Fineco apre agli investimenti in criptovalute

Fineco, una delle banche più importanti d'Italia, apre agli investimenti in criptovalute. Analizziamo i pro e i contro di questa opportunità.

Fineco, una delle banche più importanti d’Italia, apre finalmente alle criptovalute dando la possibilità ai clienti di andare a operare su di esse in diversi modi.

Questo abbatte un muro che perdurava da ormai troppo tempo e che sembrava prossimo alla caduta, ovvero la presenza delle crypto negli istituti di credito in qualche forma.

Questo farà felici moltissimi investitori che stavano cercando una forma più diretta e che non prevedesse d’installare app o passare per siti internet ai quali non sempre risulta facile affidarsi.

Per tutti i giovani o chiunque sia avvezzo alla tecnologia, fare un bonifico a Binance e investire su Bitcoin qui sopra è un gioco da ragazzi ma, per una buona fetta della popolazione, è qualcosa di veramente troppo difficile o che non ispira fiducia.

Le buone vecchie banche, proprio quelle che Bitcoin vorrebbe tagliare fuori, restano ancora l’unico vero punto fermo in questo mondo sempre più tecnologico.

Fineco ha finalmente fatto un primo passo in questa direzione, aprendo a tutti coloro che desiderano buttarsi nel mondo delle criptovalute ma… Merita davvero la pena?

In quest’articolo andremo a vedere se e come le opportunità che Fineco offre siano davvero meritevoli di essere prese in considerazione o se invece non offrono nulla di allettante.

In quest’articolo Marco Montemagno parla con un dirigente di Revolut sul tema crypto.

Cosa offre Fineco nel panorama delle criptovalute

Prima di andare a giudicare la sua offerta occorre prima conoscerla alla perfezione, quindi vediamo cosa affettivamente ci sia nel panorama delle criptovalute offerte da Fineco.

In primis ci sono i CFD con sottostante futures che possono essere anche gestiti in leva, poi le knok out options e infine gli ETP con sottostante il valore della moneta di riferimento.

Tra le criptovalute interessate da questi prodotti derivati ci sono Bitcoin, Ethereum e Ripple, con quest’ultima unicamente legata agli ETP ma non presente su CFD e KNO.

Cosa ricaviamo da questo? Beh, come prima cosa il fatto che non ci sia la possibilità reale di acquistare delle criptovalute, ma solo dei prodotti derivati da essi.

Secondo, da quanto si evince anche dalla loro pagina di presentazione, che questa è una mossa più improntata a chi vuole fare trading piuttosto che investire.

Questo per il semplice fatto che, i prodotti derivati (specialmente CFD e KNO), sono uno strumento speculativo e che non interessano minimamente all’investitore comune.

Quindi questa mossa di Fineco come possiamo giudicarla alla luce di cosa offre sul piatto? Qui il discorso si fa decisamente complesso.

Perché ci piace la mossa di Fineco nelle criptovalute?

Senza troppi giri di parole, il fatto che una banca italiana stia offrendo dei prodotti legati alle criptovalute è sicuramente un qualcosa di positivo per tutto il mercato.

Ancora migliore il fatto che si sia deciso di puntare su Bitcoin ed Ethereum, senza andare ad allargare il cerchio ma offrendo quello che c’è di più interessante sul mercato al momento.

Sarebbe stato strano vedere una banca che si mette a offrire monete piuttosto discutibili come Cardano o ancora peggio robaccia come Doge e Shiba solo per seguire il trend.

A questo va poi ad aggiungersi il fatto che Fineco sia sempre stata amichevole nei confronti delle criptovalute, senza andare a mettere i bastoni tra le ruote ai clienti che cercavano di migrare altrove i propri capitali (ad esempio su Binance).

Questo almeno da quanto emerge leggendo qua e la sui forum e cogliendo le dichiarazioni dei clienti, quindi un plauso a questo istituto di credito nella speranza che non decida di cambiare idea improvvisamente.

In tutto questo comunque, ne emerge una banca decisamente più “progressista” rispetto alla maggior parte delle sue concorrenti, la quale non solo abbraccia la novità ma non cerca di fare ostracismo che si è verificato altrove.

Il caso di Unicredit dovrebbe fare scuola in questo senso, con la chiusura di diversi conti dei clienti e delle dichiarazioni davvero patetiche su Twitter, le quali gli sono costate una delle peggiori bufere social degli ultimi tempi.

Perché non ci piace la mossa di Fineco nelle criptovalute?

Prima di cominciare è giusto sottolineare che, la mossa in se, è assolutamente valida e non possiamo che apprezzarla nella sua essenza, ma ci sono comunque un paio di cose che non vanno.

In primis il fatto che siano tutti prodotti derivati e nessuna vera criptovaluta, cosa che ovviamente non è così facile da realizzare ma che comunque deve rimanere l’obiettivo.

I prodotti derivati non sono il massimo dalla vita, specialmente per chi vuole investire in questo settore, quindi è un’opportunità non utile per molti.

Certo, è chiaro che non sia così facile iniziare a gestire portafogli crypto per un istituto di credito, sempre ammesso che legalmente sia assolutamente fattibile.

Rimane comunque un po’ di amaro in bocca in questo senso, chiedendosi quando sarà possibile acquistare dei veri Bitcoin in una banca, ma è probabile che il tempo farà evolvere in questa direzione la situazione.

Secondo il fatto che compaia Ripple tra gli ETP, cosa che fa un po’ smorzare l’applauso per non aver incluso delle criptovalute dal dubbio valore nelle opportunità offerte.

Ripple rimane una moneta ricca di sfaccettature negative, a cominciare dalla causa ancora in corso per finire con la sua Tokenomics molto rischiosa e nebulosa nel suo essere.

Certo, la criptovaluta delle banche è logico che faccia capolino in una banca, ma rimane un asset che non si può certo definire trasparente nella sua essenza.

Si prospetta un effetto domino?

Ora che le banche hanno iniziato a muoversi, cosa ci possiamo aspettare nel prossimo futuro nell’interazione tra questo mondo e quello delle criptovalute?

Beh, difficile dirlo con certezza, poiché molto dipenderà anche da come andranno gli affari per Fineco connessi a questo settore e, sopratutto, l’andamento delle crypto in generale.

Non bisogna dimenticare che, sebbene in forme un po’ diverse e forse non del tutto regolamentate, già esistevano banche che erogavano criptovalute.

Il riferimento va a N26 (che adesso ha subito delle limitazioni per ragioni che potrebbero essere legate alle criptovalute) e Revolut, la quale continua a operare indisturbata.

Sebbene loro siano in questo settore già da parecchio tempo, non hanno davvero causato un effetto a catena che ha portato altri nomi a fiondarsi anch’essi su questi prodotti.

Certo, probabilmente è perché occorrono tempi lunghi e infinite beghe legali per poter vendere monete virtuali o i suoi derivati, ma la ragione potrebbe anche essere altrove.

Sebbene sia vero che gli exchange sono “cose da giovani” o comunque da persone che sono ampiamente smaliziate con la tecnologia, è anche vero che le crypto sono più o meno uguali.

Chi è davvero interessato a questo settore (almeno per il momento)? Giovani, amanti della tecnologia o della finanza che vedono in questi asset una ventata d’aria fresca.

Tutti questi individui non hanno bisogno di una banca che gli spieghi come comprare criptovalute, possono benissimo scaricare un’app e farlo da soli.

Quindi quale futuro per banche e criptovalute?

Allo stato attuale delle cose, non ci sono dati per capire se la mossa di Fineco nel mondo delle criptovalute pagherà o meno, anche perché è una notizia fresca fresca.

Certo, N26 e Revolut sono ampiamente in profitto in questo settore, ma la cosa deriva dal fatto che la clientela di questi istituti di credito digitali sia prevalentemente giovane.

Difficile capire quanto una banca fisica abbia i margini per fare profitto in un mondo dominato dalle app, ed è proprio questa la ragione che ha frenato le cose fin’ora.

I clienti delle banche vogliono davvero le crypto? Per ora la risposta è certamente tiepida ma le cose potrebbero cambiare di parecchio nel prossimo futuro.

Se Bitcoin (e di conseguenza tutto il mercato delle criptovalute) riprendesse la sua ascesa, allora è probabile che molte più teste inizierebbero a guardare in questa direzione.

Anche coloro che sono sempre stati scettici e che le bollavano come bolla speculativa o truffa, potrebbero lasciar cadere i propri pregiudizi in favore del profitto. Alla fine, si sa, la discriminazione è più facile da abbattere quando può far gonfiare il tuo portafogli.

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