Assegno di mantenimento, fino a che età il figlio ne ha diritto

L'assegno di mantenimento non può essere corrisposto a vita. Anche se non viene stabilito un limite d'età preciso, vediamo quando i figli lo perdono.

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I figli devono essere mantenuti dai genitori anche quando diventano maggiorenni. La stessa regola vale anche per i figli di genitori separati.

In questo caso, il genitore deve continuare a versare l’assegno di mantenimento. Separati o meno, i genitori devono ancora provvedere alla prole, alle spese necessarie per il loro sostentamento anche dopo il raggiungimento della maggiore età.

I figli, però, non devono troppo cullarsi sugli allori, in quanto non possono essere mantenuti all’infinito. Nel testo ci focalizzeremo, nello specifico, nel caso dei genitori separati, spiegando fino a che età devono versare l’assegno di mantenimento ai figli.

Cos’è e come si determina l’assegno di mantenimento ai figli

La legge non stabilisce un limite d’età preciso in cui i figli perdono il diritto ad essere mantenuti dai genitori. Ciò vale anche in caso di separazione dei genitori. Non si deve pensare che l’assegno di mantenimento debba essere corrisposto per sempre. Se la legge non stabilisce un limite d’età in cui il figlio perde il diritto a ricevere l’assegno, individua, però, alcuni criteri che pongono un fine al mantenimento.

Prima di capire quali sono, spieghiamo, brevemente, cos’è l’assegno di mantenimento. Si tratta di una somma di denaro che il genitore non affidatario deve versare per provvedere alle spese che riguardano il mantenimento dei propri figli.

L’assegno di mantenimento serve, appunto, per far sì che il genitore non affidatario continui lo stesso a rispettare l’obbligo che la legge impone al mantenimento dei figli, quindi, fornendogli quanto necessario per mantenere lo stesso tenore di vita precedente alla separazione.

Nel mantenimento rientrano le spese essenziali e anche tutte le altre spese necessarie per le attività utili allo sviluppo del ragazzo (si pensi, per esempio, alle spese per le attività sportive o artistiche oppure alle gite scolastiche). Dopo la separazione dei genitori, il figlio continuerà a ricevere il mantenimento del genitore sotto forma di assegno, appunto una prestazione economica da parte del genitore non affidatario (il genitore con il quale non vive).

Quando il figlio è ancora minorenne, l’assegno viene versato all’altro genitore affidatario. Una volta diventato maggiorenne, l’assegno potrà essere versato direttamente al figlio. Parliamo di entità dell’assegno di mantenimento. In base a quanto stabilito dalla legge, la prestazione deve essere proporzionale al reddito di chi lo versa, ma deve tenere conto anche di altri fattori come le esigenze del figlio e il tenore di vita che il figlio aveva prima della separazione. Nel determinare l’entità della prestazione, si tiene conto anche dell’età del figlio e della tipologia di affido.

Fino a che età spetta l’assegno di mantenimento ai figli

Abbiamo già detto che la legge non impone un limite entro il quale si perde il diritto a ricevere l’assegno di mantenimento. Tuttavia, più passa il tempo e più si raggiungono alcuni risultati meno si ha diritto a ricevere la prestazione economica.

In alcuni casi, i figli dei genitori separati, ricevendo l'assegno di mantenimento, si sentono in un certo qual modo al sicuro in quella parvenza di autonomia che la prestazione economica rappresenta. Non bisogna cullarsi troppo, però, in quanto l'assegno di mantenimento non può essere corrisposto a tempo indeterminato.

A grandi linee, si perde il diritto a ricevere la prestazione nel momento in cui il figlio diventa economicamente indipendente. E se il figlio non raggiunge mai l’indipendenza economica? Come fare quando si “culla” sugli allori e non si mette a studiare oppure a cercare lavoro? Ebbene, in questi casi, quando il figlio non dimostra di impegnarsi concretamente a cercare lavoro né tantomeno studia, allora perde il diritto a ricevere la prestazione economica.

Viene stabilita un’età limite, i trenta anni. Se entro questa età, i figli riescono a dimostrare che il mancato raggiungimento dell’autosufficienza economica non dipende da loro, ma da difficoltà oggettive ad inserirsi nel mercato del lavoro non perdono il diritto a ricevere l'assegno.

Se, al contrario, lo stato di disoccupato e la mancata autosufficienza economica dipende dalla sua incapacità a trovare lavoro allora il genitore non è più tenuto a versare l’assegno.

Si può fare anche l’esempio di un figlio trentenne ancora studente universitario, che non dà esami e che la laurea sembra essere un lontano traguardo. Anche in questo caso, se non riesce a dimostrare che il ritardo non dipende da lui, allora non ha più diritto ad essere mantenuto.

Una volta raggiunta l’autonomia economica, inoltre, si perde per sempre il diritto a ricevere la prestazione economica, senza alcuna possibilità di recuperarla. Possiamo fare l’esempio di un figlio che viene licenziato. In questo caso, il figlio non ha più diritto a richiedere l’assegno di mantenimento. Tuttalpiù, potrebbe richiedere ai genitori gli alimenti volti a garantirgli i beni primari.

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