ISEE corrente: come usarlo per avere più bonus!

Ci chiedono tutti l'ISEE, ma non sottolineano con abbastanza energia che in effetti rappresenta la situazione finanziaria di due anni prima. Per molti che sono in difficoltò da molto tempo questo significa rinunciare ai sussidi a cui hanno diritto. E allora usiamo quello corrente.!

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ISEE: ci viene chiesto per avere molti dei sussidi più diffusi. Dal reddito di cittadinanza, fino a tutta una serie di bonus che sono legati nell’entità e a volte per la loro stessa esistenza a questa sigla. Ma ci viene chiesto anche quando dobbiamo iscriverci all’università, per determinare l’entità dalle tasse dovute, o quando ci mettiamo in lista per ottenere una casa popolare.

Insomma, qualcosa con cui prima o poi tutti dobbiamo avere a che fare. Si tratta della rappresentazione della nostra situazione economica e finanziaria: traduce in numeri l’entità delle nostre disponibilità economiche mettendole in rapporto anche con quante sono le persone che ne beneficiano. Non si tratta infatti di qualcosa che si presenta da solo, a meno che si tratti di una famiglia composta da una sola persona. Se i componenti del nucleo familiare sono più di uno tutti quelli che guadagnano e tutti quelli che spendono devono essere conteggiati.

Una cosa forse poco nota è che nonostante questo documento si proponga di fare una fotografia fedele dello stato dei fatti, in realtà questa istantanea è piuttosto datata: risale a due anni prima. Inutile sottolineare che nel corso di due anni le cose possono cambiare parecchio.

In questo ci viene incontro il legislatore, che a fianco dell’ISEE ordinario ha introdotto anche quello corrente: non utilizzabile in tutte le situazioni, ma in particolari casi dove il reddito o il patrimonio sono cambiati parecchi questa opzione non solo è autorizzata, ma anche consigliata.

Che cosa è l’ISEE

Come troviamo spiegato nella pagina dedicata del Ministero del Lavoro

l'ISEE ha lo scopo principale di valutare e confrontare con parametri obiettivi la situazione economica delle famiglie che chiedano di accedere a una prestazione sociale o a una agevolazione.

Il risultato ottenuto viene comunicato al richiedente e viene inserito in una banca data consultabile dagli enti che devono erogare sussidi o prestazioni assistenziali.

Gli enti autorizzati hanno accesso ai dati relativi al valore dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, la composizione del nucleo familiare e le informazioni inserite nella DSU.

Come chiedere l’ISEE

L’ISEE non deve essere calcolato direttamente dal richiedete, ma viene predisposto dall’INPS al quale deve essere inviata la domanda. Può essere chiesto in qualsiasi momento dell’anno se ne abbia la necessità, ma la scadenza è sempre il 31 dicembre dell’anno in corso.

Si chiede inviando la DSU: Dichiarazione Sostitutiva Unica, direttamente all’INPS, inviando la domanda tramite un Caf, oppure utilizzando l’ISEE precompilato. La DSU è un documento dove devono essere elencate tutte le indicazioni sia di tipo anagrafico, che reddituale e patrimoniale dei componenti del nucleo familiare.

Possono essere auto dichiarate le informazioni relative ai dati anagrafici, allo stato del patrimonio il 31 dicembre di due anni prima da quello in cui si compila il documento.

Sono invece raccolte tramite l’Agenzia delle Entrate le informazioni relative al reddito tassato ai fini Irpef, tramite l’INPS quelle relative a pensioni o servizi di assistenza che non debbano essere inseriti nella dichiarazione dei redditi.

Come viene calcolato l’ISEE

Si ricorda che i dati inseriti sono quelli al momento della richiesta con riferimento a quelli anagrafici della famiglia, sono invece quelli di due anni prima con riferimento al patrimonio e al reddito.

I dati forniti vengono rielaborati, mettendo in rapporto le cifre di tipo economico con un parametro determinato dal numero dei componenti della famiglia. Questo parametro viene influenzato dal numero di eventuali figli minorenni e anche dalla presenza di disabili.

È evidente che questo sistema di calcolo dell’ISEE potrebbe dare dei risultati che rispondo poco all’effettivo stato dei fatti. Mentre il numero dei componenti della famiglia è aggiornato, non lo è quello del patrimonio e del reddito, che potrebbe essere nel corso dio due anni cambiato parecchio.

Che cosa è l’ISEE corrente

E' negli scopi e nella struttura la stessa cosa dell’ISEE ordinario: un parametro che inserisce la famiglia in una fascia economica patrimoniale, tenendo in considerazione non solo quanto capitale o reddito c’è a disposizione, ma anche quante sono le persone che beneficiano di quel capitale.

La differenza rispetto a quello ordinario è che viene scattata un’istantanea dello stato dei fatti al momento in cui si fa la domanda. Non quindi dati economici vecchi di due anni, ma quelli reali.

In effetti visto che la scelta di tenere conto di dati precedenti è legata alla necessità di avere già negli archivi i dati con cui confrontare le dichiarazioni fatte, i casi in cui si possa optare per il modello corrente sono pochi e specificati per legge.

Quando si può chiedere l’ISEE corrente

La legge numero 58 del 2019 dice che

i nuclei familiari che già siano in possesso dell’ISSE ordinario possono chiedere quello corrente solo nei casi in cui ci sia stata una consistente variazione della situazione economica o patrimoniale di uno o più componenti della famiglia.

I casi espressamente indicati sono quello in cui uno o più componenti abbia perso il lavoro, oppure sia modificato o si sia ridotto in modo tale da intaccare il reddito precedente. Inoltre nelle ipotesi in cui siano venute meno le prestazioni di tipo assistenziale o a titolo di indennità che non devono essere inserite ai fini Irpef nella dichiarazione dei redditi.

Seconda ipotesi è quella in cui il reddito si sia ridotto almeno del 25% rispetto a quello che risulta dal modello ordinario. Anche in questo caso il reddito, inteso in modo più ampio di quello da lavoro, ricomprendendovi in sostanza tutte le voci che devono essere inserite nella dichiarazione dei redditi alle quali sia applicabile l’Irpef, è riferibile a tutto il nucleo familiare. 

Con redditi rilevanti si intendono sia quelli che derivano da lavoro dipendente e autonomo, da pensione e quelli che derivino da prestazioni di tipo assistenziale di qualunque tipo. Tra questi anche il reddito di cittadinanza e il reddito di emergenza.

Vi rientrano anche gli assegni di mantenimento se fossero ridotti o sospesi. Esclusi invece i redditi che si ottengono per esempio da un canone di affitto, perché non inseriti nella legge

Possibile che qualcuno abbia avuto un aumento di reddito, che bilanciato con le riduzioni degli altri porti comunque a minori entrate rispetto a due anni prima. Ultima ipotesi è quella cui sia il patrimonio ad essere intaccato in modo considerevole. In questo caso la percentuale di riduzione deve essere di almeno il 20%.

Quali dati sono indicati nell’ISEE corrente

La fotografia scattata della situazione finanziaria, se pur più attuale di quella ottenuta con il modello di ISEE ordinario si riferisce in ogni caso al patrimonio nella disponibilità della famiglia il 31 dicembre dell’anno precedente. Il reddito indicato deve essere quello entrato negli ultimi dodici mesi, iniziando a contarli dalla data in cui si compila la Dichiarazione Unica Sostituiva.

Tenuto conto della particolarità della situazione, per il caso in cui qualcuno abbia perso il lavoro o un sussidio si può fare riferimento agli ultimi due mesi, che saranno utilizzati come base per il calcolo del reddito annuale.

Scadenza dell’ISEE

Gli ISEE ordinari, indipendentemente dalla data in cui sono stati chiesti e ottenuti scadono sempre il 31 dicembre dell’anno per cui hanno validità. Dovranno quindi essere richiesti a ogni nuovo anno, aggiornando se questo sia necessario a causa di cambiamenti, i dati anagrafici dei componenti della famiglia o quelli di tipo finanziario.

I modelli correnti hanno la validità di sei mesi, indipendentemente dalla data di richiesta, se sono stati presentati a seguito della variazione della sola componente reddituale. Dura fino al 31 dicembre e poi deve essere rinnovato se si è ridotto anche il patrimonio. Infine scade dopo soli due mesi se le ragioni della richiesta sono la perdita del lavoro.

Quando aggiornare l’ISEE corrente?

L’ISEE corrente deve essere aggiornato al momento della scadenza, diversa a seconda delle ragioni per cui è stato chiesto.

Ma ne deve essere chiesta la modifica in tutti i casi in cui ci sia stato un miglioramento della situazione precedentemente dichiarata. I termini per gli aggiornamenti sono due mesi dalla data in cui si sono verificati i fatti rilevanti. Questo documento vale sei mesi dal rilascio.

ISEE con errori che fare?

Tutte le informazioni che devono essere auto dichiarate, sono poi verificate dall’INPS attingendo dalle banche dati delle pubbliche amministrazioni. Nel caso al richiedente dovesse essere segnalato che da questi controlli risultino degli errori, o delle omissioni la legge non dà per scontato che si tratti di uno sbaglio del richiedente. In questo caso l’articolo 11 della legge numero 159 del 2013

dà la possibilità di utilizzare comunque quell’ISEE per chiedere benefici o sussidi.

In quel caso, però gli enti che erogano il benefico hanno la facoltà, che in genere esercitano di esigere i documenti che dimostrino che il contenuto dell’ISEE risponde effettivamente alla realtà. In sostanza si tratta di un modo per velocizzare le pratiche, ma a cui conviene ricorrere solo in casi di assoluta certezza di non avere commesso errori. 

I documenti che sono considerati validi sono quelli ufficiali: per esempio nel caso di patrimonio immobiliare hanno valore solo quelli rilasciati dalla banca o da Poste Italiane inviano anche i rapporti di tipo finanziario ad Agenzia delle Entrate.

Se ci fossero dei dubbi sulla correttezza dei dati forniti o sul possesso di elementi che li provano, meglio ricorrere alle altre alternative. Quelle offerte dalla legge sono di presentare una DSU rinnovata con l’inserimento di quanto rima si sia omesso, oppure sia stato inserito sotto voci o con forme diverse. Questo tipo di operazione può essere fatta in autonomia, senza bisogno di farsi assistere da un intermediario.

Ultima possibilità è quella di rivolgersi al proprio Caf di fiducia e chiedere che faccia sulla DSU una rettifica retroattiva. Questa strada, però è percorribile solo nel caso in cui ci sia stato un errore di compilazione di tipo materiale da parte del Caf.