Amministratore di condominio: chi può farlo? Quanto guadagna

Amministratore di condominio: chi può farlo? Scopri quanto si guadagna.

Amministratore di condominio: chi può farlo? Ecco i requisiti, le competenze e quanto si guadagna.

Qua sotto potrete prendere visione di un breve video, il quale è stato realizzato ed è stato pubblicato sul canale YouTube di “Avvocato Claudio De Fenu”, nel quale viene spiegato, in una maniera estremamente chiara e precisa, tutto quello che riguarda la figura dell’amministratore condominiale ed, in particolare, quanto dura la sua carica, quali sono i suoi compiti e qual è il compenso che potrà andare a percepire.

Inoltre, se ti interessa approfondire altre tematiche simili a questa, se vuoi rimanere aggiornato su tutte le ultime notizie e le novità che riguardano il mondo del diritto ed, in particolare, gli argomento inerenti il mondo immobiliare e condominiale, ma non solo, allora ti consiglio di recarti presso il sito web “Studio Legale De Fenu & Partners”, cliccando attraverso questo link.

Quanti sono gli amministratori di condominio in Italia?

Prima di andare ad approfondire appieno la tematica che riguarda la figura dell’amministratore di condominio ed, in particolare, chi è che può ricoprire questo ruolo, quali sono i requisiti e le competenze che bisogna possedere per svolgere le funzioni ed i compiti che gli appartengono e, soprattutto, qual è il compenso che viene percepito, iniziamo questa breve guida, andando a parlare di alcuni dati inerenti questa particolare figura.

Nello specifico, vengono costantemente effettuati dei sondaggi per prendere conoscenza del numero delle persone che svolgono questo ruolo all’interno del nostro Paese. Ed, in particolare, dall’ultimo sondaggio che è stato svolto, è venuto fuori che c’è stato un forte aumento del numero degli amministratori di condominio in Italia, il quale crescerà sempre di più con il passare degli anni.

In sostanza, nel nostro Paese ci sono attualmente circa 900.000 condomini, i quali sono composti da circa 14 milioni di abitazioni. Di questo numero, sono circa 60.000 gli amministratori di condominio che svolgono la propria attività in qualità di professionisti, mentre sono ben oltre i 400.000 i condomini che vengono amministrati da dei soggetti che non esercitano le proprie funzioni come professionisti.

Chi può fare l’amministratore di condominio?

Andiamo subito, ora, a mostrare chi è che può ricoprire questo particolare ruolo e, dunque, provvedere allo svolgimento dei compiti e delle funzioni che riguardano questa specifica figura.

Andando direttamente al sodo, dunque, la carica di amministratore di condominio può essere ricoperta da:

  • Persone fisiche;
  • Società di persone (Società Semplice – S.S.; Società in Nome Collettivo – S.N.C.; Società in Accomandita Semplice – S.A.S.);
  • Società di capitali (Società a Responsabilità Limitata – S.R.L.; Società Per Azioni – S.P.A.; Società in Accomandita Per Azioni – S.A.P.A.).

Che titolo di studio serve per fare l’amministratore di condominio?

Oltre alla tipologia di soggetto che può avere la possibilità di ricoprire questo specifico ruolo, per svolgere determinate funzioni e determinati compiti, i quali sono assoggettabili a questa carica, bisogna anche aver conseguito un particolare titolo di studio oppure aver svolto dei corsi particolari?

La risposta a questa domanda è, che chi ha l’intenzione di diventare e di essere un amministratore di condominio deve essere necessariamente in possesso almeno di un diploma di istruzione secondaria di secondo grado, ovvero aver passato l’esame di stato e superato il periodo delle, cosiddette, scuole superiori.

Oltre a questo, però, per ricoprire questo ruolo ed esercitare le sue funzioni ed i suoi compiti in qualità di professionista bisogna anche frequentare un corso di formazione realizzato ad hoc, per imparare a svolgere al meglio questo ruolo. Quest’ultimo dovrà essere necessariamente di una durata pari ad almeno 72 ore.

Se, invece, si intende ricoprire questa carica, senza però assumere la figura del professionista, non ci sarà bisogno di adempiere a questi specifici doveri e, dunque, non servirà né il diploma di istruzione secondaria di secondo grado e nemmeno il corso di formazione iniziale, per diventare dei professionisti nel campo.

Cosa succede se l’amministratore di condominio non segue i corsi di aggiornamento?

Dopo aver mostrato anche quali sono i titoli di studio che bisogna possedere ed i corsi che bisogna frequentare per diventare degli amministratori di condominio ed esercitare i propri compiti e le proprie funzioni in qualità di professionista, passiamo adesso ad approfondire questa specifica tematica.

In questo senso, dunque, andremo a far vedere che cosa succede se, un soggetto che ricopre questo ruolo, essendo stato eletto e nominato dall’assemblea condominiale, non segue i corsi di aggiornamento obbligatori.

In particolare, se questa figura non frequenta i corsi di abilitazione alla professione e, dunque, non è in grado di fornire gli opportuni attestati ai condomini, allora questi ultimi potranno decidere e procedere con la revoca dell’amministratore, con una specifica votazione effettuata all’interno dell’assemblea condominiale.

Quali sono i requisiti e le competenze che deve possedere un amministratore di condominio?

Andiamo adesso, però, a racchiudere tutte le informazioni che abbiamo visto finora e che riguardano questa particolare figura, in modo da poter osservare in maniera schematica quali sono i principali requisiti e quelle competenze che chi svolge questo ruolo in qualità di professionista deve necessariamente possedere, per poter essere nominato e per non essere revocato dall’assemblea condominiale.

In particolare, ecco quali sono questi requisiti e queste competenze:

  • Deve possedere i diritti civili ed i requisiti di onorabilità;
  • Deve aver completato il suo ciclo di studi, culminato con il conseguimento di almeno il diploma di istruzione secondaria di secondo grado, ovvero il diploma delle scuole superiori;
  • Deve aver frequentato un corso di formazione iniziale di una durata pari ad almeno 72 ore, per ottenere l’attestato di abilitazione alla professione;
  • Deve frequentare i continui corsi di aggiornamento che sono richiesti ai professionisti, per ricoprire questa particolare carica.

Cosa deve fare l’amministratore di un condominio?

Oltre a sapere che cosa deve fare l’amministratore di condominio, all’interno di questo breve paragrafo andremo a parlare anche di chi è che provvede alla nomina di questa particolare figura.

Nello specifico, un soggetto inizia a ricoprire questa particolare carica nel momento in cui l’assemblea condominiale procede con la nomina del medesimo.

Se, però, i condomini non riescono a trovare un accordo su chi eleggere, allora costoro dovranno rivolgersi all’autorità giudiziaria per la nomina di questa figura.

Ma, dopo aver parlato di chi è che provvede alla sua nomina, quali sono i compiti e le funzioni che è incaricato di eseguire e di svolgere un amministratore di condominio?

In particolare, questa figura svolge un ruolo esecutivo all’interno del condominio, avendo l’onere e l’onore di effettuare le seguenti operazioni:

  • L’amministrazione e la gestione dei beni in comune;
  • L’esecuzione delle delibere relative alle varie assemblee condominiali.

Quanto è il compenso di un amministratore di condominio?

Addentriamoci adesso, però, all’interno dell’argomento di maggior interesse per quanto riguarda i lettori, sia che si tratta dell’amministratore si anche si tratta, invece, dei condomini. E, dunque, nello specifico, andremo a parlare di qual è il compenso che questa particolare figura andrà a percepire per l’espletamento delle sue funzioni e dei suoi compiti all’interno di un condominio.

Secondo le medie a livello nazionale, i soggetti che assumono questa carica andranno a guadagnare circa una somma pari a 1.500 euro al mese.

Questa cifra la possono raggiungere coloro che rivestono questo ruolo in qualità di professionisti, dal momento che non amministrano e gestiscono solamente uno o due condomini, ma arrivano a raggiungere, invece, molti di più, fino a guadagnare una cifra compresa trai 3.000 ed i 5.000 euro, nel caso questi gestiscano anche una dozzina o più di 20 strutture.

Per quanto riguarda, invece, le spese che sostengono i condomini stessi per contribuire al guadagno dell’amministratore, questi ultimi andranno a sostenere un costo, il quale si aggira solitamente intorno ad una cifra compresa tra i 50 e gli 80 euro.

Come si calcola il compenso dell’amministratore di condominio sui lavori straordinari?

Oltre al compenso che questa figura percepisce normalmente, quando si svolge questo ruolo si avrà diritto anche ad un guadagno ulteriore, nel momento in cui il condominio decida di svolgere dei lavori di natura straordinaria, ma solamente se ciò viene comunicato e stabilito all’interno di un’assemblea condominiale.

In particolare, sarà l’assemblea ed i condomini stessi a decidere, tramite una votazione, nella quale si stabilisce l’approvazione o meno dei lavori straordinari e del preventivo presentato dall’amministratore.

In ogni caso, il compenso per i lavori straordinari che conseguirà questa particolare figura si aggira solitamente intorno ad una percentuale compresa tra l’1% ed il 5% del costo dei lavori che vengono eseguiti.

Questa cifra, in particolare, serve a rimborsare le spese sostenute dall’amministratore per la segreteria e per le pratiche eseguite, ma anche come compenso normale per l’esecuzione dell’assemblea condominiale straordinaria.

Quando l’amministratore di condominio non ha diritto al compenso?

Andando subito al sodo, ecco quali sono i casi particolari nei quali questa figura perde il diritto di percepire il compenso che gli spetta e che gli viene pagato dal condominio:

  • Quando l’amministratore non adempie ai suoi doveri, non adempie ai suoi obblighi, non esercita in maniera corretta le sue funzioni e non svolge i compiti che gli spettano;
  • Quando l’amministratore non presenta ai condomini la rendicontazione delle spese sostenute;
  • Quando giustifica le sue inadempienze e le affibbia ai condomini, inserendole come spese per morosità di questi ultimi.

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