Green pass obbligatorio in Italia, ma abolito all’estero!

Green pass obbligatorio per tutti i lavoratori in Italia: scattano nuove restrizioni dal 15 ottobre 2021. Nel frattempo, nel resto dell'Europa, alcuni Paesi potrebbero passare all'abolizione del Green pass già tra qualche settimana, mentre altri Stati non lo hanno mai utilizzato. Perché in Italia se ne parla così tanto?

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Se pensate che la parola “Green pass” possa diventare la più cercata su Google in tutto il 2021 vi state sbagliando. Di Green pass se ne parla parecchio, ma soprattutto in Italia. 

A partire dal 15 ottobre, infatti, tutti i lavoratori in Italia dovranno presentare il certificato verde per poter essere ammessi al lavoro. Che si tratti di dipendenti pubblici o privati, in gradi o piccole aziende, poco importa: l’obbligo è per tutti, pena la sospensione dello stipendio.

Ma non tutti gli Stati europei sono così restrittivi. Anzi, alcuni – come la Francia – stanno già pensando all’abolizione del Green pass, mentre altri – come il Regno Unito – non lo hanno mai utilizzato. Paese che vai, regole che trovi insomma: l’Italia è la nazione più severa in Europa?

Che cosa sta succedendo negli altri Stati europei: quali utilizzano il Green pass al lavoro e per frequentare i luoghi della vita sociale? Quali Paesi hanno abolito il Green pass e quali non lo hanno mai utilizzato? Come si comportano gli altri Stati del mondo?

Green pass: cos’è e come funziona in Italia?

Il Green pass è uno strumento adottato dall’Unione Europea per difendere il diritto alla salute e tutelare i cittadini del Vecchio Continente. Adottato in molti Paesi europei, il certificato verde (così lo abbiamo definito in Italia) è regolato da una normativa che varia da Stato a Stato.

Nel nostro Paese, per esempio, si parlava di Green pass già dall’inizio dell’anno, ma ancora non si conoscevano le potenzialità di questo “lascia passare” che ad oggi permette di vivere serenamente in società. In effetti, cosa può fare chi è senza Green pass? Oramai potrebbe vivere una vita a metà…

Dal 6 agosto 2021 il certificato verde è obbligatorio per accedere a cinema, teatri, stadi, spettacoli all’aperto, per visitare musei e mostre, e persino per allenarsi in palestra o andare in piscina e nei parchi a tema. Anche per consumare un pasto caldo al ristorante (sedendosi all’interno) è obbligatorio il Green pass, e così pure per le consumazioni al tavolo (nei luoghi chiusi) del bar.

Gradualmente il Green pass è stato esteso anche alla scuola e nelle Università: l’obbligo di certificazione riguarda il personale scolastico e amministrativo, gli insegnanti, i professori e gli studenti universitari dal 1° settembre 2021.

Dal 15 ottobre 2021, però, il Green pass è stato esteso a tutti i lavoratori, sia pubblici sia privati. E l’ultimo step – che il Governo non esclude, ma al momento ha accantonato – è l’introduzione dell’obbligo vaccinale.

Green pass, perché in Italia se ne parla così tanto?

In Italia, rispetto agli altri Paesi europei, è stata fatta moltissima informazione riguardo al Green pass e ciò, da un lato, ha aiutato a far conoscere questo nuovo strumento, agevolandone l’utilizzo e la diffusione. Dall’altro lato, però, è stata fatta una campagna sbagliata sulla certificazione, che si è trasformata in una sorta di “imposizione” per molti.

A parlare di Green pass sono stati soprattutto i mezzi di informazione e i social. Come rivela un articolo di Repubblica a firma Riccardo Luna:

Utilizzando CrowdTangle per indagare tutte le conversazioni avvenute su Facebook negli ultimi 12 mesi, si scopre che sono appena 211 mila, che la maggior parte ne parla male (…); ma nove su dieci, nel mondo, lo fanno in italiano.

Perché, quindi, nel nostro Paese se ne è parlato così tanto? E perché lo abbiamo chiamato Green pass anziché certificato verde? Forse, scrive ancora Luna nel suo articolo, perché:

in fondo l’inglese ci piace, è più immediato, sintetico e in un certo senso autorevole: “certificato verde” sono sette sillabe; “green pass” solo due. Ne risparmi cinque e ti senti un po’ più importante.

Green pass per il lavoro: Italia la più severa d’Europa?

La decisione del governo italiano è la più restrittiva tra quelle prese a livello europeo: dal 15 ottobre 2021, infatti, tutti i lavoratori dovranno presentarsi sul luogo di lavoro con il Green pass. Chi non lo possiede, perché non intende vaccinarsi, potrà eseguire tamponi ogni 48 ore, altrimenti vedrà sospeso lo stipendio.

L’Italia – dobbiamo ammetterlo – ha adottato regole molto più restrittive di altri Paesi, ma le è stato riconosciuto il merito di aver gestito egregiamente la pandemia. L’Rt italiano e l’incidenza dei contagi che si registrano del Bel Paese (ad oggi) sono tra i valori più bassi in Europa. Ciò dimostra l’efficacia di tutte le restrizioni adottate sino ad oggi.

Ma mentre nel nostro Paese ci si avvia all’estensione del Green pass a tutti i luoghi lavoro, in altri Stati europei si pensa già alla sua abolizione.

Un caso particolare è proprio la Francia, dove da metà novembre il Green pass potrebbe essere abolito. L’Italia resterà l’unica in tutta Europa ad utilizzarlo? Probabilmente no, visto che altri Paesi si stanno ancora avvalendo del pass vaccinale per svolgere diverse attività sociali.

Vediamo quali sono le regole sul Green pass negli altri Paesi europei: la certificazione ha ricevuto un “battesimo” da ciascuno Stato. Perché, quindi, non chiamarla “certificato verde” in Italia?

Green pass abolito in Francia? 

La Francia è stata uno dei primi Paesi ad adottare e utilizzare il Green pass (che però viene chiamato “Certificat Vert”), al punto che fece scalpore l’estensione della certificazione anche ai bar e ai ristoranti introdotta nell’ agosto scorso (adottata poche settimane dopo anche in Italia).

Probabilmente la nazione d’oltralpe potrebbe essere anche una delle prime in Europa a prevedere l’abolizione del Green pass già dal 15 novembre 2021.

Attualmente il Certificat Vert viene richiesto ai dipendenti dei ristoranti, dei cinema, dei musei, ai lavoratori all’interno dei centri commerciali, nelle palestre e per i trasporti a lunga percorrenza.

Dal 21 luglio scorso, inoltre, è obbligatorio presentare il “pass sanitaire” anche per visitare i luoghi della cultura, come sono i musei, le mostre, i cinema e i teatri. 

Green pass inutilizzato nel Regno Unito

Un altro caso del tutto contrario alle norme previste nel nostro Paese è quello del Regno Unito, dove il Green pass (che viene chiamato proprio così!) non è stato mai adoperato. Il governo, visto l’andamento dell’epidemia, lo scorso settembre ha deciso di rinunciare a questo nuovo strumento.

E così, mentre in Italia è obbligatorio presentarlo persino sul posto di lavoro, nel Regno Unito si possono frequentare liberamente i luoghi all’aperto e al chiuso, senza la necessità di utilizzare alcun pass vaccinale.

Green pass in Grecia (quasi) come in Italia…

Ma oltre all’Italia, anche in Grecia il Green pass viene utilizzato sul posto di lavoro. 

In particolare, nella penisola greca il certificato viene richiesto a tutti lavoratori impegnati nel campo sanitario (per i quali è previsto l’obbligo vaccinale).

I dipendenti pubblici e privati, invece, devono sottoporsi al tampone almeno una volta a settimana, pagando a proprie spese l’effettuazione del test.

Green pass: le regole degli altri Stati europei

Situazioni diverse si registrano, infine, in Spagna e Germania, dove attualmente non sono previste regole sul Green pass al lavoro (che in Spagna chiamano “pase verde”). 

In Germania, comunque, è previsto l’obbligo di Green pass per quanto riguarda i soggetti inseriti all’interno di asili, case di cura e scuole. Per tutti gli altri settori produttivi non sono previste restrizioni simili.

In Danimarca, invece, sono già state eliminate tutte le restrizioni relative al Green pass ormai da tempo. In Austria il lavoratore può decidere se presentarsi con il Green pass, con il tampone negativo o semplicemente con la mascherina.

E nel resto del mondo…?

Usciamo ora dai confini del Vecchio Continente e cerchiamo di capire che cosa sta succedendo negli altri Stati del mondo, come per esempio in Canada, negli Stati Uniti e in Arabia Saudita. Quali sono le regole adottate per contenere la pandemia di Covid-19?

Similmente a quanto sta accadendo in Italia, anche in Canada i lavoratori sono sottoposti a severe restrizioni. Infatti, a partire dal 30 ottobre viene introdotto l’obbligo vaccinale per tutti i dipendenti federali, compresi coloro che lavorano dalla propria abitazione. Per chi non si adegua alla normativa è previsto il congedo non retribuito.

Obbligo vaccinale che in Canada si estende anche a tutte le persone (personale o viaggiatori), a partire dai 12 anni, che intendono spostarsi con treni, aerei o navi.

Anche negli Stati Uniti i dipendenti pubblici federali sono sottoposti all’obbligo vaccinale, così come gli appaltatori che lavorano in pubblico. Per i dipendenti delle aziende fino a 100 addetti, invece, ai non vaccinati basterà presentare un tampone negativo a settimana (a proprie spese).

Questa è la normativa a livello statale, ma ciascun singolo Stato può decidere di restringere le norme per contenere la diffusione del Covid. Anche le più grandi aziende americane – come Google, McDonald's, United Airlines, Microsofthanno obbligato i propri dipendenti a vaccinarsi, pena il licenziamento (in alcuni casi).

Infine, parliamo dell’Arabia Saudita, dove a tutti i lavoratori dipendenti o privati viene richiesta la vaccinazione o il certificato di guarigione dal Covid-19. In mancanza di questa documentazione, scatta il congedo non retribuito.

In Italia scatta l’ora X sul Green pass

In Italia è scattato l’obbligo di presentazione del Green pass sui luoghi di lavoro. Nelle giornate che precedono il “venerdì nero” (così è stata battezzata la data del 15 ottobre 2021) sono stati scaricati ben 563 mila Green pass dal sito del Governo.

Di contro, i lavoratori che non intendono sottoporsi alla vaccinazione hanno già prenotato i tamponi fino a Natale: l’obbligo, infatti, decade al 31 dicembre 2021 (salvo ulteriori proroghe).

Ma siamo davvero pronti a sostenere questo ingente aumento di tamponi effettuati e a tenere sotto controllo tutti il sistema di analisi dei test e di tracciamento? Riusciremo a reperire il materiale necessario (ovvero i tamponi) per testare tutti i lavoratori privi di Green pass? Alcune domande rimangono attualmente senza risposta…