Addio al green pass: i casi in cui è ancora obbligatorio

Addio al green pass, ci siamo quasi: grazie ad un emendamento appena approvato, stanno per cambiare molte regole.

È fatta, c’è una data certa. Dopo la fine dello stato di emergenza, il 31 marzo, è il momento di dire addio al green pass. Finalmente il Governo è pronto ad allentare definitivamente la stretta su mascherine e “certificato verde” per accedere in bar, locali, ristoranti e altri luoghi pubblici. 

Il Consiglio dei Ministri ha appena approvato un emendamento al decreto Riaperture che, a stretto giro, sarà ripreso dal Ministro della Salute con l’indicazione di dettagli ulteriori.

Quello che sappiamo, per il momento, è che non sarà più richiesto il green pass rafforzato (cioè quello ottenuto a seguito delle vaccinazioni contro il Covid-19) in palestra, alle cerimonie, per partecipare ai convegni e in molte altre occasioni. Mentre per l’addio alla mascherina si dovrà attendere ancora un po’, precisamente fino al 15 giugno.

Vediamo insieme le novità.

Addio al green pass: ecco quando servirà

Da domenica 1° maggio, ovvero la Festa dei Lavoratori, entrano in vigore le regole del nuovo decreto. A partire da questa data non bisognerà più mostrare il certificato verde in nessuna occasione.

Fanno eccezione le visite in ospedale e nelle Rsa.

Nessuno chiederà più il green pass base o rafforzato nei luoghi seguenti:

  • bar, pub, locali e ristoranti al chiuso e all’aperto;
  • a teatro e al cinema e allo stadio;
  • nelle scuole e nelle università;
  • in centri benessere, estetiste e spa;
  • convegni e congressi;
  • centri sportivi e centri culturali;
  • per partecipare ai concorsi pubblici;
  • durante le visite ai detenuti;
  • in discoteca e ogni altra tipologia di locale al chiuso;
  • sui mezzi di trasporto pubblico (treni, autobus, metropolitane tram).

Invece resta obbligatorio nella forma “base” (cioè ottenuto a seguito di tampone negativo) per viaggiare all’estero, quindi può essere richiesto dalle compagnie aeree.

Invece fino al 30 aprile 2022, ecco cosa si può fare con i vari livelli di green pass:

  • nessun green pass: in ristoranti e bar all’aperto, feste e cerimonie all’aperto, alberghi e strutture ricettive in generale, mezzi di trasporto come bus, tram e metro;
  • green pass base: in ristoranti e bar al chiuso per usufruire del servizio al tavolo o al bancone (sia per gli italiani che per i turisti stranieri), su aerei, treni e navi (su cui però è previsto ancora l’utilizzo della mascherina FFP2), sul luogo di lavoro fino al 30 aprile (attenzione: per gli Over50 è ancora in vigore l’obbligo vaccinale!), stadi ed eventi sportivi sia all’aperto che al chiuso (ma è obbligatorio ancora l’utilizzo della mascherina FFP2);
  • green pass rafforzato: in discoteche e sale da ballo, in cinema, teatri e sale da concerto, palestre e piscine al chiuso, congressi e cerimonie che si tengono al chiuso e sale gioco.

Mascherine, le nuove regole 

Sul fronte delle mascherine ci sono diverse news. La data da tenere a mente è il 15 giugno 2022: fino ad allora si deve indossare la Ffp2 sui mezzi pubblici, durante gli eventi sportivi, a teatro, al cinema e per partecipare a spettacoli al chiuso.

Al momento non ci sono informazioni certe riguardo all’obbligo della mascherina sui luoghi di lavoro. Su questo punto si attende una quadra da parte dei sindacati dei lavoratori nonché il successivo intervento del Ministro Speranza. 

Invece nei luoghi come ristoranti, bar, supermercati e negozi di abbigliamento la mascherina restare in vigore ma come “consigliata” e non come obbligatoria. 

Senza dubbio – almeno fino al 15 giugno – i visitatori che si presentano nelle strutture sanitarie e nelle residenze per anziani dovranno indossare la mascherina Ffp2.

Cosa prevede invece il nuovo decreto per quanto riguarda le scuole? Negli istituti scolastici la mascherina resta in vigore fino alla fine dell’anno scolastico. Questo vale per docenti, personale ATA e alunni a partire dai 6 anni, quindi dalle scuole elementari.

Novità dal 1° maggio e date da tenere a mente

Non solo, a partire dal 1° maggio riapriranno a pieno regime tutte le Università, anche per chi ha deciso di non vaccinarsi. 

Invece dal 1° giugno verrà tolto l’obbligo di presentare il green pass rafforzato per accedere agli spettacoli al chiuso. Rimarrà, in ogni caso, l’obbligo della mascherina.

Fino al 15 Giugno rimane in vigore l’obbligo vaccinale per tutti gli Over 50 che lavorano come personale scolastico (quindi insegnanti e personale ATA) e Forze dell’Ordine. Chiunque non sia provvisto del certificato vaccinale potrà incorrere in una multa di 100€.

Fino al 30 giugno è ancora possibile lavorare in smart working semplificato, a discrezione delle aziende.

Fino al 31 dicembre 2022 invece rimarrà l’obbligo vaccinale per tutto il personale sanitario a tutti i livelli. Chiunque non sia in regola incorrerà in una sospensione dalle proprie funzioni e dallo stipendio

Il decreto legge prevede anche nuove norme per gestire le quarantene da contatto all’interno del settore scolastico, sin dall’inizio considerato un melting-pot per possibili ricadute e successivi aumenti di casi: cadrà l’obbligo definitivamente di quarantena e varrà anche per chi non è vaccinato. Rimane obbligatorio però l’utilizzo delle mascherine FFP2 per dieci giorni dall’ultimo contatto con il positivo. 

Inoltre dal 1° aprile, per tutti, è cessato l’obbligo di quarantena in caso di contatto con positivo, ma viene applicato il regime di autosorveglianza, che prevede due passaggi: il primo, indossare mascherine FFP2 in luoghi chiusi o in presenza di assembramenti fino al decimo giorno successivo alla data dell’ultimo contatto stretto; il secondo: effettuare un tampone, molecolare o rapido, alla prima comparsa dei sintomi e, se ancora asintomatici, ripeterlo dopo cinque giorni.

Da ciò ne consegue che se non si presentano sintomi non è obbligatorio eseguire un tampone, ma rimane comunque caldamente consigliato per escludere casi di positivi asintomatici in grado di contagiare altri. 

Le autorità sanitarie raccomandano sempre e comunque l’utilizzo delle mascherine, sia chirurgiche che FFP2, all’interno di luoghi al chiuso e in contesti molto affollati se all’aperto. 

Senza green Pass torneremo alla normalità? 

La vita non sarà più come prima, dopo aver imparato a vivere e convivere con il Coronavirus. 

Probabilmente senza il green pass avremo la possibilità di poter tornare a fare quelle cose che prima facevamo senza nemmeno pensarci troppo su: andare in vacanza all’estero, viaggiare, andare al cinema o ad un concerto. Potremo tornare a fare la vita che conducevamo prima del Covid.

È importante però ricordare che i dispositivi di protezione individuale, come mascherine e gel sanificanti, continueranno a fare parte delle nostre vite ancora per un po’: ogni autorità sanitaria auspica un utilizzo prolungato delle mascherine, a protezione di se stessi e della collettività, perché servono esattamente a questo: proteggere la collettività.

Basta prendere d’esempio i cittadini cinesi e giapponesi: non appena sentono arrivare il comune raffreddore indossano la mascherina, per evitare di contagiare il prossimo. E dovremmo anche noi, qui in Italia, tenere bene a mente questa semplice accortezza.

Infatti ci troviamo alle prese con la cosiddetta variante Omicron2, molto più infettiva e più veloce nella trasmissione rispetto alle sue precedenti, e proprio per questo potenzialmente più pericolosa per chi è immunodepresso o ha dei gravi problemi di salute.

Ma aver vissuto un momento drammatico come il lockdown del 2020, aver visto il numero dei decessi crescere esponenzialmente giorno dopo giorno deve rimanerci ben impresso nella mente, a monito che siamo esseri fragili e che basta un soffio di vento per portarci via. 

La Francia saluta il green Pass

Guardando Oltralpe, la Francia ha iniziato ad allentare le misure contro il Covid già dall’inizio di Marzo. 

Dal 14 Marzo infatti è stato cancellato ufficialmente l’obbligo di mascherine e Green Pass all’interno delle scuole. Ma non solo, anche in cinema, teatri, ristoranti, negozi e supermercati. 

Quasi un ritorno ad una totale libertà per i francesi, ad eccezione di alcune clausole previste nell’emendamento promosso dal Primo Ministro, Jean Castex: l’obbligo di mascherina permarrà su trasporti pubblici e all’interno degli ospedali. Viene caldamente consigliato l’utilizzo di mascherina, fino a sette giorni dopo la dichiarazione del caso, a chi ha avuto un contatto con un positivo. I datori di lavoro infine possono imporre, a propria discrezione, il Green Pass ai propri dipendenti. 

Queste sono state decisioni molto discusse perché negli ultimi giorni si è assistito ad un rialzo importante del numero di positivi in Francia, segno che la variante Omicron 2 è più attiva della precedente e circola molto più velocemente. Il rischio è quello di tornare a numeri alti di contagiati, anche se al momento sembra che le Terapie Intensive francesi non stiano subendo un aumento dei posti letto occupati. 

Non solo la Francia, la maggior parte dei paesi europei ha iniziato ad allentare progressivamente le misure adottate durante la pandemia, in paesi come Germania e Spagna si va verso un progressivo allentamento delle più stringenti misure. 

Ad essersi mossi in anticipo su tutti sono stati i paesi del Nord Europa, Danimarca in prima posizione, ad abolire completamente mascherine e certificati vaccinali, raccomandando tamponi e quarantene a coloro che mostrano i sintomi da infezione da Covid, poiché il Coronavirus non è più considerato “una patologia che minaccia la società”.

In Olanda, il Green Pass non è completamente abolito: rimane per accedere a ristoranti, musei ed eventi sportivi. Le mascherine rimarranno obbligatorie per mezzi pubblici e aerei.

Caso eclatante è la Spagna, dove il regolamento per la gestione e l’utilizzo del Green Pass varia da regione a regione, ad esempio la Catalogna ha eliminato ogni restrizione.

Prima di viaggiare è bene informarsi sulle regole in vigore e cosa prevede il generale regolamento europeo sui certificati vaccinali: non sempre corrispondono e spesso si genera confusione e frustrazione, a causa delle importanti differenze tra appunto il regolamento europeo e le leggi in vigore nei singoli paesi dell’Unione.

Redazione Trend-online.com
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