Assegno unico: la domanda si può fare solo dopo il parto!

Come fare la domanda per l'assegno unico, a partire da quando scatta il diritto, quando è possibile fare la richiesta per chi sia in gravidanza.

Partirà da marzo l’erogazione dell’assegno unico: un contributo rivolto alle famiglie con figli che sostituirà quasi tutti i sussidi, le detrazioni e i bonus presenti fino al 2021 e concessi a vario titolo come sostegno alle famiglie. Si tratta di una mossa che probabilmente, dopo un primo periodo di assestamento semplificherà le procedure da seguire, ma che per il momento sta sollevando parecchi dubbi anche di ordine pratico.

Sarà erogato dall’INPS, ma non direttamente in busta paga, come succedeva per i vecchi assegni familiari, e sarà rivolto a chiunque abbia un figlio, indipendentemente dal reddito di cui dispone. Le somme erogate, saranno calibrate sulla base del reddito, che dovrà essere certificato presentando l’ISEE.

I destinatari saranno tutti i figli fino al compimento del ventunesimo anno di età, ma la somma sarà versata già a partire dal settimo mese di gravidanza. Ed ecco qui il primo dubbio: la campagna messa in campo dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia invita già dal primo di gennaio a presentare la richiesta, così da ricevere il prima possibile quanto di spettanza.

In realtà non per tutti è così. Un’eccezione c’è e riguarda le donne in gravidanza che pur avendo diritto, come detto sopra a ricevere l’assegno già quando entrano nel settimo mese di gestazione, dovranno attendere solo dopo la nascita del figlio per presentare la domanda, salvo, poi avere diritto a ricevere in un’unica soluzione anche gli arretrati.

Cosa è l’assegno unico

Si tratta di una misura che è stata prevista nel nostro ordinamento con le legge delega numero 46 del 1 aprile 2021 con la quale si è stabilito che

l’assegno unico sostituirà i precedenti sussidi in questo settore, dovrà avere la caratteristica dell’universalità, e dovrà essere accessibile a tutte le famiglie con figli a carico pur con cifre inversamente proporzionali al reddito.

L’assegno di fatto entrerà in vigore solo a partire da marzo del 2022 quando saranno fatti i primi versamenti che secondo le legge delega potranno assumere sia la forma del credito di imposta che quello della erogazione di una somma di denaro fatta con cadenza mensile. La scelta del governo è poi stata quella di scegliere la secondo opzione.

Fino a marzo le famiglie continueranno a ricevere l’assegno temporaneo, le detrazioni per i figli a carico e gli assegni familiari versati per le stesse cifre e con le stesse modalità del 2021.

Da marzo questo assegno invece si sostituirà, per chi avrà presentato in tempo utile la domanda a una serie di sussidi che ben conosciamo.

Termineranno la loro funzione e saranno cancellati dal nostro ordinamento l’assegno di nascita, l’assegno di natalità, l’assegno per il nucleo familiare e quello destinato alle famiglie con più di tre figli, e alcune delle detrazioni per i carichi di famiglia.

Continueranno a essere erogati, invece i bonus nido e gli assegno pagati per le forme di assistenza presso la propria abitazione. Rimangono nel nostro ordinamento, e non sono incompatibili con l’assegno unico anche tutte le erogazioni destinate ai figli previste dalle regioni o dalle province autonome.

Chi ha diritto all’assegno unico

L’assegno unico è un diritto di tutte le famiglie indipendentemente dal reddito. Quello che cambia è la consistenza dell’assegno che viene calibrato sulla base dell’ISEE. Ma anche chi avesse difficoltà a presentare il documento che tracci reddito e patrimonio riceverà comunque una somma minima.

La somma spetta per ogni figlio una volta al mese, a partire dal settimo mese di gravidanza fino al compimento del ventunesimo anno di età. Viene erogato solo a seguito di una domanda che deve essere presentata da uno dei genitori che abbia la patria potestà. La validità è solo di un anno, quindi va ripresentata a ogni annualità.

Per i figli maggiorenni, che possono presentare la domanda anche in autonomia, l’assegno è concesso a condizione che non abbiano ancora compiuto il ventunesimo anno di età. Devono inoltre, in alternativa essere iscritti a un regolare corso di formazione o di laurea, possono svolgere un tirocinio o anche lavorare ma il loro reddito annuale non può superare gli 8.000 euro.

Se non lavorano e non studiano devono essere iscritti nelle liste di disoccupazione del centro per l’impiego di competenza, oppure devono essere impegnati nello svolgimento di un servizio civile universale.

Per i figli disabili l’assegno viene sempre pagato, senza che siano richiesti requisiti di età, o la necessità di studiare, lavorare o risultare come disoccupato.

Domande per l’assegno unico accettate solo dopo il parto

La domanda deve essere presentata entro 120 giorni dalla nascita del figlio e da in quel caso diritto all’assegno unico anche per i primi mesi e per il periodo di gestazione dal settimo mese in avanti. Non è però consentito portarsi avanti e fare la richiesta prima del parto, così da iniziare subito a incassare e spendere quanto di diritto.

Nella FAQ pubblicate da INPS si precisa che

alla domanda dovrà essere allegato anche il codice fiscale del bambino.

Si tratta come tutti sappiamo di un codice alfanumerico che ci accompagna per tutta la vita e che ci identifica in modo certo. Il codice viene attribuito in modo automatico al momento della registrazione di un neonato, e quindi prima di quel momento la domanda non è presentabile perché manca il codice fiscale che èuno dei dati senza i quali è considerata nulla.

Documenti da allegare alla domanda per l’assegno unico

La domanda, come diventato consueto può essere presentata solo con procedure telematiche. Esclusa la possibilità di presentarsi di persona allo sportello competente per zona.

Le alternative sono quelle di accedere al portale predisposto da INPS, che identifica solo chi utilizzi il proprio SPID, la Carta di Identità Elettronica o la Tessera Nazionale dei Servizi.

L’alternativa è quella di rivolgersi per avere assistenza al contact center, oppure di avvalersi di un patronato autorizzato che provvederà a fornire tutte le informazioni necessarie a raccogliere i documenti necessari e a inoltrare la richiesta via web.

Di fatto non ci sono documenti da allegare, ma soli dati da fornire seguendo il modello predisposto da INPS. Si tratta dei dati identificati del figlio, tra i quali indispensabile il codice fiscale.

Inoltre i dati del richiedente, e quelli dell’altro genitore. Andrà poi indicata la scelta dei mezzi di pagamento, indicando l’IBAN e l’intestazione. Infine dovrà essere fatta la dichiarazione di responsabilità sulle informazioni fornite e l’autorizzazione all’uso dei dati personali forniti.

In linea di massima la domanda deve essere presentata solo da uno dei genitori, che sotto la propria responsabilità dichiara di essere d’accordo con l’altro perché il versamento sia fatto interamente al richiedente, oppure suddiviso tra i due.

Attenzione, soprattutto nel caso in cui i rapporti non siano del tutto lineari ad essere sicuri che non ci saranno contestazioni. In ogni caso la scelta iniziale può sempre essere modificata in seguito. 

Non è un vincolo, ma è consigliato e nella maggior parte dei casi conveniente allegare anche il proprio ISEE. Si tratta di un documento che fotografa la situazione patrimoniale e finanziaria della famiglia tenendo conto dei redditi, del patrimonio sia immobiliare che mobiliare, e che lo mette in rapporto con il numero dei componenti del nucleo familiare. Da questo calcolo si ottiene una cifra che determina l’entità dell’assegno a cui si ha diritto.

Non presentare questo documento non ha influenze sull’accoglimento di una domanda regolare dagli altri punti di vista, ma significa ricevere la somma minima prevista.

L’ISEE dovrà poi essere ripresentato ogni anno, perché potrebbero esserci state variazioni nel patrimonio. L’INPS dovrà essere informato con tempestività anche sulle variazioni che avverranno nel nucleo familiare: per esempio decessi, cambi di residenza o nel caso il figlio trovi lavoro e non sia più a carico.

Quando sarà erogato l’assegno unico

L’assegno unico sarà versato, per chi abbia presentato in modo corretto la domanda entro la fine del mese di febbraio, nel periodo compreso tra il 15 e il 21 di marzo 2022.

Chi invece, sia per figlio nato dopo questa data, sia perché non abbia fatto in tempo a preparare tutti i documenti necessari presentasse più tardi la richiesta riceverà il primo assegno entro la fine del mese successivo a quello della domanda.

Chi presenterà la richiesta in ritardo, ma entro il giungo 2022 avrà diritto anche ad avere gli arretrati, calcolati a partire dal mese di marzo.

Come viene pagato l’assegno unico

L’assegno unico viene pagato secondo alcune modalità alternative che devono essere scelte dal genitore richiedente al momento della domanda.

Le possibilità sono, come leggiamo sul sito INPS dedicato

con versamento so un conto corrente bancario o postale, con bonifico domiciliato presso uno sportello di Bancoposta, su un libretto postale, su un conto corrente estero che faccia parte dell’area SEPA, su una carta prepagata dotata di IBAN.

I conti devono essere sempre intestati al richiedente, o all’altro genitore nel caso nella domanda si chieda che la somma a cui si ha diritto sia versata metà all’uno e metà all’altro.

Per i figli maggiorenni le modalità di pagamento sono le stesse, ma con l’avvertenza che il conto dovrà essere intestato al figlio nel caso sia il richiedente, o cointestato col genitore che ha compilato la richiesta.

A quanto ammonta l’assegno unico

L’assegno versato ogni mese varia da un massimo di 175 euro al mese per ogni figlio che spetta per i minorenni facenti parte di famiglie con un ISEE massimo di 15.000 euro, fino a un minimo di 50 euro per chi non presenti l’ISEE oppure ne abbia uno con valore superiore a 40.000 euro. Il minimo si riduce fino a 25 euro nel caso il figlio sia maggiorenne. 

Maggiorazioni, sempre proporzionate al reddito sono previste per ogni figlio successivo al secondo. Aumenti anche nel caso tra i figli ce ne sia uno o più disabile, con cifre calibrate anche sul grado di autonomia del figlio e sull’età.

Maggiorazione di 20 euro indipendentemente dal reddito per le madri con età inferiore ai 21 anni, le famiglie dove entrambi i genitori lavorano sono premiate con una piccola somma supplementare se l’ISEE non supera i 40.000 euro. Infine 100 euro extra per chi ha almeno quattro figli. 

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