Si attende con ansia l’entrata in vigore, a partire da venerdì 15 ottobre, dell’obbligo nel possesso del Green Pass per poter accedere ai luoghi di lavoro che riguarderà milioni d’italiani, impiegati nei settori pubblici, privati ed i lavoratori autonomi.
A tale proposito, stando a quanto riportato dal corriere.it, il presidente del Consiglio, Mario Draghi ha approvato, nella giornata di martedi 12 ottobre, un Dpcm che prevede delle:
“Linee guida per il rientro in ufficio dei dipendenti della Pubblica Amministrazione e quello sulle modalità di controllo della certificazione verde sia per l’impiego pubblico che per quello privato.”
Il Dpcm integrativo, firmato da Mario Draghi, ha l’obiettivo di rendere più definite le regole con cui i lavoratori dovranno confrontarsi a partire dal 15 ottobre.
Infatti, nel primo caso, il Dpcm adottato da Palazzo Chigi è stato fortemente voluto sia da Renato Brunetta, ministro della Pubblica Amministrazione, che da Roberto Speranza, ministro della Salute.
Esso riguarda le linee guida che dovranno essere adottate per il rientro al lavoro in presenza degli impiegati nella Pubblica Amministrazione, oltre che all’obbligo del Green Pass negli uffici.
Nel secondo caso, come sostiene ilsole24ore.com, è il Dpcm stato creato:
“Su proposta del ministro dell’Economia, Daniele Franco, di quello dell’Innovazione Tecnologica, Vittorio Colao, e dello stesso Speranza.”
In questa parte, vengono stabilite le modalità di controllo del Green Pass, oltre che introdurre gli strumenti informatici che consentiranno la verifica automatizzata delle certificazioni nei luoghi di lavoro e le eventuali sanzioni per coloro che saranno inadempienti agli obblighi imposti.
Tuttavia, l’entrata in vigore dell’obbligo di possedere e mostrare il Green Pass, ha suscitato numerose proteste sia da parte dei lavoratori che da alcune categorie di settore.
Chi effettuerà il controllo del Green Pass per i lavoratori nel settore pubblico e privato?
Ogni azienda, sia pubblica che privata, potrà gestire autonomamente le procedure di verifica del Green Pass dei propri dipendenti, purché si attenga alle normative sulla privacy e le linee guida emanate dal Dpcm del 12 ottobre 2021.
In aggiunta all'applicazione "VerificaC19", già in dotazione per controllare la validità del Green Pass, saranno rese disponibili, come riporta ilsole24.com:
"Specifiche funzionalità che consentono una verifica quotidiana e automatizzata del possesso delle certificazioni.”
A tale scopo, la verifica del Green Pass, da parte dei datori di lavoro, potrà avvenire attraverso strumenti differenti.
Ad esempio, in alcuni casi, integrando il sistema di lettura e verifica del QR code del Green Pass ai sistemi di controllo degli accessi fisici oppure attraverso l’uso di differenti piattaforme informatiche, tra cui: la Piattaforma NoiPA, rivolta agli enti pubblici, il Portale istituzionale INPS, per i datori di lavoro che hanno più di 50 dipendenti, sia nel settore pubblico che privato, e la Piattaforma nazionale-DGC.
Proprio per quanto riguarda il controllo del possesso e della validità del Green Pass, il Garante della Privacy ha approvato l'uso delle piattaforme e delle applicazioni per la verifica del certificato vaccinale purché siano tutelati i dati sensibili dei lavoratori.
Infatti, non sarà possibile per i datori di lavoro raccogliere informazioni sulla salute dei dipendenti, ad eccezione di quelle necessarie per evitare l’applicazione delle sanzioni, ed il QR code, ottenuto durante la scansione di verifica, non potrà essere conservato o riutilizzato inseguito.
Inoltre, il Dpcm prevede la possibilità ai dirigenti di richiedere in anticipo ai lavoratori il Green Pass, affinché sia permesso di programmare i turni aziendali.
Il certificato verde deve essere richiesto entro un lasso di tempo che non superi le 48 ore.
Come avvengono i controlli del Green Pass dentro i luoghi di lavoro?
Il Dpcm stabilisce come debbano avvenire i controlli dei certificati vaccinali dei dipendenti all’interno dei posti di lavoro.
Secondo ansa.it, tali verifiche sulla validità del Green Pass:
“Devono essere fatti ogni giorno, all'accesso in ufficio o anche successivamente, a tappeto o a campione in una misura non inferiore al 20% del personale in servizio e assicurando una rotazione costante.”
Inoltre, per evitare ritardi, affollamenti o code all’ingresso e all’uscita sarà possibile, per i datori di lavoro, scaglionare gli accessi rendendo gli orari più flessibili.
Cosa rischia il datore di lavoro che non rispetta la normativa?
I dirigenti e datori di lavoro sono incaricati di controllare il possesso del Green Pass da parte dei dipendenti oppure possono delegare tale compito.
Coloro che non attuano misure di controllo o che non si attengono alle normative stabilite dal Dpcm, rischiano una multa dai 400 ai 1.000 euro.
Oltre ciò, in caso di violazione reiterata, la sanzione amministrativa sarà raddoppiata.
Cosa rischia il lavoratore che non possiede il Green Pass?
Il lavoratore o il dipendente che si presenta sul posto di lavoro sprovvisto di Green Pass, oppure comunica di non possedere tale certificazione, non potrà accedere al posto di lavoro.
Di conseguenza, il lavoratore resterà a casa senza stipendio, dato che verrà considerata un’assenza ingiustificata, ma senza nessuna sanzione disciplinare o rischio di licenziamento.
Il dipendente potrà far ritorno al suo posto di lavoro a partire dal primo gennaio 2022, quando e se cesserà lo stato d'emergenza.
Tuttavia, saranno severamente puniti coloro che entrano nell’azienda o nel luogo di lavoro aggirando i controlli, così come coloro che utilizzano un Green Pass falso o di proprietà altrui.
Infatti, come dichiarato da corriere.it:
“In questo secondo caso, oltre a rimanere a casa in assenza ingiustificata senza stipendio, si deve pagare una sanzione amministrativa che va dal 600 ai 1.500 euro."
A tale proposito, non si esclude che le sanzioni disciplinari con l’accusa di aver alterato o falsificato il Green Pass possano portare il lavoratore al licenziamento e, nel caso di dipendenti della Pubblica Amministrazione, possano esserci delle responsabilità penali.
Al momento, vi sono 3,5 milioni di lavoratori sprovvisti del Green Pass. Coloro che si rifiutano di effettuare il siero anti-Covid ed ottenere il certificato vaccinale, non potranno richiedere l'alternativa di lavorare da remoto.
Cosa deve fare il datore di lavoro qualora un dipendente sia sprovvisto di Green Pass?
Nel caso in cui il dirigente oppure il datore di lavoro abbiano uno o più lavoratori sprovvisti di Green Pass, sono tenuti ad allontanarli subito dal luogo di lavoro.
Qualora il dipendente si presenti al lavoro con una certificazione vaccinale falsa o alterata, il datore di lavoro avrà il compito di segnalarlo alla Prefettura, affiché gli vengano applicate le sanzioni disciplinari previste.
Inoltre, il datore non sarà tenuto a versare niente al lavoratore sprovvisto del Green Pass.
Di conseguenza, durante i giorni d’assenza, il dipendente non maturerà né contributi né ferie.
Il Dpcm, prevede che qualora un’azienda sia nelle condizioni di rinunciare a un dipendente senza Green pass, può attivare un sistema di sostituzione interno.
Per quanto riguarda le piccole aziende, con meno di 15 dipendenti, il Dpcm permette di sostituire il lavoratore assente per un periodo di dieci giorni che potranno essere prolungati, con un massimo di altri dieci.
Tuttavia, le associazioni delle piccole imprese, dell'artigianato e del commercio sostengono che sia difficile attuare le sostituzioni del personale assente data la mancaza di manodopera qualficata.
Cosa succederà a coloro che non possono richiedere il Green Pass per motivi di salute?
I soggetti che non possono richiedere il Green Pass poiché, a causa di comprovati motivi di salute, non è loro permesso sottoporsi alla vaccinazione contro il Covid-19, non saranno esclusi dall’attività lavorativa.
Coloro che non possono sottoporsi alla vaccinazione dovranno trasmettere la documentazione sanitaria, che acccerti il loro stato di salute, al medico dell'amministrazione d'appartenenza.
Dopodichè riceveranno un apposito QR code, ancora in fase di definizione, che saranno tenuti a mostrare sul posto di lavoro.
Una volta ottenuto il pass, coloro che sono esenti non saranno soggetti ad alcun controllo o sanzione.
Cosa succederà ai lavoratori che attendono il rilascio o il rinnovo del Green Pass?
I lavoratori che hanno diritto al Green Pass e ne attendono il rilascio o il rinnovo, non saranno costretti a dover assentarsi dal lavoro.
Ilsole24ore.com riporta che durante il periodo d’attesa per ottenere il certificato vaccinale:
“Sarà possibile avvalersi dei documenti rilasciati, in formato cartaceo o digitale, dalle strutture sanitarie pubbliche e private, dalle farmacie, dai laboratori di analisi, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta.”
Le proteste dei lavoratori e delle categorie professionali contro l’obbligo di Green Pass
L’introduzione dell’obbligo di possedere e mostrare il Green Pass, da parte dei lavoratori, entrerà in vigore a partire da venerdì 15 ottobre. Nonostante ciò, sono già sorte le prime polemiche e problemi legati all’utilizzo della certificazione verde.
Secondo quanto riporta ilrestodelcarlino.it, gli autotrasportatori hanno denunciato che l’introduzione dell’obbligo di Green Pass potrebbe comportare la scarsa disponibilità di prodotti nei supermercati, dato che:
“Il 90% delle merci in Italia viaggia su gomma e gli autisti, molti dei quali stranieri, sono spesso sprovvisti di certificato verde.”
La Fiap (Federazione italiana autotrasportatori professionali) ha dichiarato che gli effetti negativi ricadranno sulla collettività e le industrie, generando importanti ripercussioni sull'economia italiana che era stata già provata dalla pandemia.
Oltre ciò, a partire dal 15 ottobre, il porto di Trieste rischia di fermare la sua attività dato che la proposta fatta dal governo di fornire tamponi gratuiti per i dipendenti è stata respinta dal Coordinamento lavoratori portuali Trieste (Clpt).
In merito alla situazione, corriere.it ha riportato la dichiarazione di Paolo Uggé, presidente di Conftrasporto-Confcommercio:
“Si rischia il caos, con un’incognita enorme nei rifornimenti e sul funzionamento regolare dei trasporti e della logistica.”