Ddl Concorrenza, cosa cambia per i cittadini

Dopo un'elaborazione durata mesi è stato approvato il decreto sulla concorrenza, tra i più cari al presidente del consiglio. La legge liberalizza diversi settori, da i farmaci ai trasporti, e impone molta più trasparenza sulle assegnazioni dei servizi pubblici. Tante però le norme assenti dal testo, su tutte spicca la revisione delle concessioni delle spiagge.

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Un travaglio lungo mesi, è quello che ha portato al parto di una delle leggi più volute dal governo Draghi. Il Decreto Legge sulla Concorrenza, una norma che andrebbe aggiornata ogni anno ma che è stata varata una volta negli ultimi dodici, è il risultato di una serie di compromessi e per questo ha moltissime zone grigie e incomplete. 

Draghi l’ha definita la terza via, tra chi ha esagerato liberalizzando settori con l’accetta, senza ascoltare le obiezioni delle categorie professionali, e chi per anni non ha fatto nulla. Come spesso accade con queste norme che vanno ad intaccare privilegi accumulati nei decenni da alcune categorie professionali, ci saranno molte polemiche, ma il compromesso trovato in consiglio dei ministri dovrebbe reggere. 

Dai taxi ai farmaci, dall’Antitrust alle colonnine per le auto elettriche, passando per la marea di veti che hanno azzoppato l’idea originale, ecco cosa cambia in pratica per i cittadini e quali saranno le obiezioni che le categorie professionali coinvolte solleveranno nei prossimi giorni. 

Ddl Concorrenza, perché è importante

Fin dalla sua concezione l’Unione Europea è un’istituzione volta a favorire lo sviluppo del libero mercato. Lobby, privilegi e categorie professionali arroccate a difesa di vantaggi ottenuti negli anni sono il nemico principale di molte delle direttive che negli anni hanno indirizzato la politica economica dei paesi membri negli ultimi 30 anni. 

Di queste direttive la più importante è la direttiva Bolkestein, varata nel 2006. Questa impone che i beni pubblici dati in concessione ai privati, come ad esempio le spiagge, siano assegnati con bandi periodici e pubblici, e non concesse a piacimento. Altre direttive poi spingono i governi a varare riforme annuali, che garantiscano una continua liberalizzazione del mercato e impediscano la formazione di nuovi cartelli o categorie privilegiate. 

L’Italia è stata a dir poco inadempiente in questo ambito. L’ultima legge sulla concorrenza risale al 2017, ed è l’unica negli ultimi 12 anni. Aggiornare le norme sulla concorrenza in Italia è però diventato fondamentale dal momento in cui è entrato in gioco il piano Next Generatio EU. I fondi europei stanziati per la ripresa post pandemia da Covid-19 sono ingenti, un finanziamento mai visto nella storia repubblicana, ma sono legati a precisi paletti. 

Il governo ha dovuto presentare un piano di spesa di queste risorse, il famoso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza elaborato dal secondo governo Conte e perfezionata dall’attuale esecutivo, che specifica sia come i soldi europei saranno spesi, sia quali riforme saranno attuate per garantire il funzionamento dei meccanismi che i fondi andranno a finanziare. Il procedimento è semplice: niente riforme, niente soldi. 

Il governo Draghi ha quindi avuto il compito di assicurarsi che tutti gli obbiettivi elencati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza fossero raggiunti, e al contempo ha dovuto accontentare le diverse anime della variegata maggioranza che lo sostiene. Ha così avuto vita i decreto Concorrenza 2021, che ha introdotto moltissime novità in vari settori dell’economia. 

Ddl Concorrenza, cosa è stato approvato

Cosa cambia quindi per i cittadini, quali sono le norme che questa legge introdurrà? Tante piccole modifiche, che vanno a rettificare storture del sistema accumulate negli anni. Si parte dalle assicurazioni auto. In caso di sinistro a partire dalla approvazione della legge, si potrà ricevere il risarcimento direttamente dalla propria compagnia di assicurazione, il che permette uno sveltimento delle procedure. 

C’è poi tutta una sezione dedicata alla trasparenza dei concorsi pubblici in diversi settori. Le nuove norme obbligano gli enti locali a rendere pubbliche le ragioni delle scelte dei gestori dei propri servizi, e a giustificare le scelte “In House” in caso decidano di non ricorrere al mercato. Ricadono in queste norme diversi servizi, dall’istallazione di colonnine per la ricarica delle auto elettriche, ai servizi di trasporto pubblico come bus e tram. 

Parlando di trasporti, una delle decisioni più importanti prese in questa norma è la delega che il governo otterrà per riformare l’utilizzo delle applicazioni che offrono servizi di trasporto di persone tramite auto private. In sostanza il governo si riserva di regolare tramite legge delega le applicazioni come Uber, che vanno a fare concorrenza ad una delle categorie più restie alle liberalizzazioni, i tassisti. 

La legge prosegue regolando alcuni settori del mercato della telefonia e favorendo lo sviluppo della fibra ottica. Una nuova norma impone una coordinazione tra fornitori di servizi e realizzatori di infrastrutture riguardo alla banda ultra larga. Inoltre ora i cittadini saranno protetti dagli abbonamenti a servizi non voluti, cui spesso ci si ritrova iscritti dalla propria compagnia telefonica senza preavviso. D’ora in poi le compagnie dovranno avere l’esplicito consenso del consumatore per attivare simili abbonamenti. 

Un’altra riforma importante avviene in ambito farmaceutico. Una nuova norma favorisce l’ingresso nel mercato dei farmaci generici, prodotti equivalenti a quelli di marca ma dal costo inferiore. La legge prevede che questi farmaci possano essere inseriti ne prontuario farmaceutico nazionale, l’elenco dei farmaci utilizzabili in Italia, anche prima che scada il brevetto. 

Altre norme accessorie sono i nuovi criteri per la scelta dei primari nelle strutture ospedaliere dello stato, che dovranno rispettare criteri di parità di genere, e i nuovi poteri dell’Antitrust, che avrà ancora più spazio di manovra per contrastare la formazione di cartelli e l’attuazione di pratica non concorrenziali. 

Ddl Concorrenza, tutti i veti dei partiti

Tanto è stato fatto in questa legge per liberalizzare diversi settori dell’economia italiana. Nei piani del governo però c’era molto di più. Quando si punta a liberalizzazioni di questo tipo però, si va sempre incontro all’opposizione di determinati partiti, referenti politici di questa o quella associazione di categoria. E dato che tutti i partiti, o quasi, fanno parte di questa maggioranza, i compromessi che Draghi ha dovuto accettare sono stati molti. 

Il primo è stato quello sulle concessioni delle spiagge. Tutte le coste del nostro paese sono di proprietà dello stato. La spiaggia è un bene pubblico, e l’accesso ad ognuna di esse è garantito. Alcune però sono date in concessione a gestori privati, perché ne facciano stabilimenti balneari. Queste concessioni non vengono quasi mai aggiornate, e hanno prezzi spesso completamente fuori mercato. 

Lo stesso gestore ottiene la propria spiaggia per decenni, l’ultimo rinnovo avvenuto all’inizio di questa legislatura ha confermato ogni concessione, senza alcuna gara, fino al 2034. Draghi avrebbe voluto ridurre questo periodo e poi imporre gare pubbliche, in modo che lo stato potesse da una parte guadagnarci, e dall’altra garantire che il gestore della spiaggia fosse quello con l’offerta migliore sia dal punto di vista economico che organizzativo. 

A mettersi di traverso però è stata la Lega, che ha bloccato ogni possibile riforma in questo senso. Un piccolo risultato in questo ambito il governo l’ha però ottenuto. Una norma di trasparenza, che crea un registro con l’elenco dei gestori, e quanto ogni singolo gestore paghi annualmente allo stato per usufruire della spiaggia che sarebbe altrimenti pubblica. 

Altra norma che è stata bloccata dalla Lega, con l’aiuto questa volta di Forza Italia, è relativa ai notai. Nelle intenzioni del governo la professione notarile andava liberalizzata, permettendo a tutti i notai di agire sull’intero territorio nazionale, e non soltanto nell’area ristretta a loro riservata. Anche questa idea è però rimasta in consiglio dei ministri. 

Infine l’ultimo grande veto l’ha messo il Movimento 5 Stelle. La norma saltata per colpa dell’opposizioni dei ministri grillini in consiglio è quella che riduceva la burocrazia per la costruzione di impianti di smaltimento dei rifiuti e inceneritori, progetti contro cui il Movimento si è scagliato fin dalla sua nascita. 

Ddl Concorrenza, chi si oppone?

La battaglia però non finisce qui. L’approvazione del decreto, la cui conferma in parlamento sembra scontata, troverà opposizione nella società civile. Preoccupa soprattutto la reazione che la categoria dei tassisti potrebbe avere qualora la delega sulle applicazioni di trasporti andasse in porto. 

Già negli anni passati i tassisti si erano opposti alla diffusione delle applicazioni simili ad Uber in Italia. I risultati erano stati ottimi per la categoria. Le app avevano dovuto ritirarsi dal territorio nazionale, lasciando il paese indietro di un lustro sul trasporto non di linea rispetto al resto del mondo. Basti pensare che la parola “Uber” ha sostituito ormai “Taxi” nel parlato negli Stati Uniti. 

Un’altra opposizione, questa volta non politica ma istituzionale, ha già avuto effetti sulla legge. Un articolo del progetto di legge del governo avrebbe tolto la gestione delle centrali idroelettriche alle regioni, che oggi le controllano, e l’avrebbe affidata allo stato. Le regioni hanno però efficacemente difeso i propri privilegi, e Roma potrà intervenire solo in caso di rallentamenti nell’erogazione di energia. 

Nonostante questo, Darghi rivendica i risultati ottenuti come una vittoria: la scelta del compromesso ha permesso al governo di rispettare i paletti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, garantendo da una parte l’afflusso di fondi europei, e dall’altra evitando l’opposizione delle associazioni di categoria. Nelle parole del presidente del Consiglio: 

“Altri governi hanno invece ignorato la questione. La legge che ci apprestiamo a varare dovrebbe avere natura annuale. Eppure, dal 2009 a oggi, è stata approvata una sola volta, nel 2017, a due anni dalla presentazione. Questo governo intraprende una terza strada, che crediamo possa essere più efficace.”