Vuoi cancellare un pignoramento? Ecco come fare

Il pignoramento è una procedura di esecuzione forzata emessa nei confronti dei beni del debitore. Ecco in quali casi e come cancellarlo.

Il pignoramento è una particolare tipologia di procedura di espropriazione forzata, che viene emessa attraverso un’ingiunzione da parte di un ufficiale giudiziario nei confronti di un debitore insolvente. Contiene l’ordine di astenersi dal compiere qualsiasi tipo di comportamento che potrebbe inficiare sui beni oggetto di espropriazione, i quali fungono da garanzia per il creditore.

Ma c’è una buona notizia, il pignoramento si può cancellare facendo una specifica richiesta al tribunale, tuttavia si devono rispettare alcune condizioni imprescindibili. Ecco quali e la procedura da seguire. 

Che cos’è l’atto di pignoramento

In sostanza l’atto di pignoramento segue delle regole e prevede degli obblighi ben precisi e definiti per quanto riguarda il comportamento che deve tenere il soggetto debitore. A tal proposito, quest’ultimo ha la possibilità di continuare ad utilizzare e a disporre dei beni che sono stati pignorati, ma la legge prevede anche che il debitore si astenga dal compiere determinate azioni e determinati comportamenti, ovvero:

  • la sottrazione dei beni che sono oggetto di pignoramento;
  • il deterioramento dei beni che sono oggetto di pignoramento;
  • la distruzione dei beni che sono oggetto di pignoramento.

Questa particolare tipologia di istituto giuridico viene disciplinata, nello specifico, da quanto viene disposto all’interno dell’art. 492 del Codice di Procedura Civile che, al primo comma, prevede:

“Salve le forme particolari previste nei capi seguenti, il pignoramento consiste in una ingiunzione che l’ufficiale giudiziario fa al debitore di astenersi da qualunque atto diretto a sottrarre alla garanzia del credito esattamente indicato i beni che si assoggettano alla espropriazione e i frutti di essi.”

Non tutti i beni di proprietà del debitore possono essere sottoposti a questa specifica procedura (esistono, infatti, dei beni impignorabili), ma per richiederlo il creditore deve necessariamente essere in possesso di un valido titolo esecutivo. Tale titolo ha il preciso scopo di attestare e di certificare il diritto di credito in capo al creditore e può presentarsi in diverse tipologie, ovvero:

  • un decreto ingiuntivo;
  • una sentenza;
  • una cambiale.

Inoltre, questa procedura può assumere due forme differenti in base al tipo di bene aggredito:

  • il pignoramento mobiliare, il quale ha luogo nel momento in cui viene attivato questo particolare procedimento di espropriazione forzata nei confronti di beni mobili, come ad esempio un’autovettura;
  • il pignoramento immobiliare, il quale ha luogo nel momento in cui viene attivato questo particolare procedimento di espropriazione forzata nei confronti di beni immobili, come ad esempio delle abitazioni oppure dei terreni, oppure presso terzi.

Nello specifico, il pignoramento presso terzi ha, invece, ad oggetto dei crediti oppure dei beni del debitore, che sono nella disponibilità di un altro soggetto.  In sostanza, l’atto di pignoramento prevede che il debitore che debba acquistare qualsiasi cosa o, che in ogni caso, abbia contratto un debito nei confronti di un altro soggetto, definito creditore, decide di sottoporre un bene oppure alcuni beni di sua proprietà, di valore pari al bene che si desidera acquistare, a questo particolare procedimento di espropriazione forzata.

Questo procedimento prevede, nello specifico, che costui non potrà sottrarre, deteriorare o distruggere tale bene, dal momento che quest’ultimo ha l’obiettivo di fungere da garanzia nei confronti del creditore, riguardo l’estinzione dell’obbligazione attiva verso di lui.

Leggi anche: Pignoramento auto: ecco come funziona e come evitarlo

Quali sono i suoi effetti

L’atto di pignoramento prevede che, sul bene che risulta oggetto di questa particolare procedura, sia presente un vincolo di indisponibilità, dal momento che quest’ultimo potrebbe servire per soddisfare il credito insoluto del soggetto creditore. L’effetto principale di questo procedimento non è quello relativo all’emissione e all’invio della notifica nei confronti del debitore, nella quale quest’ultimo viene avvisato che il bene pignorato sarà oggetto della procedura di esecuzione forzata, qualora egli non proceda ad adempiere alle proprie obbligazione.

Ma, in realtà, l’effetto principale è che qualsiasi atto compia il debitore sul bene oggetto di pignoramento, non potrà essere preclusa la disponibilità e messa in discussione la funzione di garanzia che ha questo bene nei confronti del diritto di credito che possiede l’altro soggetto.

Quando viene effettuato

Come abbiamo già accennato, l’atto di pignoramento potrà essere disposto e, dunque, potrà avere luogo il procedimento di espropriazione forzata sul bene oggetto di questa procedura, solamente dopo che:

  • il creditore sia in possesso di un valido titolo esecutivo, come ad esempio un decreto ingiuntivo, una sentenza oppure una cambiale;
  • il creditore abbia notificato al soggetto debitore, in maniera formale, un atto di precetto ed il titolo esecutivo.

Solo dopo aver seguito questi obblighi e dopo aver effettuato queste comunicazioni, il soggetto creditore potrà procedere con questa tipologia di operazione, facendosi assistere da un proprio avvocato.

Come si cancella

Dal momento che l’atto di pignoramento non risulta essere irreversibile, il debitore ha la possibilità di richiedere la cancellazione di questo procedimento, attraverso una delle tre seguenti modalità, ovvero:

  • pagando il debito;
  • stipulando un accordo con il creditore;
  • facendo ricorso.

Come cancellare un pignoramento pagando il debito

la prima modalità che si può utilizzare per cancellare un pignoramento è quella di estinguere completamente il proprio debito, il quale è stato contratto in precedenza con il soggetto creditore ed il quale ha portato alla richiesta di attivazione del procedimento di esecuzione forza del bene pignorato da parte di quest’ultimo.

Affinché questo procedimento venga cancellato, non basta un pagamento parziale della somma dovuta dal debitore, ma quest’ultimo dovrà corrispondere al soggetto creditore l’interno ammontare di denaro che gli spetta. In questo modo, infatti, il debito sarà considerato estinto ed i beni che sono oggetto di questa procedura torneranno nella piena disponibilità del debitore.

Ma, in realtà, l’unico modo per attivare questa procedura è quello che il soggetto creditore provveda a richiedere il provvedimento di cancellazione, dal momento che solo lui potrà farlo.

Se, però, il creditore non effettua questo passaggio finale anche se il debitore ha pagato, allora quest’ultimo potrà procedere con il procedimento di “opposizione all’esecuzione”, attraverso il quale dovrà dimostrare che il credito non esiste più.

Come cancellare un pignoramento stipulando un accordo con il creditore

La seconda modalità che si può utilizzare per cancellare un pignoramento è quella di stipulare un accordo con il soggetto creditore, che riesca a soddisfarlo appieno, in modo da indurlo a richiedere la cancellazione.

L’accordo tra questi due soggetti ha come oggetto la somma di denaro che deve essere versata per estinguere il debito che è stato contratto in precedenza. Questa cifra viene formalizzata attraverso la redazione di un atto di transazione, mediante il quale il debitore si impegna a pagare il creditore e quest’ultimo si impegna, invece, a cancellare la procedura di esecuzione forzata. Tale accordo tra le parti potrà prevedere:

  • un pagamento integrale;
  • un pagamento rateale.

Si può cancellare il pignoramento facendo ricorso?

La terza ed ultima modalità che si può utilizzare per cancellare un pignoramento è quella di fare opposizione a quest’ultimo, presentando un ricorso presso il giudice che sta lavorando sul procedimento.

Questo ricorso potrà essere presentato solamente nel caso in cui siano presenti dei vizi relativi alla procedura oppure al titolo esecutivo. I motivi ammessi dalla legge sono i seguenti:

  • quando il debito è stato completamento estinto;
  • quando il creditore ha accettato una riduzione del pagamento;
  • quando non arriva la notifica del titolo esecutivo;
  • quando il procedimento prevede il pagamento di un importo superiore rispetto a quello previsto dal titolo esecutivo;
  • quando la procedura viene attivata contro una persona diversa dal debitore;
  • quando la procedura viene attivata da una persona diversa dal creditore;
  • quando il procedimento ha ad oggetto beni impignorabili.

Quali documenti sono necessari

Per effettuare il procedimento di cancellazione del pignoramento ci sono due differenti possibilità:

  • quella di ottenere un provvedimento da parte del giudice;
  • quella di farsi redigere, attraverso la predisposizione di una scrittura privata autenticata dal notaio, una dichiarazione di inefficacia del pignoramento effettuato da parte del creditore.

Prendendo in esame un esempio relativo al pignoramento di un’autovettura, nella prima circostanza, dunque, ecco quali sono i documenti necessari che bisogna allegare:

  • una copia dell’ordinanza di cancellazione del pignoramento emessa dal giudice e rilasciata dalla cancelleria del tribunale;
  • il certificato di proprietà oppure il foglio complementare;
  • la carta d’identità in corso di validità ed una copia del documento;

il soggetto richiedente deve, inoltre, compilare e firmare il modello NP-3C, per poi consegnarlo di persona oppure delegare un altro soggetto.

Quanto costa

Ecco quali sono i costi che bisogna sostenere per la cancellazione del pignoramento:

  • l’imposta di bollo, la quale sarà pari a 32 euro nel caso in cui non venga rilasciato il certificato di proprietà, oppure sarà pari a 48 euro nel caso in cui quest’ultimo venga rilasciato;
  • gli emolumenti PRA, ovvero gli oneri di trascrizione presso il pubblico registro.
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