Pagamenti con il Pos e limite uso dei contanti: diritti e doveri di clienti e commercianti

La lotta all'evasione fiscale passa dal limite all'uso del contante e dai pagamenti con il Pos: ma chi è obbligato ad accettare la carta di credito?

La lotta all’evasione fiscale passa dal limite all’uso del contante e dai pagamenti con il Pos: ma chi e è obbligato ad accettare la carta di credito? Chi è tenuto ad effettuare i pagamenti, non sforando mai i limiti previsti dalla legge. A questo aggiungiamoci un ulteriore fattore: oggi come oggi utilizzare il bancomat od un’altra carta di pagamento per saldare un acquisto è diventato facilissimo. Bastano poche mosse: prendere la tessera dal portafoglio, inserire il pin ed il gioco è fatto.

Ormai portarsi dietro delle banconote sta diventando superfluo, almeno sulla carta. Gli ultimi governi hanno intrapreso una vera e propria lotta al contante ed hanno introdotti dei veri e propri limiti nella possibilità di trasferire dei soldi da una persona all’altra. Un’imposizione che ha reso necessario l’uso della moneta elettronica e comportato l’obbligo per gli esercizi commerciali ed i professionisti di essere muniti di appositi strumenti in grado di leggere questi strumenti: il Pos. Senza dubbio la parola d’ordine del 2022 è limite all’uso del contante. La cui risposta è obbligo del Pos.

Partiamo dall’inizio: il Pos cos’è?

Iniziamo con lo spiegare cosa sia il Pos. Altro non è che un dispositivo elettronico con il quale è possibile effettuare dei pagamenti con la moneta elettronica. In altre parole è l’apparecchio che ci permette di utilizzare la carta di credito, il bancomat o qualsiasi carta prepagata. Acronimo di Point Of Sale, il Pos sostanzialmente è il terminale di pagamento. L’aggeggio che ci permette di utilizzare la nostra tessera di plastica per trasferire i soldi da un conto corrente all’altro.

Il Pos altro non è che un lettore di carte. Questo significa che la sua funzione principale è quella di riconoscere le carte di pagamento, che il diretto interessato vi inserisce all’interno, per sottrargli la somma che deve essere pagata. Entrando un po’ di più nel dettaglio, per riuscire ad effettuare un pagamento con il Pos, l’esercente dovrà digitare l’importo da addebitare al cliente sulla tastiera del dispositivo, preparando in questo modo l’operazione. Questa verrà completata dal cliente in uno dei seguenti modi:

  • inserendo il bancomat, la carta di credito o la prepagata nel dispositivo (metodo Chip & Pin);
  • strisciando la carta nell’apposita fessura (se il Pos è dotato di lettore di bande magnetiche);
  • sfiorando il Pos con il bancomat o lo smartphone, in modalità contactless.

I primi due metodi prevedono che il cliente digiti l’apposito Pin, ossia il codice di sicurezza composto da quattro o cinque cifre, che è strettamente legato alla carta che sta utilizzando. Nel caso in cui il sistema sia contactless, sotto un determinato importo, non sarà richiesto alcun Pin, velocizzando di fatto tutta l’operazione.

La definizione di un pagamento Pos è molto semplice. Questa è la transazione che avviene utilizzando il dispositivo elettronico, che permette di leggere le varie carte di pagamento. Il tutto senza che sia necessario utilizzare il denaro contante. 

Quali sono i limiti all’uso del contante

Adesso proviamo a soffermarci su quelli che sono a tutti gli effetti i limiti all’uso del contante. Per tutto il 2022 non è possibile effettuare delle operazioni pari a 2.000 euro. Questo significa, in estrema sintesi, che il trasferimento massimo consentito in contanti, per tutto l’anno in corso, non potrà superare i 1.999,99 euro. Dal 1° gennaio 2023 questa particolare soglia dovrebbe ridursi a 1.000 euro.

In altre parole i limiti all’uso del contante prevedono che, se qualcuno deve effettuare dei pagamenti pari o superiori a 2.000 euro, dovrà obbligatoriamente ricorrere da delle forme di pagamento tracciabili, come possono essere il bonifico, la carta di credito o l’assegno. Il limite previsto pari a 1.999,99 euro – che dal 2023 scenderà a 999,99 euro – coinvolge unicamente i pagamenti tra due soggetti diversi. Ossia quando si sposta del denaro da una persona ed una società o tra due persone diverse. I limiti all’uso del contante non si applicano nel momento in cui si stiano versando dei soldi sul proprio conto corrente o sul proprio libretto postale.

Il Pos è davvero obbligatorio?

Date queste premesse, molti esercenti e molti professionisti si domandano se il Pos sia realmente obbligatorio. Una domanda che coinvolge anche avvocati, medici, commercialisti e quanti ricevano i clienti all’interno del proprio studio. Anzi la domanda più corretta è se i diretti interessati siano davvero obbligati ad accettare i pagamenti con il Pos. La risposta è sì, perché in caso contrario scatterebbe una sanzione amministrativa pari a 30 euro, che dovrà essere aumentata del 4% del valore della transazione che è stata rifiutata.

Il Pos si è reso obbligatorio per contrastare la cosiddetta pratica dei pagamenti in nero e in estrema sintesi l’evasione fiscale. In Italia sono tenuti ad avere il Pos:

  • negozi e attività commerciali;
  • artigiani;
  • bar, pizzerie, ristoranti e altre attività di ristorazione;
  • liberi professionisti che esercitano in proprio e hanno un rapporto diretto con il cliente (ad esempio: tassisti, avvocati, parrucchieri, commercialisti, terapisti);
  • hotel, B&B, agriturismi e altre attività ricettive.

Non sono tenuti a rispettare l’obbligo del Pos i professionisti nel momento in cui effettuano delle operazioni verso altri professionisti.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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