Cambio residenza, cosa guardano i vigili in casa e che succede se non ti trovano

Quando si effettua il cambio di residenza vengono disposti i controlli da parte dei vigili i quali devono accertare che il cittadino viva al nuovo indirizzo.

Come avviene la verifica del cambio di residenza nel 2022? 

Oggi come oggi sono molti i cittadini che, per diverse ragioni, effettuano un cambio di residenza. Per esempio, ci si trasferisce per lavoro o per studio oppure ci si sposa o si va a convivere con il partner, ancora ci si allontana da casa dei genitori per cominciare a vivere da soli. 

Quando si effettua questo passaggio, per evitare le cosiddette residenze di comodo, vengono disposti dei controlli da parte della Polizia Municipale, la quale è incaricata di accertarsi che il cittadino viva effettivamente al nuovo indirizzo comunicato al Comune. 

A partire da febbraio dello scorso anno, benché i controlli da parte dei vigili rimangano un passaggio fondamentale, sono state apportate alcune modifiche alle modalità in cui vengono svolti gli stessi. La procedura è diventata, dunque, più flessibile grazie al principio della leale collaborazione introdotta dalla Corte di Cassazione nel febbraio 2021.

Come avviene la verifica della residenza e perché

Come già accennato, esistono diverse motivazioni per le quali un cittadino potrebbe decidere di effettuare un cambio di residenza. Inoltre, il cittadino è assolutamente libero di decidere di spostare la propria residenza.

Al di là di quelle che sono le motivazioni, ciò che è fondamentale sapere è che la nuova casa deve coincidere con il luogo in cui si dimora abitualmente. Sostanzialmente, il cittadino deve utilizzare quel luogo come abitazione principale e vivervi per gran parte del tempo. 

Benché vi siano persone che tentano di cambiare residenza per ottenere alcuni vantaggi (per esempio, per non pagare l’Imu o eventuali multe o, ancora, ottenere ammortizzatori sociali come il reddito di cittadinanza), le conseguenze non sono di poco conto, dal momento che non si tratta semplicemente di sanzioni. 

È importante evidenziare questo punto, dal momento che, in caso di dichiarazione di falsa residenza, si rischia un procedimento penale, con la possibilità di reclusione da un periodo di 3 mesi fino a 2 anni. 

È proprio per questi motivi che, dopo aver effettuato un cambio di residenza, il Comune delega la Polizia municipale a effettuare dei controlli. In sostanza, i vigili si recano direttamente all’indirizzo fornito dal cittadino e verificano che quest’ultimo abiti effettivamente in quella casa. 

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Cambio di residenza, cosa controlla il vigile e quando può entrare in casa

Capito come avviene la verifica del cambio di residenza, viene naturale sollevare un’altra domanda: cosa controlla il vigile e come fa ad accertarsi che il cittadino viva abitualmente all’indirizzo indicato? 

Prima di tutto, va detto che la Polizia municipale ha tempo 45 giorni per effettuare i controlli e che questi non seguono orari prestabiliti, dal momento che la visita deve essere “a sorpresa”. 

In ogni caso, i vigili non hanno il potere di entrare in casa del cittadino (a meno che non sia egli stesso ad accoglierli), ma si limiteranno a osservare la situazione dall’uscio, verificando, per esempio, che siano presenti componenti di arredo o altri indizi che testimonino la presenza abituale del cittadino in casa. 

I vigili possono, invece, entrare in casa qualora in possesso di un mandato del giudice, per esempio in quelle situazioni in cui il cittadino è già sospettato di aver dichiarato una falsa residenza. 

Leggi anche: Tassa rifiuti e cambio di residenza: in questo caso devi disdire la TARI

Cosa succede se cambio residenza e i vigili non mi trovano a casa 

Arriviamo, ora, a una delle domande più frequenti quando si parla di controllo della residenza: cosa succede se i vigili effettuano il controllo, ma non mi trovo in casa in quel momento? 

Come abbiamo visto in precedenza, i vigili possono recarsi all’indirizzo indicato in un arco temporale di 45 giorni. È chiaro che, specialmente chi ha impegni di lavoro o di studio, non può trascorrere 45 giorni in casa in attesa della visita della Polizia. 

È proprio su questo aspetto che si è espressa la Corte di Cassazione. Prima di febbraio dello scorso anno, infatti, se i vigili avessero bussato alla porta e non avessero trovato il cittadino in casa, avrebbero dovuto comunicare la cosa alle autorità di pubblica sicurezza. In pratica, il cittadino avrebbe rischiato di vedersi negare il cambio di residenza. 

Con l’ordinanza del 21 febbraio 2021, però, la Corte di Cassazione ha introdotto il principio di “leale collaborazione” tra enti e cittadino. Anche se rimane la necessità di non poter comunicare l’arrivo dei vigili tramite una telefonata o altra forma di comunicazione, il cittadino ha ora la possibilità di comunicare delle fasce orarie di disponibilità, cioè orari in cui solitamente si trova in casa perché, per esempio, torna dal lavoro oppure dagli impegni di studio. 

La verifica, quindi, avviene sempre a sorpresa, ma tenendo conto delle fasce orarie in cui il cittadino non è impegnato nel lavoro o nello studio. In questo modo, i controlli potranno essere effettuati solo tenendo conto di quelle fasce orarie, limitando il numero di casi in cui ci si vede negata la residenza perché si era fuori casa per lavoro. 

Federica Antignano
Federica Antignano
Aspirante copywriter, classe 1993. Curiosa di SEO, trascorro la maggior parte del mio tempo a scrivere, in ogni sua declinazione. Mi sono diplomata in lingue presso il liceo statale Pasquale Villari di Napoli. Ho inizialmente lavorato in una start up, cominciando a scrivere per vendere e ora continuo ad affinare le mie capacità attraverso corsi e tanti tanti libri sulla pubblicità e sul digital marketing. Con il tempo ho scoperto anche l'interesse verso lo scrivere per informare e questo è il motivo per cui oggi sono felice di far parte del team di redattori di Trend-online.
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