

Ethereum per questa caratteristica è senza ombra di dubbio la Blockchain più comune per il lancio di NFT e criptovalute, il problema però è che questo predominio viene costantemente messo in discussione da competitor con prestazioni più elevate, soprattutto in termini di costi.

Ethereum infatti come i Bitcoin utilizza al momento un protocollo di consenso per la convalida delle transazioni sulla rete che si chiama Proof of Work (PoW) e che presenta dei limiti, relativi soprattutto all’enorme fabbisogno energetico che gli hardware richiedono. Il fatto che le transazioni siano processi ad alta intensità energetica influisce molto sui costi delle commissioni, quelle che si chiamano le “gas fee” e che sono piuttosto alte. 

Ancora, la convalida delle operazioni sulle Blockchain che come Ethereum che usano il PoW è più lenta rispetto alle alternative.

Motivo per cui concorrenti come Binance o Solana, che invece utilizzano un algoritmo di consenso chiamato Proof of Stake (PoS), diventano sempre più appetibili per il lancio di criptovalute ed NFT perché più economici, sostenibili e scalabili. 

Di questo enorme limite del PoW si è però resa conto anche Ethereum la quale è infatti impegnata in una transizione verso il PoS, la cosiddetta Ethereum 2.0. 

Il mese scorso è stato annunciato in via definitiva che il passaggio di Ethereum al PoS avverrà entro la fine del secondo trimestre del 2022.

Se ragioniamo in termini di mercato questa svolta che renderebbe la Blockchain più sostenibile ed economica dovrebbe favorire anche un rialzo di prezzo della criptovaluta nativa Ethereum che già vale sotto i 3.000 euro ad unità. Tuttavia, secondo esperti e analisti tra cui Amber Ghaddar, fondatrice di AllianceBlock intervistata dal Markets Insider, gli effetti benefici della fusione potrebbero avere segnali più marcati sul prezzo degli Ethereum sul lungo periodo ed essere minimi a breve termine.

Ethereum & Ethereum 2.0: che differenza c’è? Cosa cambia con il passaggio della Blockchain al PoS?

Prima di entrare nel vivo della questione e vedere a che punto è la transizione di Ethereum verso il PoS bisogna fare una precisazione terminologica.

Al momento con Ethereum si indica la Blockchain classica dov’è tutto si regge sul PoW, mentre Ethereum 2.0 è una rete separata, per ora, dalla prima che invece funziona sul Proof of Stake.

In ogni caso tale terminologia e distinzione, cioè Ethereum ed Ethereum 2.0, è destinata a scomparire questo perché le due piattaforme saranno fuse ed esisterà una sola Blockchain e una sola criptovaluta ETH, basata su un protocollo di consenso PoS.

Di base quindi Ethereum ed Ethereum 2.0 non saranno Blockchain e criptovalute diverse, semplicemente si tratta di una terminologia usata in una fase intermedia di transizione. 

Presto non ci sarà più nessun Ethereum 2.0 e nessun protocollo basato sul PoW, ma solo Ethereum una Blockchain che userà un algoritmo di consenso Proof of Stake e avrà una criptovaluta nativa ETH.

In ogni caso i possessori di criptovalute o NFT operanti su ETH non dovranno fare assolutamente nulla e in alcun modo saranno affetti dal processo di migrazione, che anzi dovrebbe anche inviare impulsi positivi al prezzo della valuta digitale Ethereum visto che il PoS risolve una serie di problemi legati al vecchio protocollo di consenso.

Perché Ethereum ha scelto di migrare dal Proof of Work (PoW) al Proof of Stake (PoS)?

Se abbiamo già parlato dei problemi in termini di costi delle operazioni con il Proof of Work cerchiamo di capire meglio perché Ethereum ha sentito la necessità di questa migrazione al Proof of Stake.

Ethereum per adesso utilizza il PoW dove cioè i nuovi token sono creati con il “mining”, come ricompensa per i “miners”, le persone che per mezzo di hardware potentissimi convalidano le transazioni lavorando per scovare la soluzione ad una serie di calcoli matematici complessi.

Per dare l’idea di quanto consumi il mining, i principali miners di Ethereum come di Bitcoin risiedono in paesi dove l’energia costa poco visto che l’intero fabbisogno energetico annuo è pari a quello di una nazione intera.

Non a caso molti paese hanno già vietato il mining di criptovalute, cioè l’utilizzo della tecnologia Blockchain basata sul consenso Proof of Work e persino qualcuno nella Comunità Europea aveva proposto questa strada per i Paesi membri.

Ethereum 2.0, una volta completata la transizione al PoS, dirà addio al “mining” di criptovalute e agli hardware potenti e poco sostenibili che il processo richiede.

I nuovi Ethereum come tutte le criptovalute che convalidano con il PoS non si “minano”, perché nessun computer estrae nuovi token risolvendo calcoli, ma esistono i “forgers”, che coniano i nuovi token. Nel PoS una serie di investitori metto in Stake, cioè vincolano una somma cospicua di Ethereum e in base ad una serie di criteri vengono scelti come “validatori” e guadagnano gli utili.

Tale sistema non richiede “mining” o hardware potenti e presenta anche quella che si definisce una maggiore scalabilità e che rende le transazioni più veloci. Ovviamente in ambedue i casi è richiesto un cospicuo investimento iniziale, questo perché se gli arredare per il mining di Ethereum o Bitcoin costano migliaia di euro, servono anche molti soldi per poter diventare forger, visto che è richiesta una somma minima da vincolare pari a 34 ETH.

CryptoRobin Italia ci presenta un video YouTube in cui viene illustrato in modo molto semplice cosa cambia e perché Ethereum diventerà meno costosa e più veloce dopo il passaggio al Proof of Stake:

  

Quando è previsto il passaggio completo di Ethereum dal Proof of Work (PoW) al Proof of Stake (PoS)?

Lasciamo le premesse e veniamo alla roadmap, cioè quando è prevista la fine di questa fase Ethereum 2.0 e la data in cui la Blockchain passerà definitivamente al protocollo PoS abbandonando il PoW.

Il mese scorso il team di Ethereum ha fatto sapere di aver effettuato l’ultimo test pubblico su Kilk testnet per la fusione della Blockchain Proof of Work e della catena Proof of Stake (Beacon Chain) e che il test è stato un successo.

È stato quindi annunciato che Ethereum sarà in grado di completare il passaggio al Proof of Stake entro la fine del secondo trimestre di quest’anno (Q2 2022).

Secondo gli analisti il guadagno dallo Stake degli Ethereum per le validazioni sarà compreso tra il 10% e il 15%, con già 10,4 milioni di ETH messi in stake.

La migrazione della Blockchain verso il Proof of Stake influirà sul prezzo della criptovaluta Ethereum?

Il passaggio di Ethereum al Proof of Stake segnerà una nuova era per questa Blockchain e per la sua criptovaluta ETH, in una situazione che potrebbe favorire un trend rialzista per il prezzo della stessa.

Tuttavia, a questo proposito si deve sottolineare che il passaggio al PoS dovrebbe far vedere i suoi effetti benefici sul prezzo della criptovaluta ad unità sul lungo periodo, mentre tenui saranno le conseguenze nell’immediato.

Questo perché se è vero che Ethereum resta una piattaforma molto popolare, nel frattempo i suoi competitor che sono già passati al PoS come Bilance e Solana, quest’ultima usa un protocollo misto che parte dal PoS e si chiama Proof of History (PoH), gli hanno comunque sottratto una fetta considerevole di mercato.