Bonus affitti: errori che ti mettono nei guai con il fisco

Il bonus affitti è un fondo perduto, come tale riceve dall'Agenzai delle Entrate la dovuta attenzione. la sua erogazione è verificata e nel caso vi siano delle irregolarità sono previste oltre alla restituzione di quanto ricevuto, anche multe e nei casi più gravi il carcere.

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Prorogata di un mese la scadenza per la presentazione della domanda per accedere al bonus affitti. I termini sono stati prorogati fino al 6 ottobre 2021 compreso. Si tratta di un bonus che deve essere richiesto all’Agenzia delle Entrate, e che spetta ai proprietari di immobili dati in locazione come abitazione principale a una famiglia o a un singolo in particolari zone del paese.

Il beneficio è stato pensato per dare una mano non tanto ai proprietari delle case, quanto agli inquilini. Per farlo si è pensato di chiedere ai proprietari una sorta di contributo di solidarietà. Chi si impegnerà a ridurre il canone di affitto che mensilmente riceve dai suoi inquilini riceverà in cambio una somma a fondo perduto, a parziale rimborso della diminuzione delle sue entrate.

Attenzione a non farsi prendere dalla tentazione di fare qualche trucchetto per ottenere un fondo a cui non si ha diritto. I controlli sono fatti sia dall’Agenzia delle Entrate che dalla Guardia di Finanza e possono portare non solo a sanzioni ma anche al carcere, chi infrange le regole.

Che cosa è il bonus affitti

Il Decreto Ristori (legge numero 176 del 2020) stabilisce che

il fondo messo a disposizione dal Governo ha lo scopo di favorire la rinegoziazione degli affitti, per gli immobili che siano destanti ad abitazione di una famiglia.

Per rinegoziazione si intende la modifica delle condizioni del contratto che prevedano uno spostamento verso il basso del canone di affitto inizialmente pattuito.

La caratteristica di questo bonus è quella di non essere legata alle effettive condizioni economiche di nessuna delle due parti. Quelle del proprietario dell'immobile sono ininfluenti quelle dell’affittuario purché abiti in uno dei comuni considerati come in condizioni critiche dal punto di vista abitativo, invece si presumono come difficili.

Quando si può accedere al bonus affitti

Per evitare che il ricorso a questo bonus non si trasformi in null’altro che in un’occasione di frodare lo Stato, magari grazie ad un accordo tra le due parti, sono fissate regole rigide per accedere al beneficio.

La richiesta può riguardare solo i contratti per i quali in data non antecedente al 25 dicembre sia stato concordato tra le parti una riduzione del canone di affitto. La data scelta è quella dell’entrata in vigore della legge di attuazione del Decreto Legislativo con cui il Governo ha istituito il fondo e il bonus collegato.

L’applicabilità del bonus si estende fino al 31 dicembre 2021 ed ha valore sia nel caso lo sconto sull’affitto sia stato fatto per tutto l’anno, che nell’ipotesi sia stato concordato a partire da uno dei mesi successivi a gennaio.

Le riduzioni che danno diritto al bonus sono solo quelle per i contratti che siano già stati stipulati alla data del 29 ottobre. Si tratta di una scelta che ha lo scopo di evitare che dopo l’entrata in vigore della norma potessero, tra locatore e locatario, esserci degli accordi aventi lo scopo di truffare lo Stato. Per esempio dichiarando un canone di affitto più alto di quello convenuto, per poi fingere di abbassarlo, e magari dividersi il bonus. 

Doverosa precisazione da parte dell’Agenzia delle Entrate è che questi contatti non solo devono essere anteriori nella loro stipulazione al 30 di ottobre, ma devono anche non essere cessati, prima del 29. 

Quali appartamenti possono godere del bonus affitti

Deve inoltre trattarsi di un immobile ad uso abitativo e che costituisca l’abitazione principale del locatario. Qui sono due le cose da mettere in evidenza: innanzitutto deve essere un edificio destinato ad abitazione, non per esempio ad ufficio, a rimessa, o a svolgere qualche attività professionale.

Si parla poi di casa principale, che si presume essere quella in cui la famiglia abbia la sua residenza, o dove trascorre la maggior parte del tempo.

Dal punto di vista formale si tratta della casa dove la famiglia o il singolo ha stabilito la propria residenza anagrafica: quella che ha chiesto fosse registrata all’ufficio anagrafe del comune di competenza. Ne sono escluse invece le seconde case, quelle per le vacanze, o quelle affittate dagli studenti fuori sede che poi tornano nel fine settimana a casa dei genitori.

L’Agenzia delle Entrate precisa che

a questi fini hanno valore la classificazione con cui il contatto sia stato registrato. È evidente che stiamo parlando solo di contratti che siano stati correttamente registrati, e non di quelli concordati solo a voce e o dei quali non vi è traccia.

Non fa alcuna differenza a questi fini, invece il tipo di regime fiscale applicabile. Quindi il bonus è applicabile sia ai contratti in regime ordinario per i quali si paga l’imposta di registro sia a quelli soggetti a cedolare secca.

Per quali zone vale il bonus affitti

Altra limitazione all’applicazione del bonus affitti è quella di tipo spaziale. La legge infatti non è applicabile in tutto il territorio nazionale. Il Decreto Sostegni stabilisce che

possa essere goduta solo da chi dia in locazione immobili nei comuni che siano considerati ad alta tensione abitativa.

Questi comuni sono quelli dove risulta che il numero delle famiglie che hanno un contratto di affitto è molto elevato. E dove si rileva una certa difficoltà a trovare casa vista la sproporzione tra chi cerca e gli appartamenti a disposizione, tenendo conto anche che spesso c’è un divario tra le somme che le famiglie sono in grado di spendere e i prezzi di mercato.

Una lista aggiornata dei comuni che sono classificati ad alta tensione abitativa è reperibile sul sito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

In che cosa consiste il bonus affitti

Si tratta di un contributo a fondo perduto, cioè che non dovrà essere restituito, erogato dall’Agenzia delle Entrate presso la quale si dovrà presentare la domanda. La somma erogata corrisponde alla metà della cifra oggetto di rinegoziazione, In sostanza lo sconto che è stato praticato al proprio affittuario sarà a carico metà dello stato e metà del proprietario dell’immobile.

La somma massima che spetta per ciascun affittuario è di 1.200 euro al mese. Nel caso di proprietari che affittino più di un appartamento e che decidano di praticare a tutti o comunque a più di uno lo sconto, non ci sono limiti al totale massimo che ogni locatore possa ricevere.

Limiti possono derivare invece dalla disponibilità di risorse. L’agenzia delle entrate nel suo vademecum precisa che se le somme a disposizione saranno inferiori rispetto a quelle prenotate entro i termini prescritti e secondo le modalità corrette, si dovrà procedere al ricalcolo delle spettanze di ognuno secondo un calcolo proporzionale.

Come presentare la domanda per il bonus affitti

La domanda deve essere presentata, come anticipato, fino al 6 ottobre 2021. La domanda può essere fatta per via telematica con la procedura RLI web accedendo all’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate. Questa procedura è l’unica possibile per chi sia proprietario di almeno dieci immobili.

L’accesso è consentito solo dopo essersi identificati inserendo il proprio SPID, o tramite l’utilizzo della Carta di Identità Elettronica o la Carta Nazionale dei Servizi.

Chi abbia meno di dieci immobili, può in alternativa, usare la registrazione tramite i servizi agili che consente di effettuare la stessa operazione semplicemente utilizzando una email o una Pec da inviare all’ufficio di zona competente per il luogo dove è stato registrato il contratto di locazione.

Alla comunicazione dovranno essere allegati i moduli di richiesta, i documenti relativi al contratto, e all’avvenuta ricontrattazione e quelli identificativi del richiedente.

Infine è possibile rivolgersi a uno sportello, dove chiedere assistenza previa prenotazione del servizio, fornendo gli stessi moduli e documenti previsti per le domande online.

Controlli sui bonus affitti

A proposito di tutti i contributi erogati a fondo perduto l’Agenzia delle Entrate precisa che tutte le richieste sono sempre sottoposte a un preventivo controllo prima di essere evase. Tali controlli riguardano anche il caso del bonus affitti.

I controlli sono effettuati in prima battuta sui dati che sono forniti dal richiedente sui moduli che ha compilato e su tutti i documenti che sono stati inviati, eventualmente incrociandoli anche con le banche dati e le informazioni già in possesso dell’agenzia.

Controlli specifici, vengono poi fatti nell’ambito del lavoro di prevenzione di infiltrazione criminale, in collaborazione anche con i ministeri competenti e tenendo sempre informata delle indagini e dei contributi erogati anche la Guardia di Finanza.

Se dai controlli risultasse che il contributo a fondo perduto non fosse dovuto si procederà secondo il disposto dell’articolo 13 del Decreto Legislativo numero 471 del 1997 al

recupero delle somme già erogate e alla contestuale applicazione di una sanzione pecuniaria che può andare da un minimo del 100% al massimo del 200% della somma indebitamente percepita. Per questa sanzione è esclusa la possibilità di avere forme di restituzione agevolate.

Sanzioni penali per indebita percezione bonus affitti

Sempre in tutte le ipotesi in cui vi sia indebita percezione di un contributo a fondo perduto e quindi anche nel caso del bonus affitti è applicabile anche il codice penale. Precisamente l’articolo 316-ter del codice penale che

si occupa di indebita percezione di contributi dello Stato. Che commina ai trasgressori la pena della reclusione da 6 mesi a tre anni. In alternativa, ma solo se l’entità del contributo percepito sia inferiore a 4.000 euro, viene comminata la sanzione amministrativa compresa tra un minimo di 5.164 euro e un massimo di 25.822 euro.

In questo secondo caso la pena massima non può comunque essere superiore al triplo della somma indebitamente percepita.

Ravvedimento operoso per chi abbia ricevuto un bonus affitti non dovuto

Esiste anche in questo caso la possibilità del cosiddetto ravvedimento operoso. Chi si accorga, dopo avere ricevuto il contributo che in realtà non ne aveva diritto, può ancora rimediare, presentando un’istanza per regolarizzare la sua posizione. 

Dovrà di seguito restituire la somma che abbia ricevuto, gli interessi e le sanzioni, tenendo conto nel calcolare quest’ultima degli sconti che la legge accorda a chi di propria iniziativa segnali lo sbaglio e si attivi per rimediare.