Donazione o successione? Vediamo quale conviene e perché

É preferibile pianificare la propria successione donando parte dei propri beni o fare testamento e lasciare tutto in eredità? Vediamo la strada migliore da percorrere per la divisione del patrimonio tra i congiunti.

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Quale conviene tra donazione e successione è un dubbio assai frequente, specie per chi ha dei patrimoni considerevoli, tra denaro sul conto corrente e proprietà immobiliari. Uno dei motivi di maggiore incertezza riguarda il costo della procedura presso il notaio e le relative conseguenze fiscali. Quale pratica tra le due è la meno costosa e ha gli effetti più favorevoli per i congiunti, ad esempio figli, nipoti, genitori o fratelli? Dati alla mano, sembrerebbe che negli ultimi anni gli italiani abbiano preferito la donazione (secondo i dati ISTAT negli ultimi 10 anni c’è stato un incremento del +103,8%), devolvendo i beni in vita anziché redigendo testamento post mortem.

A questo punto la domanda da porsi è la seguente: davvero la donazione è sempre la scelta migliore rispetto alla successione? Facciamo chiarezza su questo tema molto dibattuto.

Donazione e successione: ecco le differenze

Le strade da percorrere per lasciare i propri beni alla famiglia sono due: uno è il testamento e l’altro è la donazione. La donazione è quell’atto che consente ad un soggetto (donatore) di impoverirsi di un bene a vantaggio di un altro soggetto (donatario) arricchendo il suo patrimonio. É un atto pubblico e deve essere redatto da un notaio alla presenza di due testimoni. 

Cosa ben diversa è la successione che è un atto che consente agli eredi di entrare in possesso del patrimonio del defunto. 

Mentre la donazione è un atto volontario, la successione può essere sia frutto delle ultime volontà del defunto attraverso la redazione del testamento, che però non è un atto obbligatorio, dunque se la persona muore senza averlo redatto, tutti i suoi beni verranno ripartiti tra i parenti secondo le disposizioni di legge.

Per quanto riguarda il testamento, ne esistono tre tipologie:

  • pubblico, quindi per atto tramite notaio;
  • olografo ovvero scritto di proprio pugno in privato;
  • segreto è un atto che in parte è del testatore e in parte del notaio.

A queste tipologie vanno aggiunte le forme di testamento meno diffuse, ossia quelli speciali e quelli internazionali. In Italia, per legge, anche se si crea un testamento bisogna rispettare le quote di legittima. Queste sono destinate ai parenti in linea diretta, ovvero moglie e figli per legge hanno diritto a delle quote prestabilite, e quindi non possono assolutamente essere esclusi per volontà del testatore.

Successione e donazione: quale costa di più?

Esiste un'imposta specifica che va a colpire quelli che sono i passaggi o per eredità, quindi in caso di decesso, oppure per donazione che è l'imposta sulle successioni e donazioni. Questa imposta funziona seguendo un complesso sistema di aliquote e franchigie che fanno in modo che il valore che viene assoggettato ad imposta sia minore a seconda di quello che è il rapporto di parentela esistente fra il defunto e gli eredi.

Il primo passaggio per calcolare il valore imponibile ai fini delle imposte successione e donazione è andare a vedere qual è la franchigia applicabile al caso particolare. Quelle previste dal nostro ordinamento sono due. La prima si applica nel caso in cui gli eredi siano o il coniuge  o i parenti in linea retta del defunto. Per parenti linea retta intendiamo i figli o nipoti, esiste una franchigia pari a un milione di euro per ciascun erede, quindi in una successione con due figli la franchigia sarà pari a due milioni dei euro.

La seconda franchigia invece è di centomila euro e si applica nel caso in cui ad essere gli eredi siano i fratelli del defunto. Dopo aver calcolato la franchigia, bisogna andare a vedere quale sia l'aliquota applicabile nel caso specifico.

Anche le aliquote variano in base al rapporto di parentela. Nel caso in cui ad essere eredi fossero il coniuge o i parenti in linea retta del defunto l'aliquota applicabile sull’eccedenza rispetto alla franchigia è del 4%.

Nel caso in cui, invece, gli eredi fossero i fratelli del defunto o i figli dei fratelli del defunto l'aliquota applicabile, sempre sull’eccedenza rispetto alla franchigia, e del 6%.  Mentre per i parenti entro il quarto grado  o gli affini entro il terzo grado l'aliquota applicabile del 6% e non è prevista nessuna franchigia. Per tutti gli altri soggetti che non sono identificati in questo elenco l'aliquota applicabile è pari all’ 8%.

É importante sottolineare che esistono beni esenti da imposta di successione e donazione quali per esempio i titoli di stato, quindi Bot Btp, ecc.

Nel caso in cui vi fossero più successioni che riguardano gli stessi beni che siano ravvicinate nel tempo, esistono delle agevolazioni per fare in modo che uno stesso bene non debba scontare più volte l’imposta di successione e donazione.

É  bene precisare che sul valore che eccede la franchigia, eventualmente applicabile, deve essere poi applicata una maggiorazione forfettaria pari al 10%. Tale maggiorazione esiste perché si presume che vengano trasferiti anche beni immobili e gioielli che abbiano un valore almeno pari a questo 10%.

Esiste un modo per evitare la maggiorazione: si può ricorrere ad un inventario redatto da un perito alla presenza di un notaio. Ma questo è conveniente solo nel caso in cui il valore dei beni mobili gioielli, eventualmente presenti sia notevolmente inferiore rispetto a questa maggiorazione del 10%.

Beni immobili, meglio successione o donazione?

Molto spesso nell'eredità sono presenti dei beni immobili che costituiscono nella maggior parte dei casi il valore più grande dei beni trasferiti, quindi è importante andare ad analizzare come questi siano valutati ai fini delle imposte di successione e donazione e se questi possano poi essere ricondotti a particolari agevolazioni.

La valutazione degli immobili è distinta in due casi, il primo è quello in cui l’immobile è iscritto nel catasto e abbia una rendita catastale oppure se è un terreno non edificabile. In questo caso  la valutazione deve essere al valore catastale che è calcolato applicando dei moltiplicatori specifici alla rendita catastale.

Nel caso in cui invece si tratti di un immobile che non è iscritto al catasto o che comunque non ha l'attribuzione di una rendita catastale o che si tratti di terreni edificabili, il valore da dichiarare in sede di dichiarazione di successione è il valore commerciale, ovvero un valore di mercato.

É importante sottolineare come un valore catastale non sia accertabile da parte dell'Agenzia delle Entrate, invece il valore commerciale si presta ad accertamenti e quindi sarebbe possibile, in quest'ultimo caso, una rettifica del valore dell'immobile e dunque la richiesta di una maggiore imposta da parte dell'amministrazione finanziaria. Un aspetto da non sottovalutare è quello di andare a vedere in quali casi sia applicabile la cosiddetta agevolazione prima casa

Tale agevolazione consiste da una parte in una riduzione del valore imponibile, nel senso che vengono ridotti i moltiplicatori da applicare alla rendita catastale per andare a calcolare il valore catastale dell'immobile.

Inoltre prevede che vengano ridotte le imposte ipotecarie e catastali che vanno a colpire i trasferimenti di immobili anche in caso di successione e sono normalmente al 3% del bene trasferito così come viene calcolato per le imposte di successione e donazione. Con l'applicazione invece dell'agevolazione per la prima casa queste imposte vengono pagate in misura fissa pari a 200 euro più altri 200 euro, per un totale di 400 euro. 

É importantissimo ricordare che è sufficiente che un erede richieda le agevolazioni per la prima casa affinché si applichi all'intero valore dell'immobile a prescindere dalla quota che viene trasferita all'erede che ha richiesto questa agevolazione.

Successione: quali sono i rischi in caso si donazione?

In caso di una donazione immobiliare di strumenti finanziari o di liquidità ci possono essere dei rischi di lesione della quota di legittima.

Come già anticipato, c’è una categoria di eredi (eredi legittimari) quello più vicini al de cuius (ovvero al defunto), i figli e la moglie, che possono esercitare il proprio diritto di vedersi riconosciuta la quota di legittima, anche nei confronti della parte di patrimonio che è stata donata. In questo modo devono esercitare l’azione di riduzione per ottenere la restituzione di quanto il defunto aveva donato a questi soggetti terzi.

L’azione di riduzione si prescrive in dieci anni dalla morte del donante. Quindi, se il donante è ancora in vita, il termine di prescrizione di quest’azione si sposata in avanti e comincia a decorrere dal momento della morte del donante. 

Rivendita del bene, meglio donazione o successione? 

Cosa accade se il donante regala un bene, ad esempio un immobile, ad un soggetto che poi vuole rivenderlo ad un terzo. In questo caso il rischio è molto alto perchè questi eredi possono agire, in prima battuta, contro il soggetto destinato della donazione. 

Se questo soggetto non è capiente, possono addirittura andare verso l’acquirente, esercitando la c.d. “azione di restituzione” che è volta a restituire l’immobile donato direttamente all’erede. Quindi oggi abbiamo sul mercato uno strumento molto utile che serve per il trasferimento del rischio per il terzo acquirente. Si tratta di un’assicurazione di donazione, dove il contraente può essere il donante, il donatario o direttamente il terzo acquirente. Il beneficiario, in questo caso, è sempre il terzo acquirente oppure il finanziatore

Con la successione ovviamente questa problematica non si presenta.