Aborto: quali sono i diritti che l’Italia garantisce alle donne

Gli Stati Uniti d'America negano il diritto all'aborto alle donne. A decidere in questo senso è stata la Corte Suprema che ha annullato una storica sentenza.

Gli Stati Uniti d’America negano il diritto all’aborto alle donne. A decidere in questo senso è stata la Corte Suprema che ha annullato una storica sentenza. Una decisione che, se non verrà ribaltata, è destinata sicuramente a fare storia, anche perché ha già provveduto ad accendere il dibattito pubblico mondiale sull’aborto. Negli ultimi mesi, in molti paesi sviluppati si è proceduto verso un ridimensionamento di questo diritto, anche in luoghi dove era garantito ormai da decenni.

I giudici Usa, che sono stati immediatamente accusati di aver effettuato la propria scelta basandosi su ideologie e condizionamenti politici, hanno immediatamente sottolineato che la Costituzione statunitense non garantisce questo diritto. Questo significa che spetta alle varie autorità degli Stati decidere come muoversi.

In Italia, invece, cosa succede? Quali sono i diritti che hanno le donne? La normativa permette di ricorrere all’aborto senza che ci siano delle conseguenze legali, purché siano rispettati alcuni dettami previsti dalla legge. Cerchiamo, quindi, di scoprire cosa prevede la nostra normativa.

Aborto: che cos’è l’interruzione volontaria di gravidanza

Cosa si intende per interruzione volontaria della gravidanza? In estrema sintesi stiamo parlando della procedura che, partendo dalla decisione della madre, arriva fino alla vera e propria operazione, che viene comunemente definita aborto. La normativa italiana, attraverso la Legge n. 194/1978, ha provveduto a disciplinare tutti gli aspetti più importanti e rilevanti di questo iter molto complesso, che, nella maggior parte delle occasioni, non vede coinvolta unicamente la madre, ma anche la sua famiglia e, in certe occasioni, anche un giudice.

Ma partiamo dall’inizio. La donna ha la possibilità di interrompere la gravidanza entro i primi novanta giorni dal concepimento. La legge sull’aborto permette di effettuare questa scelta, nel momento in cui la donna dovesse ritenere che non ci siano le circostanze perché la gravidanza non vada avanti. O perché il parto o la maternità creerebbero dei seri pericoli per la salute fisica o psichica della donna. Ma anche alla luce di particolari condizioni economiche o sociali. O alle circostanze nelle quali è avvenuto il concepimento.

La donna ha la possibilità di procedere con l’aborto nel momento in cui:

  • non siano trascorsi più di novanta giorni dal concepimento;
  • ci siano delle circostanze valide, che giustifichino la scelta di interrompere la gravidanza.

Aborto: in Italia è un diritto

Nel momento in cui ricorrano le condizioni che abbiamo appena elencato, la donna ha diritto ad abortire. Questo significa che nessuno potrà impedirle di interrompere la gravidanza. Le strutture mediche dovranno garantire l’esecuzione dell’aborto, garantendo la presenza di personale che sia pronto ad intervenire in questo senso. Sarà responsabilità delle stesse strutture sanitarie tenere conto di eventuali medici, che dovessero decidere di fare obiezioni di coscienza: stiamo parlando di quei professionisti, che per ragioni morali decidano anticipatamente di astenersi dal voler effettuare questa pratica.

Sull’aborto la legge è molto chiara: il diritto di decidere spetta unicamente alla donna. Benché i genitori del nascituro sono due, sarà unicamente la madre ad avere l’ultima parola a riguardo. Sarà solo lei a poter decidere in un senso o nell’altro. Il padre, in questo caso, ha un ruolo marginale.

La normativa, tuttavia, prevede che il consultorio o la struttura socio-sanitaria alla quale la donna abbia deciso di rivolgersi per l’aborto, dovrà anche coinvolgere il padre del concepito. Purché la donna lo consenta. La struttura medica dovrà quindi esaminare entrambi i genitori, purché rispetti la dignità e la riservatezza di entrambi. Saranno proposte le possibili soluzioni ai vari problemi, che dovessero emergere per la prosecuzione della gravidanza. Nel caso in cui la donna sia una lavoratrice, uno degli aiuti proposti potrebbe essere quello di aiutarla a far valere i propri diritti.

Se la donna lo consente, la legge permette all’uomo di starle accanto nel percorso che la porterà all’aborto. In altre parole spetterà alla donna decidere se estromettere o meno il padre del nascituro. Lo stesso accade quando la donna si reca dal proprio medico di famiglia: la legge dice che, quando si rivolge al medico di sua fiducia, questi compie gli accertamenti sanitari necessari, nel rispetto della dignità e della libertà della donna. Valuta altresì con la donna stessa e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, le circostanze che la determinano a chiedere l’interruzione della gravidanza.

Quando la mamma è minorenne

Cosa succede nel caso in cui la mamma del futuro nascituro è minorenne? Ha la possibilità di decidere autonomamente di abortire? In questo caso la normativa prevede per l’interruzione della gravidanza sia necessario ottenere il consenso dei genitori o di chi ne abbia la tutela. Detto molto brutalmente, questo significa che, se la ragazza ha meno di diciotto anni, non potrà decidere da sola: dovrà avere il consenso dei genitori. Questo consenso è richiesto solo e soltanto nel caso in cui la donna abbia deciso di abortire. Se lei ha intenzione di proseguire con la gravidanza e i genitori vogliono farla abortire, la gestazione proseguirà normalmente.

In estrema sintesi, la minorenne che vuole abortire può farlo solo col consenso dei genitori; i genitori, tuttavia, non possono costringere la minore a interrompere la gravidanza.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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