Matrimonio o convivenza, quale conviene in termini di diritti? Ecco la risposta

Tra matrimonio e convivenza, quale conviene in termini di diritti, tutele e leggi? Ecco una panoramica delle differenze.

La scelta tra matrimonio e convivenza è del tutto personale, e influenzata da diversi fattori. Tuttavia ad oggi vi sono diverse motivazioni che portano le coppie a scegliere la convivenza piuttosto che il matrimonio, o il matrimonio piuttosto che la convivenza.

In occidente tuttavia viene sempre meno il legame della famiglia per matrimonio, e l’Istat rileva invece un aumento delle coppie di fatto, ovvero delle coppie non sposate, che decidono anche di convivere, e in molti casi di avere dei figli.

Intorno alla scelta tra matrimonio e convivenza tuttavia vi sono anche ragioni di tipo economico: spesso infatti la spesa per un matrimonio è considerata ingente e si preferisce risparmiare scegliendo la convivenza. Vediamo quali sono invece i diritti e le tutele intorno a entrambe le scelte.

Matrimonio o convivenza: il mantenimento

Abbiamo visto che le coppie sposate sono sempre meno, rispetto alle coppie di fatto e conviventi. Tra gli svantaggi principali del matrimonio vengono rilevati prima di tutto i costi per il matrimonio stesso, e in seconda fase anche la complessità delle procedure in caso di divorzio.

Tuttavia, il matrimonio garantisce alcuni vantaggi sotto forma di tutele, soprattutto per ciò che riguarda gli aspetti economici.

Quando si instaura un matrimonio, ci si può avvalere di alcuni vantaggi in termini di tutele: in caso di separazione infatti, l’ex coniuge che percepisce reddito deve provvedere al mantenimento, tramite assegni, della controparte, se non ha la capacità di sostenersi autonomamente.

Questo non avviene nel caso di coppie conviventi, anche se in particolari casi è sempre possibile che uno dei due versi un assegno alimentare all’altro, se si trova in una condizione di bisogno.

In caso di separazione la legge quindi si può dire che tutela maggiormente le coppie che erano sposate piuttosto delle coppie di fatto. Dall’altro lato, è anche vero che una coppia sposata deve attraversare un iter anche parecchio lungo e complesso prima di ottenere la separazione e il divorzio definitivi.

Tuttavia va ricordato che la legge non fa differenze, in termini di mantenimento, per ciò che riguarda i figli. Sia in caso di coppia sposata che conviventi di fatto, i genitori hanno la responsabilità dei figli, e in caso di separazione devono versare l’assegno di mantenimento per i propri figli.

Non esiste quindi differenza su questo aspetto tra coppie sposate e coppie che convivono: il genitore che si occupa del figlio, può ricevere un assegno di mantenimento dall’altro genitore in entrambi i casi.

Il diritto di affidamento e il diritto di visita dell’altro genitore sono quindi in ogni caso mantenuti sia per coppie non sposate separate sia per ex coniugi separati. Le cose poi possono essere diverse nel caso di affido condiviso o esclusivo, in base ai casi.

La questione economica è centrale nel caso di separazione: mentre a seguito del matrimonio bisogna pagare somme anche elevate all’avvocato, in caso di coppia di fatto che si separa, le pratiche possono essere molto veloci, perché si tratta per lo più di un cambio di residenza.

Matrimonio o convivenza: l’abitazione

Una coppia sposata può condividere l’abitazione tanto come una coppia di fatto, tuttavia la legge prevede differenti regole per alcune situazioni specifiche. Nel caso di decesso di uno dei coniugi sposati, l’altro ha diritto di abitare nella casa condivisa.

In caso di decesso di uno dei membri della coppia convivente, tale diritto è solo parziale, perché prevede che sia possibile abitare nella stessa dimora solamente per 5 anni di tutela.

In caso di decesso, al coniuge superstite vengono corrisposte delle somme in quanto pensione di reversibilità, o il trattamento di fine rapporto del coniuge defunto. L’accesso a tali somme non è invece consentito per le coppie conviventi.

Anche sulla questione eredità ci sono alcune differenze: in caso di matrimonio, il soggetto defunto lascia in automatico la quota di eredità al superstite, mentre nel caso di coppia convivente, questo deve essere specificato nel testamento, non si tratta di un’azione automatica.

Comunione dei beni nel matrimonio e in caso di convivenza

Un’altra differenza sostanziale riguarda la comunione dei beni: in caso di matrimonio, questa avviene in automatico. Cosa significa? Vuol dire che i due coniugi automaticamente pongono i propri beni in comune.

Con la separazione dei beni, che deve essere richiesta in modo esplicito, è invece possibile separare le proprietà dei coniugi. Tuttavia nelle coppie conviventi la comunione dei beni non avviene in automatico.

Questo vuol dire che ciascuno mantiene diritto sui propri beni, e per proporli in condivisione è necessario stipulare un contratto di convivenza specifico, che va a delineare le regole su questi beni.

In conclusione, il matrimonio garantisce alcune tutele, ma è più dispendioso. La convivenza invece ha minori tutele sotto questo punto di vista, ma costituisce un risparmio, anche in caso di separazione.

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