Pagamenti con il Pos: rischio sanzioni da 2000 euro. Ecco chi colpiscono

Rischio sanzioni nel caso in cui si utilizzi il Pos. Sì, quando ci sono dei pagamenti poco chiari e non molto trasparenti.

Rischio sanzioni nel caso in cui si utilizzi il Pos. Sì, quando ci sono dei pagamenti poco chiari e non molto trasparenti. I vari governi che si sono susseguiti nel corso degli ultimi anni hanno intensificato la lotta all’evasione fiscale. Una delle armi per tentare di bloccarla è quella di disincentivare l’uso del contante. Proprio in questo senso si sono intensificati gli interventi legislativi: fino alla fine dell’anno sarà possibile effettuare pagamenti in contanti fino a 1.999,99 euro. Dal 1° gennaio 2023 questa soglia scenderà a 999,99 euro.

Proprio per cercare di limitare al massimo l’uso dei contanti, dal mese di luglio sono scattate le sanzioni per quanti si rifiutino di accettare i pagamenti con la carta di credito, il bancomat e gli altri strumenti di pagamento digitali. Il legislatore ha fatto un ulteriore passo avanti nell’imporre per i professionisti e gli esercenti l’obbligo del Pos, che a dire vero erano tenuti ad esserne in possesso dallo scorso 2014, ma non era prevista alcuna sanzione.

Con il D.L. n. 36/22 dal 30 giugno 2022 sono arrivate le sanzioni: chi dovesse negare l’uso del Pos per effettuare i pagamenti, dovrà pagare 30 euro a cui si aggiungerà il 4% del valore della transazione che è stata rifiutata.

Pagamenti poco chiari con il Pos: sanzione da 2.000 euro

Sono stati molti i commercianti che hanno protestato contro le sanzioni per chi non permetteva di pagare con il Pos. Purtroppo l’Italia è un paese di furbi e furbetti. I consumatori, nel corso di queste ultime settimane, si possono essere ritrovati a pagare un conto più alto perché hanno saldato con la carta di credito o con il bancomat. Il professionista di turno o l’esercente può decidere di aumentare il prezzo del prodotto, condizionando lo scontrino o la fattura finale alla modalità di pagamento. Questo che cosa significa, in estrema sintesi? Che per lo stesso prodotto posso pagare di più se saldo con il Pos.

In molti consumatori si sono chiesti se questa condotta è lecita. Ovviamente no: l’esercente o il professionista che adotti questo comportamento sono soggetti ad una sanzione particolarmente elevata. A stabilirlo è l’articolo 62 del Codici del Consumo. Su questo argomento è già intervenuta l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che ha bocciato questo tipo di comportamento. Il Garante della Concorrenza ha precisato che nel momento in cui viene adottato questo comportamento si viola l’articolo 62 del Codice del consumo. I venditori, infatti, non potranno imporre ai propri clienti le spese per l’utilizzo dei vari strumenti di pagamento come carta di credito o bancomat. Nel caso in cui lo facessero potrebbe essere soggetti a multe pari a 2.000 euro.

Ecco come tutelarsi

A vietare l’aumento dei prezzi a quanti decidono di pagare attraverso il Pos è anche la Direttiva europea 2015/2366 conosciuta come PSD2, la quale è stata recepita dal nostro paese nel D. Lgs. n.218/2017. Questo significa che i venditori non potranno applicare eventuali supplementi sul prezzo dei beni ai clienti che utilizzino la carta di credito o il bancomat. Questo divieto si applica a tutti gli esercenti e a tutte le attività commerciali, anche quando sono di piccole dimensioni.

Nel momento in cui l’autorità dovesse riscontrare dei comportamenti illeciti da parte degli esercenti, provvederà ad applicare immediatamente la sanzione di 2.000 euro. I consumatori che hanno subito un comportamento poco corretto dall’esercente di fiducia, potranno fare un esposto direttamente all’autorità.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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