Le criptovalute sono davvero libere e incontrollabili?

Le criptovalute sono davvero libere e incontrollabili? Scopriamolo in quest'articolo dove esaminiamo i vari punti.

In questi tumultuosi periodi di guerre e sanzioni, si è fatto anche un gran parlare delle criptovalute e di quanto esse possano permettere o meno di trovare strade alternative per la libertà finanziaria.

Questo è un argomento che era in auge già prima però, con la storia che racconta delle crypto come la soluzione per i flussi di cassa in nero e il riciclaggio.

Queste sono preoccupazioni forti, le quali possono allarmare anche molto la popolazione, la quale è portata a riconoscerle come un pericolo dal quale difendersi. 

Ma, se andiamo a esaminare davvero il funzionamento di ognuno di questi asset in dettaglio, le cose stanno davvero così o ci si sta preoccupando per nulla?

Chi vuole dare una tangente, riciclare denaro, nasconderlo o fare qualunque altra cosa che permetta di stare alla larga dai controlli fiscali e governativi, può davvero farlo?

In quest’articolo andremo proprio a vedere in dettaglio se è possibile farlo, in quale proporzione o se davvero il crimine può rimanere impunito.

Molte persone finiranno col rimanere parecchio sorprese dalla risposta, la quale è molto più univoca e a senso unico di quanto ci si potrebbe aspettare.

Bitcoin permetterà davvero la totale e assoluta libertà finanziaria e, soprattutto, è davvero un bene per la nostra vita quotidiana se riuscisse a fare questo?

In questo video Te Lo Spiego spiega come funziona Bitcoin.

Gli exchange sono un porto franco?

Iniziamo con la domanda più banale di tutte, la quale molte persone sanno già la risposta ma molte altre potrebbero non avere la minima idea di come lavorano queste piattaforme.

Binance, Crypto.com, FTX, Young Platform o chi per esso, sono luoghi dove si possono tranquillamente inviare dei soldi nei modi più disparati, talvolta persino in contanti.

Young Platform per esempio, permette di ricaricare il conto tramite diversi supermercati sul territorio italiano, questo gli permette quindi ai clienti di ripulire il denaro?

Assolutamente no, e questo perché tutti coloro che aprono un conto li sopra (o su qualunque altro exchange autorizzato a operare in Italia) devono fare il KYC, ovvero una pratica chiamata “conosci il tuo cliente”.

In questo processo occorre dare una marea di dati sensibili, tra i quali anche una foto di un documento d’identità a scelta tra passaporto, carta d’identità o patente.

Questo permette di conoscere con assoluta certezza il cliente in questione, di tracciarlo finanziariamente e di passare i dati al fisco che vigilerà sui flussi di cassa della persona in questione.

Inoltre gli exchange sono soggetti alle leggi vigenti nella nazione in cui operano, ma questo vuol anche dire che le decisioni di altri paesi possono avere ripercussioni sulle decisioni prese su una filiale ban specifica.

Sempre prendendo l’esempio della Russia, l’America e l’Europa potrebbero decidere di proibire a Binance di aprire nuovi conti se non smettesse di operare nel paese di Putin.

Questo è chiaramente solo un esempio teorico, ma chiarisce molto bene come gli exchange non siano poi tanto diversi da una banca qualsiasi.

I wallet privati sono un porto franco?

Qui la faccenda si fa un pochino più complicata, in quanto la maggior parte dei wallet privati sono decentralizzati e “teoricamente” salvi da ogni costrizione.

La verità è che anche qui ci sono diverse cose da chiarire, poiché sarebbe troppo riduttivo dire che sia possibile liberarsi da ogni barriera finanziaria con i wallet.

Sebbene Metamask, Trust Wallet o altri simili siano decentralizzati e non richiedano KYC o documenti per aprire un conto, va considerata una barriera enorme che li frena.

Qui infatti non è possibile comprare criptovalute tramite depositi o in altre forme che prevedano denaro Fiat, ma solo passando da una crypto a un altra crypto.

Questo vuol dire che la prima valuta digitale usata per creare il proprio portafogli dovrà essere comprata altrove, molto probabilmente da un exchange.

Non ci vuole molto a capire che le mani anche qui siano legate dal dover passare per forza, prima o poi, da un ente centralizzato a meno di non voler comprare gli asset su un ipotetico mercato nero.

Vi sono alcune eccezioni su questo aspetto ma le vedremo un po’ più avanti perché, prima di proseguire, occorre sottolineare che anche i wallet decentralizzati possono essere limitati in qualche modo.

Metamask è infatti finito al centro di grandi polemiche per aver limitato gli utenti provenienti da paesi come il Venezuela, sebbene le funzioni siano state presto ripristinate.

Stessa cosa per OpenSea, il marketplace di NFT che ha bloccato tutti gli utenti iraniani che tentavano di comprare o vendere arte li sopra.

Facile, basta una VPN, giusto? Assolutamente no infatti è stata segnalata la chiusura di numerosi account d’iraniani che vivono all’estero da anni, alla faccia della decentralizzazione.

Si possono ottenere criptovalute anche senza exchange?

Una risposta secca e facile che include un semplice si, è possibile e neanche difficile. Ma da sola potrebbe sviare i lettori rispetto alla reale intracciabilità dei fondi.

Andando per gradi, è assolutamente possibile ottenere Bitcoin o altre criptovalute senza passare per degli exchange o ricorrere a dei metodi illegali.

No, il mercato nero non è l’unica soluzione, ma ci si può semplicemente recare agli sportelli “bancomat che erogano Bitcoin o altre monete in cambio di contanti.

Eccola quindi la soluzione, prendo dei soldi in nero, li converto in Bitcoin tramite questi bancomat e ho fregato amabilmente il fisco senza che nessuno se ne possa accorgere, giusto?

No, o almeno sicuramente non per somme importanti. Questo per il semplice fatto che, se qualcuno ottenesse un milione di dollari in Bitcoin in via illegale, cosa ci potrebbe fare?

In criptovalute non si può pagare quasi nulla che sia economicamente rilevante, solo qualche semplice sciocchezzuola che non va oltre qualche centinaio i migliaio di euro.

Se un muratore (esempio a caso, i muratori pagano le tasse) prende 5.000 euro in contanti e non li dichiara, ci potrà fare sicuramente di più che se prende 5.000 in nero in Bitcoin.

Bitcoin non è spendibile a livello macroscopico, quindi occorre riconvertirlo in valuta Fiat ed è li che entrano in gioco exchange o depositi sui conti correnti tracciati dal fisco.

Per le operazioni quotidiane o per qualsiasi tipo di passaggio di denaro al di fuori della legge, le criptovalute obbligano a passaggi ulteriori e facilmente tracciabili rispetto al contante.

Tutto questo e non abbiamo ancora nemmeno parlato della vera ragione per la quale le criptovalute sono il peggiore strumento in assoluto per evadere la legge.

La sempiterna tracciabilità delle criptovalute

La cosa che più fa sorridere quando si parla di criptovalute e giri illeciti di denaro, è il fatto che gli accusatori probabilmente non sanno nemmeno come funzionano.

Quando Tizio A vuole mandare una qualsiasi crypto a Tizio B, dovrà per forza utilizzare una blockchain (quale dipende dalla moneta) che gli permetta di fare il passaggio.

Questo vuol dire che dovrà fare richiesta di una transazione dal suo wallet, lasciare una firma digitale costituita da un codice univoco che verrà impressa sul tabulato della blockchain il quale è pubblico e accessibile a tutti.

In pratica, se qualcuno volesse inviare criptovalute evadendo la legge su una blockchain, starebbe lasciando una firma indelebile della sua stupidità in un posto dove anche la nonna del peggior poliziotto esistente potrebbe trovarla.

E questo non per una settimana, un mese o un anno, ma per sempre! Si perché, le transazioni su una chain, sono marchiate a fuoco in questi tabulati e da li non verranno mai cancellate.

Ora, questo dovrebbe bastare per capire che le blockchain non sono il metodo giusto per passare soldi in nero, né lo potranno mai essere in futuro.

Anche un solo e semplice euro potrebbe essere tracciato attraverso migliaia di wallet in cui è passato a distanza di generazioni, il tutto solo seguendo le firme.

Poco importa dove sono stati presi i soldi, chi li ha mandati, attraverso quale piattaforma sono passati o qualunque altro dettaglio, tutto è e sarà sempre perfettamente visibile da chi sa come cercare.

Ma quindi perché le criptovalute hanno questa fama?

Il fatto che tutto sia tracciabile, non vuol dire che tutto venga poi effettivamente tracciato dagli organi competenti, un po’ come in qualunque circostanza.

Oggigiorno in Italia o in qualunque paese del mondo circola denaro sottobanco, ma questo non significa che gli organi competenti siano alla ricerca di ogni singolo centesimo.

Certo, l’idea generale è sempre quella di limitare al massimo questa pratica con ogni sforzo, ma proprio questi sforzi non possono essere illimitati.

Spendere una settimana di lavoro di 10 funzionari pubblici per beccare una transazione di 100 euro fatta in nero, non è economicamente valido oltre che gestibile.

Nel mondo delle criptovalute funziona un po’ allo stesso modo, con le piccole truffe o i piccoli giri illeciti che richiederebbero troppi sforzi per essere perseguiti.

Questo però non vuol dire che ci sia il via libera per fare qualunque cosa purché rimanga entro certi limiti, affatto! Si stima infatti che solo lo 0,5% del denaro illegale che viene scambiato annualmente, sia in criptovalute.

Questo per il semplice fatto che, oltre ad aggiungere ulteriori livelli di difficoltà rispetto al contante, ha una tracciabilità che non decadrà mai nel tempo.

Non è irrealistico pensare che, sebbene oggi non ci siano i mezzi per fermare le piccole transazioni illegali, questi arriveranno in un futuro più o meno prossimo.

Immaginare un software che scannerizza la blockchain alla ricerca di ogni movimento sospetto o, chissà, qualche aggiunta al codice che permetta di controllare tutto con facilità.

Queste sono solo supposizioni, ovviamente non diventeranno reali in questa precisa forma, ma è solo una delle infinite possibilità offerte dalla tecnologia.

Se a questo si aggiunge che, qualora venisse implementato un sistema del genere, esso avrebbe probabilmente anche la facoltà di andare a ritroso nel tempo, allora si capisce quanto sia irrealistico pensare di aggirare leggi o sanzioni per qualunque parte in causa.

L’esempio migliore è la rapper statunitense che aveva rubato milioni di dollari in Bitcoin da un exchange ed è stata beccata molti anni dopo tramite le firme dei wallet, alla faccia di chi le addita di essere il mezzo perfetto per evadere la legge.

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