Bollo auto scaduto: dopo tre anni liberi tutti.

Se ci dimentichiamo il bollo auto, è meglio scordarcelo per tre anni. Quello è il periodo previsto dalla nostra legge pe la prescrizione. Il ravvedimento invece non è premiato un granché, visto che è sempre accompagnato da una sanzione. Rischioso comunque aspettare di farci beccare, perché le conseguenze sono piuttosto costose.

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Si inseguono in questi giorni le notizie relativa al bollo auto. Rinviato, no forse cancellato, magari ridotto nella sua entità. Molte regioni stanno ipotizzando di andare incontro agli automobilisti che in effetti tra lockdown, zone rosse e arancioni nell’ultimo anno hanno avuto ben poche occasioni per fare uscire dal garage i propri veicoli a motore. Per il futuro ogni automobilista dovrà fare riferimento alle regole stabilite per il bollo auto dalla propria regione di appartenenza. Ma per gli anni scorsi, chi abbia ancora qualche debito con l’agenzia delle entrate deve ancora prestare attenzione.

L’obbligo al pagamento dei debiti passati persiste, anche se è possibile che nel silenzio della regione e dell’agenzia delle entrate i bolli non pagati, più datati, finiscano nel dimenticatoio e non debbano essere pagati. Vedremo di seguito quanto tempo deve passare prima di essere sicuri che il nostro bollo auto non sia più dovuto, quali sono le sanzioni previste per chi non lo paga e quali possibilità ci sono di fare ricorso nel caso riceviamo una cartella esattoriale in ritardo.

Chi deve pagare il bollo auto

Secondo la nostra normativa il bollo auto deve essere pagato dal proprietario del veicolo, dall’usufruttuario, acquirente con patto di riservato dominio o utilizzatore con contratto di leasing. In sostanza non solo che è intestatario del veicolo ma anche chi lo usa abitualmente, pur rimanendo la nuda proprietà in capo a qualcun altro.

La verifica di chi sia tenuto al bollo auto è fatta tenendo conto dei dati che sono indicati nel Pubblico Registro Automobilistico, o nel caso non ci sia registrazione in queto ufficio dei dati in possesso del l’archivio nazionale dei veicoli della motorizzazione civile. 

In caso di vendita di veicolo usato tra privati il pagamento del bollo auto spetta per il periodo in cui un soggetto ne sia proprietario.

Quindi il nuovo proprietario non risponde per il bollo auto non pagato dal precedente proprietario. La data di riferimento a questo fine è quella in cui la firma del precedente proprietario sia stata autenticata sull’atto di vendita. Non conta a questo fine che per esempio l’atto sia stato registrato tardi o non ancora registrato nel pubblico registro automobilistico.

Le conseguenze del mancato pagamento del bollo auto sono in capo all’intestatario così come individuato sopra. Nulla vieta però che il pagamento sia fatto da chiunque, purché la targa e gli altri dati di identificazione dell’auto siano corretti.

Quando va pagato il bollo auto

Il bollo auto, salvo i casi eccezionali previsti per legge e che di solito sono provvedimenti con una durata limitata nel tempo, ha delle precise date di scadenza. Si tratta di date che non sono fisse per tuti, ma che dipendono dalla data di immatricolazione della propria auto. Quella data si individua sui documenti del nostro autoveicolo.

Nel caso di auto immatricolata per la prima volta, l’ultimo giorno utile per pagare il bollo auto senza incorrere in sanzioni è l’ultimo giorno del mese di immatricolazione del veicolo.

Quindi se per esempio l’auto è stata registrata il 3 del mese abbiamo comunque tempo fino alla fine del mese per metterci in regola. Nel caso di rinnovo del bollo auto abbiamo tempo fino all’ultimo giorno del mese successivo a quello di scadenza. Possiamo in sostanza circolare un mese dopo che il nostro bollo auto è scaduto senza conseguenze. Anzi in genere non vengono neppure accettati i pagamenti prima che sia effettivamente scaduto.

Pagamento bollo auto in ritardo

Se ci siamo dimenticati di pagare il bolo auto è possibile pagarlo con le stesse modalità che abbiamo a disposizione prima della scadenza. Ci sono però delle sanzioni da pagare per il ritardo che sono variabili sulla base del tempo trascorso tra la scadenza e il momento in cu ci siamo ricordati che il bollo auto era scaduto.

Se effettuiamo il versamento tra il quindicesimo e il trentesimo giorno successivo alla data di scadenza del bollo auto dovremo aggiungere anche una sanzione pari allo 1,50% della tassa originaria oltre agli interessi legali. Tra il trentesimo e il novantesimo giorno la sanzione sarà dell’1,67% sempre con l’aggiunta degli interessi legali giornalieri calcolati sul numero effettivo di giorni di ritardo. Se sono trascorsi 90 giorni, ma non ancora un anno la percentuale della sanzione sale al 3,75%. Quando sia trascorso un anno la sanzione arriva al 30% con l’aggiunta degli interessi sul ritardo che ammontano all’1% calcolato su ogni sei mesi effettivi di ritardo nel pagamento del bollo auto.

Se ci ricordiamo di esserci dimenticati di pagare il bollo auto entro i primi quattordici giorni, lo stato ci viene incontro, ma non ci abbuona la sanzione. In caso di cosiddetto ravvedimento rapido la sanzione sarà dello 0,1% calcolato su ogni giorno di ritardo. A questo andranno aggiunti gli interessi legali per ogni giornata di ritardo.

Cosa succede se non pago il bollo auto

Nel caso non ci sia il ravvedimento rapido, e neppure nei giorni seguenti ci ricordiamo del nostro bollo auto in genere veniamo avvisati con un cosiddetto avviso bonario da parte della nostra regione di residenza. Sono le regioni infatti che gestiscono il bollo auto per quanto riguarda la parte della riscossione. Di solito ci viene mandata una lettera ricordandoci la nostra dimenticanza e nella quale sono già stati fatti i calcoli di quanto ci verrà a costare regolarizzarci con il bollo auto.

Se continuiamo a non pagare la regione invierà la nostra documentazione all’Agenzia delle Entrate che si occuperà della riscossione. A questo punto la sanzione e i costi diventeranno più pesanti. Riceveremo una vera e propria cartella esattoriale, con l’indicazione della somma da pagare entro 60 giorni. Trascorso inutilmente anche quel periodo l’Agenzia delle Entrate metterà in moto la macchina per il recupero del credito. Possibile in questa ipotesi dapprima il blocco del mezzo e poi il pignoramento di beni o conti sufficienti a coprire il nostro debito.

Prescrizione bollo auto, cos’è?

Per prescrizione secondo la legge italiana si intende l’estinzione di un diritto nel caso non sia esercitato da chi ne sia titolare entro i termini di legge. La regola ha valore non solo quando ci riferiamo a diritti dei cittadini, ma anche quando ci riferiamo a degli obblighi che i cittadini hanno nei confronti dello stato o dell’erario. Pensiamo per esempio a un reato che non venga perseguito per lungo tempo e che a seconda della gravità dopo un certo numero di anni viene prescritto e quindi lo stato non può più contestarlo al cittadino. 

Lo stesso vale per le sanzioni e per le tasse. Se non vengono richieste formalmente dopo un certo numero di anni non potranno più essere oggetto di pretese. Una scelta di questo tipo presente in tuti gli ordinamenti civili ha lo scopo di dare certezza al diritto e di evitare che ogni cittadino sia sempre ostaggio di uno stato che in ogni momento potrebbe contestargli fatti trascorsi da tempo e dimenticati.

Per quanto riguarda il bollo auto il termine di prescrizione è fissato in tre anni. Questi tre anni, però non si calcolano dal momento della scadenza effettiva, ma dall’anno successivo.

Se per esempio il mio bollo auto scade a gennaio del 2018, la prescrizione inizia a decorrere a partire dal gennaio del 2019. Dà lì si conteranno i tre anni, che termineranno il 31 dicembre 2021 quando saremo liberi dall’onere del bolo auto di quell’anno. Quelli degli anni successivi, invece potranno esserci richiesti fino alla loro prescrizione.

Nel caso prima che siano trascorsi i tre anni dalla scadenza del bollo l’automobilista dovesse riceve una qualsiasi comunicazione o sollecito da parte dell’Agenzia delle Entrate la prescrizione si interrompe e a quel punto potrà scegliere di pagare, oppure affidarsi alla lentezza della burocrazia e sperare che non ci siano altri solleciti per i successivi tre anni. Dal giorno successivo a quello in cui ha ricevuto la comunicazione infatti la prescrizione ricomincia a decorrere. Se entro tre anni da quella data non riceverà altre notizie dall’Agenzia delle Entrate la prescrizione sarà completa e nulla potrà più essergli richiesto.

Interrompe la prescrizione la notifica che sia stata consegnata al destinatario e fa fede quella data. Non ha alcuna rilevanza che per esempio sia stato iscritto a ruolo e affidato a chi la deve consegnare in tempi utili. Gli eventuali ritardi nella consegna non sono fatti di cui debba subire le conseguenze il destinatario.

L’Agenzia delle Entrate deve attivarsi entro due anni 

Ma non è solo la prescrizione che ci può salvare nel caso ci dimentichiamo di pagare il bollo auto. L’Agenzia delle Entrate ha comunque un obbligo di mantenere tempi certi e rapidi. Dal momento in cui riceve la segnalazione da parte della regione di competenza a riscuotere il bollo auto, infatti ha due anni per inviare la cartella esattoriale all’automobilista inadempiente.

Nel caso il termine di due anni non sia rispettato, le conseguenze sono le stesse che se fosse trascorsa la prescrizione dei tre anni. L’automobilista che ricevesse la cartella nessun obbligo avrà di pagare.

Come ricorre contro richiesta di bollo auto prescritto

Nel caso un automobilista dovesse ricevere una cartella esattoriale relativa a un bollo auto dopo che siano trascorsi i tre anni della prescrizione o in alternativa i due anni da quando la regione ha chiesto l’iscrizione a ruolo l’automobilista non potrà rifiutarsi in automatico di pagare ma dovrà presentare un ricorso alla commissione tributaria della propria provincia. I termini sono 60 giorni conteggiati a partire dal giorno successivo a quello dell’avvenuta notifica dalla cartella esattoriale.

In alternativa si può presentare un ricorso in autotutela rivolgendosi alla regione competente alla riscossione del bollo auto. Questa possibilità, se va a buon fine è certamente più rapida. Però i termini di 60 giorni per ricorrere alla commissione tributaria non si interrompono e quindi rischiamo di giocarci quella possibilità. Tra l’altro non è sicuro che la regione ci risponda entro due mesi.