Mutui: clausola Floor nulla, diritto al rimborso di 7 anni di interessi

Chi ha diritto al rimborso degli ultimi 7 anni d'interessi pagati sulle rate del mutuo? La clausola Floor illegittima sui contratti di mutuo!

Per i mutui a tasso variabile spetta il rimborso un chiarimento giunto in una sentenza emessa dalla Corte di Appello di Milano. Finalmente arriva una sentenza che spezza una lancia a favore delle famiglie, permettendo il rimborso degli interessi sulle rate del mutuo pagato nel periodo compreso tra il 2015 e 2022.

In particolare, la decisione della sentenza porta in luce gli effetti della clausola Floor applicata in regime di mutui a tassa variabile, permettendo il diritto al risarcimento in proporzionato a quanto pagato dal cliente e quanto avrebbe concretamente dovuto versare.

In linea generale, quando il discorso cade sulle clausole vessatorie tendenzialmente la questione viene incentrato su un vantaggio prodotto solo da una parte. Nel caso in esame, viene concepito o salvaguardata la remunerazione solo dell’istituto di credito.

Una procedura che esclude e non considera alcuna tipologia di vantaggio o tutela in favore del mutuatario. Fortunatamente è intervenuta la Corte di Appello a fare chiarezza sul diritto al rimborso degli interessi pagati negli ultimi sette anni. 

Mutui: buone notizie nulla la clausola scatta il diritto al rimborso, ecco a chi spetta

Non tutti i clienti possono richiedere il rimborso di quanto versato in più, non tutti hanno diritto al rimborso degli interessi per l’effetto dell’emissione delle clausole vessatorie, ovvero quelle particolari clausole contrattuali onerose a danno del mutuatario.

Nella sentenza n. 2836 viene posto in rilievo la necessità di garantire il rimborso al mutuatario, ovvero la parte che risulta lesa dall’intera procedura di mutuo nel periodo dal 2015 al 2022. Un principio portato avanti dalla Corte di Appello di Milano per quanto riguarda l’immissione nei contratti della clausola Floor.

L’origine della clausola di natura vessatoria mette nella condizione di ricevere gli ultimi sette anni di rimborso sugli interessi delle rate versate per la sottoscrizione del mutuo a tasso variabile. 

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Spetta il rimborso sugli interessi del mutuo variabile, ecco quando va richiesto

La Corte di Appello di Milano ha ritenuto nulla la clausola che porta in grembo un limite alla diminuzione del tasso d’interesse siglato, se non si evince la reale contrattazione tra le parti. Nel caso in esame la contrattazione doveva essere istituita tra la banca e il mutuatario.

Una sentenza chiarificatrice se non rivoluzionaria su molti punti di vista, guidata dal cambio di rotta degli interessi sui prestiti bancari influenzata dall’andamento dell’inflazione su base internazionale

Il cammino troppo “espansivo” delle politiche monetarie impiegate dalla BCE ha indirizzato il costo del denaro verso un canale graduale di abbattimento.

La propensione all’indice al ribasso ha investito anche il tasso d’interesse (Euribor) di riferimento delle banche per gestire o, meglio stabilire il prezzo degli interventi (operazioni) di credito con termini di scadenza di sette giorni a 12 mesi.

Il tasso Euribor è stato adoperato dalle banche come indice di riferimento nei contratti di mutuo a tasso variabile, incrementato dalla quota prodotta dallo spread.

Chi ha diritto al rimborso degli ultimi 7 anni d’interessi sulle rate del mutuo, se c’è la clausola?

Nel periodo temporale dal 2015 al primo semestre del 2022 l’indice Euribor ha portato i tassi d’interesse a una quota inferiore allo zero, rappresentando un tasso negativo a carico della banca, andando a incidere sulla parte o componente fissa, ovvero la parte di profitto che l’istituto di credito porta a se dall’operazione economica finanziaria.

Una situazione che doveva spingere le banche al ricalcolo degli interessi sui mutui o finanziamenti, procedendo alla diminuzione del valore delle rate e al relativo rimborso.

Le banche per tutelare i propri interessi hanno stretto sui possibili rischi dei tassi negativi, inserendo nei contratti di mutuo la postilla legata alla clausola Floor. Una nota che salvaguardava la banca dal non dover ricorrere al ricalcolo della parte fissa degli interessi in presenza di una negatività. Una manovra che garantiva all’istituto di crediti la piena e completa remunerazione sul mutuo.

Nel merito della legittimità della clausola Floor è intervenuta la Corte di Appello di Milano che ha espressamente annullato gli effetti di tale clausola nella sentenza numero 2836/2022.

In sostanza, la clausola in questione porta in grembo uno sbilanciamento sia di natura giuridica che normativa, in quanto il beneficio viene registrato solo dalla parte dell’istituto di credito nessun vantaggio favorevole produce per l’altra parte.

Nello specifico, la Corte di Appello ha espressamente ricordato i principi contenuti nell’articolo 33 del codice del Consumo, nel quale viene posto in rilievo che l’assenza di una trattativa con il consumatore, scaturisce in una clausola di origine vessatoria.

Una postilla non di poco conto se produce uno sbilanciamento nei diritti scaturenti dal contratto non tutelando i diritti del consumatore, ma evidenziando solo il beneficio di una parte, che nel caso in esame viene raffigurata dalla banca.

Infine, nella sentenza la Corte si riporta al controllo della legittimità degli atti istituiti dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea, sulla cui base “impone il diritto alla restituzione delle somme pagate in attuazione delle regole poste in essere dalle clausole vessatorie nulle”.

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