Atto di citazione: cosa fare quando ce ne arriva uno ed esempi pratici

Un atto di citazione difficilmente porta buone notizie ma, inutile ignorarlo, una volta emesso fa comunque il suo percorso, con o senza la nostra collaborazione. Come funziona la notifica e cosa fare per difendersi.

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Potrebbe non essere una sorpresa scoprire che qualcuno ha deciso di portarci davanti a un giudice per dirimere una controversia. In genere i segnali ci sono tutti: liti, discussioni e la consapevolezza di essere arrivati a un punto morto, da dove non si riesce ad uscire. Ciononostante ricevere un atto col quale veniamo informati che siamo oggetto di qualche accusa mette sempre una certa ansia. 

Vediamo allora che cosa deve, se non farci preoccupare, quanto meno prestare la dovuta attenzione alla missiva ricevuta. Una cosa infatti, è trovare nella cassetta delle lettere una busta con delle generiche minacce di essere portati in giudizio, altra è vedersi recapitare un atto di citazione.

Solo quest’ultimo è quello che secondo il nostro ordinamento ha il potere di dare inizio a un processo civile e richiede una nostra reazione ufficiale. Vedremo in che modo ci deve essere recapitato e quali sono i contenuti minimi che deve avere per essere considerato valido. Una notifica scorretta, oppure la mancanza di uno degli elementi fondamentali, lo renderebbero nullo: come se non fosse mai stato inoltrato e ci consentirebbe di ignorarlo.

Cosa è un atto di citazione

L’atto di citazione è il primo passo verso l’apertura di un processo civile. Potremmo vederlo come una sorta di invito, con il quale, il convenuto, viene avvertito dall’attore della data e del luogo dove si terrà un’udienza che li coinvolge entrambi. Ci viene inviato direttamente dalla controparte, eventualmente tramite il suo legale e un documento analogo verrà fatto pervenire anche al giudice informandolo dell’intenzione di chiedere la tutela di un diritto legittimo.

Un atto di questo tipo serve, in primo luogo, a fermare lo scorrere del tempo per alcuni atti che devono essere fatti entro termini precisi a pena di perderne il diritto. Come noto ci sono casi in cui le pretese devono essere fatte valere entro un certo periodo, passato il quale non c’è più nulla da fare. Per evitare che le lungaggini processuali ledano gli interessi dell’attore, la legge ha stabilito che il tempo si fermi nel momento in cui ci sia il primo atto, appunto quello di avvisare il convenuto.

Gli altri effetti sono di tipo processuale, perché con questo atto si fissano i principi base del procedimento: il giudice davanti a cui si svolgeranno le udienze, quali sono le parti  litiganti e quale è l’esatto contenuto della discussione. Il convenuto, dovrà presumibilmente rivolgersi a un legale e entro venti giorni costituirsi in giudizio, cioé depositare in cancelleria i documenti che attestino le proprie ragioni e l’intenzione di difendersi. Ignorare l’atto potrebbe essere pericoloso, perché ci si priverebbe dell’opportunità do difendersi. Possibile, però farlo senza conseguenze nel caso si ravvisi che sia nullo e che quindi non produrrà alcun effetto.

Quale è il suo contenuto 

Un atto di citazione è qualcosa di formale, dove anche la forma ha lo stesso valore del contenuto. Senza la prima anche il secondo perde la sua consistenza diventando ininfluente ai fini processuali. L’articolo 125 del Codice di Procedura Civile dice che:

“Salvo che al legge disponga diversamente la citazione deve indicare l’ufficio giudiziario, le parti, l’oggetto, le ragioni della domanda e le conclusioni e tanto l’originale che le copie devono essere sottoscritti dall’attore o dal difensore.”

L’atto dovrà essere scritto in italiano, eventualmente, ma solo nei casi in cui sia consentito di difendersi da soli anche in prima persona: Nella normalità dei casi però è imposto il ricorso a un legale autorizzato a presentarsi davanti a quel tipo di tribunale. Chi non avesse i mezzi si potrà avvalere del gratuito patrocinio.

In particolare sia l’attore che il convenuto devono essere individuati con precisione facendo riferimento non solo al nome e cognome, ma anche al codice fiscale e alla residenza, al domicilio o alla dimora. Nell’atto dovranno poi essere riassunti i fatti, le ragioni del contendere, quello che si chiede al giudice e le prove che si intendono presentare. In questo modo chi riceve il documento sa da subito da che cosa si deve difendere e può agire di conseguenza. 

Quando è nullo

Possiamo ignorare un atto di citazione perché certamente è nullo tutte le volte che è privo di uno degli elementi fondamentali. Si tratta delle indicazioni relative all’identificazione dei due convenuti, per esempio codice fiscale errato, o indirizzo diverso da quello ufficiale.

Parimenti invalido l’atto se non sono chiare le ragioni per cui si è stati citati, o se non è stata inserita la data della prima comparizione, oppure è stata fissata troppo presto. Infine attenzione a una nota che in genere si legge con scarsa attenzione ma che è fondamentale: l’atto deve contenere l’avvertenza di quali sono le conseguenze nel caso non si rispettino i tempi per costituirsi in giudizio.

Come funziona la notifica e termini

Anche la notifica è un atto ufficiale che deve rispettare regole ferree al pari della citazione stessa. Viene in genere fatta da un ufficiale giudiziario, che la consegna nelle mani dell’interessato e redige un verbale. In alternativa può essere inviata tramite PEC allo studio dell’avvocato che assiste il destinatario dell’atto.

Ma cosa succede se ci rifiutiamo di firmare il verbale o prendere in mano l’atto? Ce lo dice l’articolo numero 144 del Codice di Procedura Civile:

“Se non è possibile eseguire la consegna per irreperibilità, incapacità o rifiuto l’ufficiale deposita la copia in comune e affigge alla porta un avviso dell’avvenuto deposito e gliene da avviso con raccomandata.”

Se l’indirizzo è quello giusto, non ci sono possibilità di sfuggire a questo tipo di atto, se tutto viene fatto in modo regolare, anche se non lo vogliamo leggere, ne dovremo subire le conseguenze.

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