Quando si è debitore nei confronti di una banca, un ente o di soggetti privati si può rischiare la confisca dei beni, il pignoramento dei propri beni mobiliari o addirittura la perdita della propria abitazione principale.
Questo se il debitore è un soggetto intestatario di beni immobili e non. Se invece esso è nullatenente, la situazione può essere totalmente differente, ma ciò non toglie che esso risulti comunque obbligato a rispondere davanti alla legge.
Soprattutto nei casi in cui il debitore abbia provveduto a spodestarsi dei beni per evitare il pagamento dei debiti stessi.
Anche chi è debitore nullatenente rischia grosso: ecco cosa gli può succedere
Il debitore nullatenente è un soggetto che ufficialmente non percepisce redditi né detiene un patrimonio mobiliare e immobiliare intestato a suo nome. Di conseguenza parliamo di un debitore che non ha né un lavoro né la titolarità di altre attività patrimoniali (un immobile), o finanziarie (un conto corrente, altri titoli).
Si è a sua volta contribuenti nullatenenti nel caso in cui il debito sia nei confronti degli enti fiscali, quali Agenzia delle Entrate o Entrate-Riscossione, o evasori totali nel caso di percezione illegale di redditi, pertanto non intestatabili alla persona indebitata.
Precisiamo questi titoli perché la situazione può cambiare a seconda della tipologia di debito. Teoricamente la legge segnala un soggetto come nullatenente solo se l'Amministrazione finanziaria non lo identifica all'interno di due banche dati:
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Anagrafe Tributaria, ovvero la banca dati di tutti i dati relativi a redditi percepiti dal debitore;
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Anagrafe dei Conti Correnti, l'anagrafe dei conti correnti intestati al debitore.
Se segnalato in uno di questi, gli enti possono provvedere alla confisca delle somme ivi presenti, così come, a seconda di quanto registrato in caso di percezione di stipendi o pensioni, pignorare una parte del reddito.
La legge prevede che sia possibile pignorare un reddito da dipendente/pensionato se superiore a 672,76 euro (considerato minimo vitale), e almeno per un quinto. Se la somma è inferiore, non si può procedere alla confisca.
Ovviamente non tutti i redditi sono pignorabili. Ad esempio, le rendite risarcitorie (es. INAIL) o le pensioni di invalidità sono tutelate e a prova di pignoramento, anche nei casi più gravi.
Così come la prima casa, quella adibita ad abitazione principale, non è pignorabile, ma al massimo ipotecabile se le somme debitorie sono superiori a 20.000 euro.
Ma anche se il debitore nullatenente è pressoché intoccabile, in alcuni casi può rischiare l'incarcerazione.
Quando si va in galera per debiti
Generalmente l'indebitamento e il mancato pagamento di tali debiti può portare ad un'azione civile, dato che si tratta di un illecito, e non di un reato. In questo ambito, però, ci sono due potenziali reati per i quali si può venire accusati, e successivamente condannati:
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sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Sono due reati per cui si preve anche la reclusione, da 6 mesi fino a 4 anni.
Nel primo caso, l'insolvenza fraudolenta si configura in caso di dichiarazione mendace in merito alla propria disponibilità economica durante una contrattazione finanziaria (es. stipula di un mutuo, acquisto di azioni e obbligazioni...).
Supponiamo che uno voglia contrarre un'obbligazione, e mostri delle buste paga a garanzia della propria situazione finanziaria florida. Se quelle sono in realtà le ultime buste paga, perché in precedenza si ha ricevuto una lettera di preavviso di licenziamento, si rischia l'incriminazione.
Situazione diversa è nel caso di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. In questo caso il debitore ha posto in essere degli atti di disposizione del proprio patrimonio (ad esempio, vendite e donazioni) pur avendo un debito con il Fisco. L'esposto alla Procura da parte dell'Agenzia scatta quando il debito in questione:
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supera la soglia di 50.000 euro,
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riguarda il mancato pagamento dell'IRPEF e/o dell'IVA.
Se però risultava già nullatenente, anche se indebitato col Fisco, si incorrerà nell'illecito amministrativo, e non nel reato.
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Chi paga i debiti di un parente nullatenente
Essere debitori nullatenenti non è sempre il massimo se si hanno degli eredi in famiglia.
Non tutti i debiti cessano con la morte del debitore, anzi, alla morte del soggetto nullatenente i suoi debiti si trasferiscono agli eredi, prima dalla moglie e poi ai figli o parenti più prossimi.
In questo caso si può procedere in tre maniere:
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accettare l'eredità e pagare i debiti,
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accettare l'eredità con beneficio d'inventario,
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In tutti e tre i casi bisognerà procedere a notificare l'atto di rinuncia o accettazione davanti a un notaio o al Cancelliere del Tribunale di competenza, entro 3 mesi dal decesso della persona, se si è in possesso dei beni, oppure entro 10 anni, in caso di non possesso.
Ovviamente, se il soggetto è nullatenente, è chiaro che non vi possono essere attività testamentarie da trasferire agli eredi, essendo l’eredita costituita esclusivamente da debiti. In tal caso basta limitarsi alla rinuncia dell'eredità.
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