Divorzio in Comune: come si fa, tempi e costi

Sapevi che il divorzio consensuale si può fare in Comune, senza avvocato, in tempi brevi e con pochissimi costi? In questa guida spieghiamo come si fa.

Il divorzio in Comune è una grande novità introdotta nel 2014 che, insieme alla riforma del divorzio breve, ha completamente rivoluzionato la procedura di scioglimento del matrimonio. 

Ad oggi, infatti, sia che si tratti di divorzio consesuale (cioè con l’accordo dei coniugi) che giudiziale, i tempi sono drasticamente ridotti rispetto al passato. 

Il divorzio in Comune – a differenza degli altri procedimenti possibili –  ha indiscussi vantaggi soprattutto per i tempi davvero brevi ed i costi quasi azzerati. 

A questo punto forse ti starai domandando come si fa il divorzio in Comune e, soprattutto, chi può farlo. Devi sapere che non sempre questa via è percorribile, bisogna soddisfare alcuni requisiti ad esempio l’assenza di figli minori a carico o con handicap grave.

Se stai pensando di ricorrere al divorzio ma non vuoi spendere un capitale o aspettare tempi biblici, ecco una guida sul divorzio breve in Comune, senza avvocato e senza costi!

Divorzio in Comune: i tempi previsti dalla legge

Quanto tempo ci vuole per divorziare in Comune e dopo quanto tempo si può fare? Prima di spiegare nel dettaglio come si fa, è opportuno analizzare le tempistiche indicate nella riforma del divorzio breve, ovvero nella  legge n. 55 del 6 maggio 2015 recante il titolo:

“Disposizioni in materia di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio nonché di comunione tra i coniugi.”

Grazie a questo intervento normativo i tempi per sciogliere il matrimonio, sia in tribunale che in Comune, si sono notevolmente accorciati rispetto al passato.

Precisamente i coniugi devono aspettare:

  • 12 mesi di separazione ininterrotta a partire dalla sentenza del giudice (in caso di separazione giudiziale, quindi senza accordo tra i coniugi). Tale termine inizia a decorre dal giorno della comparsa della coppia davanti al tribunale;
  • 6 mesi di separazione consensuale ininterrotta da conteggiare dal momento in cui il tribunale adito dai coniugi ha emesso la sentenza di separazione personale.

Quindi, visto che il divorizo in Comune è ammissibile soltanto in presenza dell’accordo dei coniugi, bisogna aspettare almeno 6 mesi dalla data in cui ha avuto inizio la separazione. 

In questo video di Antonio Esposito Scalzo troverai una panoramica di come sono cambiati i tempi e i termini per procedere al divorzio. 

Divorzio breve in Comune: come si fa

Abbiamo già anticipato che non sempre ai coniugi è permesso divorziare direttamente in Comune. In molti casi è ancora obbligatorio procedere con le vie tradizionali, quindi in tribunale o tramite negoziazione assistita con l’assistenza obbligatoria dell’avvocato.

I casi in cui si può fare il divorzio breve in Comune sono quelli elencati all’articolo 12 del decreto legge 12 settembre 2014 n. 132 . Di seguito l’elenco dei casi ammessi:

  • i coniugi non devono avere figli minori, figli maggiorenni non economicamente autosufficienti e figli (sia maggiorenni che minorenni) con handicap grave e incapaci con i requisiti previsti dalla legge 104/1992;
  • assenza di accordi di natura economica e patrimoniale come ad esempio patti di trasferimento di beni mobili e immobili e attribuzione dell’assegno di mantenimento al coniuge economicamente più debole;
  • devono essere trascorsi almeno 6 mesi dal giorno in cui ha avuto inizio la separazione personale dei coniugi. 

Chi non soddisfa questi requisiti non può divorziare in Comune senza avvocato ma dovrà, invece, adire le vie giudiziarie o – in caso di divorzio consensuale – richiedere la negozia assistita. In entrambi i casi la presenza dell’avvocato è obbligatoria.   

In Comune, al contrario, la procedura di divorzio è snella ed economicamente vantaggiosa

Per prima cosa entrambi i coniugi devono presentare – personalmente o tramite avvocato – all’ufficiale dello Stato civile (quindi il sindaco o un suo delegato) una dichiarazione scritta in cui chiedono:

  • la separazione consensuale;
  • il divorzio;
  • la modificazione delle condizioni di separazione o divorzio precedentemente concordate. 

A questo punto il gioco è fatto; l’ufficiale dello Stato civile, dopo aver ricevuto le dichiarazioni dei coniugi, compila e sottoscrive l’accordo immediatamente. 

Generalmente sul sito del Comune è indicato come si fa il dvorzio dinanzi al sindaco con tempistiche, costi e modulistica necessaria.

La procedura, infatti, potrebbe essere differente da Comune a Comune, per questo è sempre consigliato leggere con attenzione le regole. 

In quale Comune?

In quale Comune procedere al divorzio breve è indicato sempre nella legge 132/2014. I coniugi, a loro discrezione, possono rivolgersi al Comune in cui è stato celebrato e registrato l’atto di matrimonio civile o al Comune dove è stata eletta la residenza coniugale

Soltanto in casi eccezionali, ci si può rivolgere al Comune in cui è stato celebrato il rito religioso (non necessariamente cattolico) o all’estero.

Maggiori dettagli sono indicati nei siti ufficiali del Comune nell’apposita sezione dedicata a matrimoni, separazioni e divorzi. 

Divorzio in Comune senza avvocato

Una delle novità più importanti del divorzio in Comune è che non richiede la presenza dell’avvocato. Vuol dire che i coniugi possono procedere da soli, senza farsi assistere da professionisti e pagare le parcelle spesso salate.

Attenzione però, quanto detto non vuol dire che il divorzio in Comune sia sempre senza avvocato: chi lo preferisce è libero di nominare un legale di fiducia e farsi seguire durante la procedura. 

Al contrario durante il divorzio in tribunale o con negoziazione assistita non si può prescindere dalla presenza dell’avvocato.

Costi del divorzio breve in Comune

La celerità dell’iter in Comune e il fatto che si possa procedere senza avvocato rendono questo tipo di divorzio particolarmente economico. I costi, infatti, sono esigui: i coniugi devono soltanto pagare 16 euro, cioè il costo dei diritti da versare all’ufficio dello Stato civile. 

Tuttavia i costi possono aumentare se i coniugi preferiscono farsi assistere da un legale, anche se – come abbiamo già ribadito – questa è una facoltà e non un obbligo.

In tal caso ai 16 euro previsti si deve aggiungere l’onorario dell’avvocato.

Come puoi vedere è un costo ben inferiore rispetto al divorizo in tribunale o con negoziazione assistita! In questi casi spesso bisogna sborsare cifre che oscillano dai 1.000 ai 5.000 euro.   

Divorzio in Comune con figli

In presenza di figli, maggiorenni o minorenni, è possibile divorziare in Comune senza avvocato? A questa domanda non esiste una risposta assoluta, bisogna infatti distinguere diverse ipotesi.

Sicuramente non può chiedere il divorzio breve in Comune chi:

  • ha uno o più figli minori a carico;
  • ha uno o più figli maggiorenni ma economicamente non autosufficienti (è il caso, ad esempio, dei figli all’università);
  • ha uno o più figli incapaci o con handicap grave tale da avere i requisiti previsti dalla legge 104/1992 (a prescindere dall’età).

Il motivo è presto detto: la legge intende tutelare le categorie più fragili, cioè i minori e i soggetti con handicap, e quindi richiede le formalità previste dal divorzio in tribunale o con negoziazione assistita.

In entrambi i procedimenti, difatti, la presenza dell’avvocato è obbligatoria e talvolta è necessaria anche l’autorizzazione da parte del pubblico ministero. 

Modulistica e documenti per il divorzio in Comune

Passiamo ora al lato pratico e vediamo quali sono i documenti indispensabili per poter divorziare in Comune senza avvocato.  

I coniugi devono innanzitutto compilare e firmare il modulo di divorzio scaricabile sul sito del Comune (a titolo di esempio questo è modello del Comune di Milano). Qui è bisogna indicare:

  • dati anagrafici;
  • data della celebrazione del matrimonio civile ed eventualmente anche religioso;
  • nome e cognome del coniuge;
  • di non avere figli minori a carico o maggiorenni non economicamente autosufficienti o con grave handicap;
  • che siano decorsi i termini previsti dalla legge, ovvero 6 mesi dall’omologazione della separazione.

Chi ha figli maggiorenni economicamente indipendenti deve indicarne nome, cognome, data e luogo di nascita. 

Il modulo deve poi essere firmato di pugno con indicazione di luogo e data. Una volta compilato può essere inviato al Comune via fax, per posta o per email insieme alla copia di un documento di riconoscimento in corso di validità.

Assegno di mantenimento nel divorzio in Comune 

Sulla possibilità di chiedere l’assegno di mantenimento in caso di divorzio breve in Comune per diversi anni c’è stata molta confusione.

Infatti la legge vieta espressamente che si possa divorziare in Comune senza avvocato in caso di patti tra i coniugi sui trasferimenti patrimoniali

In altre parole, la sfera economica e patrimoniale non può essere dibattuta dinanzi al sindaco o ad un suo delegato.

In una prima fase si riteneva che l’assegno di mantenimento facesse eccezione a questa regola. 

Invece una sentenza del Tar Lazio (la n. 7813/2016) ha ribaltato questo orientamento stabilendo che il divorzio in Comune non possa mai entrare nel merito dell’assegno di mantenimento.

Il motivo? Secondo il Tar l’assenza dell’avvocato non garantisce una tutela adeguata al coniuge economicamente più debole dato che non assicura il “diritto alla difesa” sancito all’articolo 24 della Costituzione

Quindi, per concludere, chi intende trovare un accordo sull’assegno di mantenimento non può scegliere il divorzio in Comune ma dovrà preferire le vie tradizionali (tribunale o negoziazione assistita). 

Separazione in Comune senza avvocato

Quanto detto per il divorzio breve in Comune vale allo stesso modo per chi intende separarsi consensualmente

Le regole sono analoghe:

  • non è richiesta – ma è facoltativa – la presenza dell’avvocato;
  • la coppia non deve avere figli minori, maggiorenni economicamente non autosufficienti o con grave handicap;
  • la separazione non può riguardare aspetti patrimoniali, come trasferimenti di beni mobili e immobili.

Anche la procedura da seguire è la stessa: modulistica e documenti sono indicati sul sito del Comune in cui è stato celebrato il matrimonio o in quello in cui i coniugi hanno la residenza. 

Isabella Policarpio
Isabella Policarpio
Copywriting Specialist, classe 1992. Appassionata di linguaggio Seo, scrivo contenuti per il web con focus su attualità, lavoro e diritti. Mi sono laureata in Giurisprudenza all'Università di Teramo e in seguito ho approfondito il Management d'impresa presso La Sapienza a Roma e il Business immigration law durante un periodo di pratica legale all’estero. Nel 2018 ho deciso di dedicarmi a 360° al mondo dell'informazione online. Ho conseguito un master che mi ha insegnato il linguaggio SEO e mi sono specializzata nel “tradurre” i contenuti legali in un linguaggio semplice e diretto. Dicono di me che sono instancabile e curiosa mentre io mi definisco sensibile e battagliera.
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