Istat: dal lavoro alla natalità, ecco i dati del 2021

Finalmente sono usciti tutti i dati statistici riguardo il 2021. Secondo l'ISTAT, lavoro e consumi sono in aumento, mentre la natalità continua a scendere.

Finalmente è arrivato l’anno nuovo! Nell’augurarvi un buon 2022 a tutti, vogliamo sperare sinceramente che l’anno a venire possa essere più rassicurante del precedente.

Si perché, sebbene nel 2021 vi sia stato un segno di ripresa, non tutto è andato come speravamo. La terribile pandemia di Covid-19, che ormai infuria da due anni, non sembra voler lasciarci in pace nonostante lo sforzo enorme dell’umanità intera di procurare dei vaccini per la malattia in tempo record.

La nuova variante, Omicron, parrebbe addirittura essere particolarmente resistente ai vaccini, sebbene l’effetto sui vaccinati con doppia dose sia molto più contenuto rispetto a quello sui pazienti non vaccinati. Parrebbe, inoltre, che la terza dose sia quasi completamente efficace contro Omicron.  

Ma oltre la pandemia, il 2021 è stato un anno importante anche per il clima. Il Cop26 ha tenuto luogo stabilendo alcuni importanti passi verso uno sforzo comune per combattere il cambiamento climatico, come la creazione di una fondo finanziario internazionale per aiutare i paesi in difficoltà. 

In politica estera, infine, non è stato un anno particolarmente buono per Joe Biden. Il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, nel suo primo quarto del mandato, è riuscito certamente a mettere in sacca un importante traguardo, ovvero quello del piano di investimenti da oltre 1 trilione di dollari, ma è anche stato tartassato dalle difficoltà legate alla pandemia e, soprattutto, all’inflazione.

In effetti, l’inflazione si è fatta sentire anche da noi in Europa ed in altri paesi del mondo (persino economie meno sviluppate come la Turchia). I prezzi dell’energia e dei beni di consumo sono saliti alle stelle, mettendo in difficoltà una popolazione già stremata

In Italia, l’inflazione ha raggiunto quota 3.9%, un livello preoccupante ma gestibile soprattutto in fase di ripresa economica, quando le persone riprendono a spendere e a rimettere denaro in circolo. 

Ma a che punto sta, effettivamente, questa ripresa? Oggi, finalmente, è possibile fare un bilancio complessivo dell’anno passato per il nostro paese. A venirci incontro è il lavoro dell’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), ente che ha finalmente messo a disposizione tutti i dati economici importanti per il nostro paese. 

Vediamo insieme, dunque, com’è andato il 2021 in numeri per l’Italia, utilizzando i dati forniti dall’ISTAT su lavoro, natalità, reddito e consumi

Prima, però, diamo un’occhiata veloce a cosa è esattamente l’ISTAT e come fa ad operare su una popolazione così vasta come quella italiana. 

Cos’è l’ISTAT e come opera

Nato nel 1926 durante il fascismo, l’ISTAT opera oggi in una fitta rete di istituti statistici europei, che puntano alla creazione di un’organizzazione di statistica continentale. 

Il suo obiettivo originario era quello di raccogliere alcuni dati riguardanti lo stato in maniera organizzata, ma le sue mansioni principali sono state cambiate con decreto legislativo nel 1989. 

Le principali attività dell’ISTAT, che si rispecchiano poi nell’ambito europeo, sono il censimento della popolazione, il censimento di agricoltura, industria e servizi nonché un generale campionamento di popolazione e famiglie su svariate materie. 

Ad oggi, l’ISTAT fornisce importantissimi dati sulla salute socioeconomica del paese, di cui spesso la classe politica si serve per prendere decisioni. 

Per riuscire ad avere un numero così elevato e dettagliato di informazioni, l’ISTAT si mette in contatto direttamente con il paese, fornendo questionari per posta oppure anche telefonicamente. 

A volte, inoltre, consegna i propri questionari alle aziende, le quali poi li passeranno ai lavoratori. 

Alcune mansioni, come il censimento totale della popolazione, hanno una cadenza di tempo fissa. Nel caso del censimento, esso avviene ogni dieci anni

Ed è così, dunque, che l’ISTAT riesce a fornire ogni anno dati molto dettagliati e statistiche molto precise sulla popolazione italiana. 

In questo video informativo di GISsiamo, inoltre, potrete vedere come scaricare ed usare i dati ISTAT, i quali sono completamente accessibili da parte di tutti.

Vediamo dunque insieme alcuni di questi dati cruciali riferiti all’anno 2021. 

ISTAT: lavoro in crescita

Iniziamo dalle buone notizie. Secondo i dati ISTAT, lavoro e occupazione sono in aumento nel 2021. Per quanto fosse prevedibile, a seguito di un crollo verticale a causa della pandemia, è comunque un sollievo vedere i dati ISTAT sul lavoro risalire

In particolare, nel terzo trimestre del 2021 (luglio – settembre) vi sono stati mezzo milione di lavoratori in più rispetto allo stesso periodo del 2020, e 120mila in più rispetto al trimestre precedente

Il tasso di occupazione è salito al 58.4%, mentre la disoccupazione è scesa al 9.2%

A vedere l’aumento più significativo sono stati gli occupati a termine, cresciuti del 13.1% rispetto al 2020, mentre calano gli occupati a tempo indeterminato

Inoltre, secondo una nota dell’ISTAT, lavoro e domanda di lavoro stanno subendo un trend molto positivo:

Proseguono i segnali di ripresa della domanda di lavoro, con un aumento congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti pari a 2,7%. Su base annua, la crescita del 5% delle posizioni dipendenti segna un recupero delle perdite complessivamente subite a partire dal secondo trimestre 2020 quando, a seguito della pandemia, la domanda di lavoro nel settore privato ha iniziato a contrarsi.

Il segnale sembra ripetersi sia per il tempo pieno (+2.4%) sia per il tempo parziale (+3.4%). 

Infine, anche la produttività sul lavoro, l’ISTAT rivela, è in discreto aumento. Rispetto al terzo trimestre del 2020, gli italiani hanno lavorato il 4.1% in più, nonché l’1.4% in più rispetto al trimestre precedente.

In generale, però, la pandemia ha fatto calare la produttività complessiva dell’11.2%, e sarà molto difficile recuperare tutto quel tempo perduto. Il trend di crescita, comunque, c’è ed è sicuramente destinato a rimanere per i prossimi anni. 

In effetti, la produttività sul lavoro è in crescita sin dal 1995, con una crescita media annua dello 0.4%. La ripresa in questo senso, per quanto lenta potrà essere, è dunque quasi sicuramente inevitabile

ISTAT: natalità in calo

Meno rassicuranti sono i dati ISTAT sulla natalità. Non è un segreto che la pandemia abbia rallentato le nascite; d’altronde le famiglie hanno ben altro a cui pensare e spesso non hanno neanche le risorse materiali per crescere un bambino in questo momento. 

Tuttavia, la pandemia riconferma un trend che va avanti da anni e che è stato semplicemente accelerato dal virus stesso. 

Ma vediamo i dettagli: nel 2020, primo anno di pandemia, i nuovi nati sono stati 404.892. Si tratta di 15mila nati in meno rispetto al 2019; a dicembre si trattava, in percentuale, di un calo del 10.7%

Nel 2021 la situazione è tutt’altro che migliorata. I dati sono ancora provvisori, ma secondo l’ISTAT la natalità è calata di 12.500 unità solo nei primi nove mesi dell’anno. E’ dunque probabile, dice l’ISTAT, che la natalità complessiva dell’anno sia addirittura inferiore a quella del 2020

Come dicevamo, questo è un trend che va avanti da oltre un decennio. Dal 2008, infatti, vi è stato un calo delle nascite del 29.8%, una percentuale spaventosa che fa chiedere quali possano esserne le cause. 

Secondo La Repubblica, una delle cause principali è la denatalità delle nuove generazioni. Citando direttamente, infatti:

Da un lato, le cosiddette baby-boomers (ovvero le donne nate tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta) stanno uscendo dalla fase riproduttiva (o si stanno avviando a concluderla); dall’altro, le generazioni più giovani sono sempre meno consistenti.

Queste ultime scontano, infatti, l’effetto del cosiddetto baby-bust, ovvero la fase di forte calo della fecondità del ventennio 1976-1995, che ha portato al minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995.

Altro dato significativo per capire la denatalità in Italia è l’aumento dell’immigrazione, che ha causato sempre meno nascite di bambini con uno o entrambi genitori italiani

Infine, è interessante notare come vi siano sempre meno nascite nei matrimoni. Nel 2020, i figli nati all’interno del matrimonio sono stati oltre 200.000 in meno rispetto al 2008. Un numero molto alto che, però, ha senso se confrontato al corrispettivo calo dei matrimoni in generale.

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ISTAT: reddito e consumi in aumento

Infine, vediamo insieme quanto sia cambiato il reddito e la propensione al risparmio degli italiani.

Nel 2021, nonostante tutto, abbiamo iniziato lentamente ad uscire dalla crisi, e quindi ci dovremmo aspettare un aumento dei consumi da parte della popolazione, nonché un aumento generale del reddito. 

Fortunatamente, abbiamo visto una crescita in entrambi. Secondo l’ISTAT, infatti, il reddito è aumentato dell’1.8% mentre la propensione al consumo è cresciuta del 3.6%. In sostanza, gli italiani sono più ricchi e comprano più cose ora rispetto al 2020

In una nota, infatti, l’ISTAT ha spiegato che:

Il reddito disponibile delle famiglie e il loro potere d’acquisto sono cresciuti sensibilmente – spiega l’Istat -, mentre la crescita sostenuta dei consumi finali ha generato una flessione della propensione al risparmio, rimasta tuttavia a livelli superiori a quelli registrati prima della crisi.

La Pubblica Amministrazione, tuttavia, rimane ancora indebitata con un debito del 6.2% (fortunatamente tre punti percentuali in meno rispetto al 2020). 

Secondo l’Unione Nazionale Consumatori, inoltre, questi dati risulterebbero insoddisfacenti.

Come ha dichiarato il suo presidente Massimiliano Dona, infatti:

Se è certo positivo che i consumi delle famiglie siano saliti sia rispetto al secondo trimestre 2021 sia rispetto al terzo trimestre 2020 — commenta il presidente Massimiliano Dona — siamo ancora troppo distanti dai valori pre-crisi. Se, infatti, raffrontiamo il dato di oggi con tutti gli ultimi trimestri pre-crisi del 2019, non c’è un solo confronto che sia in territorio positivo.

Sempre secondo Dona, inoltre, ci accorgeremo di quanto i dati del 2021 siano deludenti una volta arrivate le statistiche del quarto semestre, quando l’inflazione ha determinato una seria diminuzione dei consumi da parte dei cittadini italiani. 

Redazione Trend-online.com
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