Pensione, come funziona la cessione del quinto e quali sono i pro e contro

Come funziona la cessione del quinto della pensione, e quali sono i suoi pro e contro se la si richiede nel 2023.

Se si ha una pensione, o si sta per averla, si può richiedere la cosiddetta cessione del quinto, un credito al consumo utile per chi vuole accendere un prestito o un finanziamento, disponendo come risorsa principale le proprie entrate da trattamento previdenziale o lavorativo.

È una soluzione che ha i suoi pro e i suoi contro, e vanno soppesati sempre prima di intraprendere la cessione del quinto. Perché significa disporsi di meno soldi a fine mese, e anche di dover subire problematiche col proprio prestito a causa delle turbolenze del mercato.

Pensione, come funziona la cessione del quinto

La cessione del quinto è un metodo di pagamento (o più precisamente un credito al consumo) previsto per tutti coloro che hanno uno stipendio o una pensione, e vogliono accendere un mutuo, un finanziamento, o anche solo un prestito, mettendo come forma di pagamento appunto il 20% del proprio stipendio (o pensione). Appunto, il quinto.

Si tratta di un accordo che prevede una serie di obblighi da parte del richiedente, come ad esempio il pagamento di tassi d’interesse che vengono aggiornati ogni tre mesi (l’ultimo aggiornamento ha valenza 1° gennaio – 31 marzo 2023), e possono aumentare o ridursi a seconda dei tassi di soglia TAEG pubblicati dal MEF e dall’INPS.

In un periodo come questo, con i tassi d’interesse in aumento su tutto, da quelli dei mutui a quelli dei conti correnti, può diventare un onere sia per il lavoratore salariato sia per il pensionato medio.

In effetti come metodo di pagamento può riservare delle belle e brutte sorprese, ma dipende anche dalla situazione del contraente, oltre che dalla banca e dall’intero sistema bancario.

I pro della cessione della propria pensione

I pro della cessione del quinto sono nello strumento stesso della cessione, che viene chiamato per l’appunto credito al consumo, ovvero un credito che lo stipendiato o pensionato può utilizzare come rata fissa per il prestito che vuole accendere.

Banche ed enti finanziari sono più disponibili alla cessione del quinto proprio perché lo stipendiato e il pensionato hanno come garanzia il proprio datore di lavoro o ente previdenziale di riferimento. Non richiedono infatti ulteriori garanzie, né mobiliari né immobiliari.

Altro pro è l’avere tassi di interesse sul prestito calmierati da parte degli aggiornamenti MEF/INPS, e quindi una rata più sostenibile e la facilità di avere il prestito anche in tempi veloci (2-3 settimane al massimo).

E infine con la cessione del quinto si potrà avere diritto all’estinzione anticipata, così da ridurre le rate accordate o procedere all’eliminazione del debito.

Se la cessione viene richiesta sulla propria pensione, addirittura si può beneficiare di tassi soglia TAEG in regime di convenzionamento, così da ridurre il peso della rata sul pensionato.

Leggi anche: Cessione del quinto sullo stipendio: può essere rinnovata?

I contro della cessione della propria pensione

Nonostante le buone promesse, la cessione del quinto non è esente da difetti.

Uno dei “contro” è che la cessione è disponibile solo se si ha uno stipendio o una pensione. Compensi, fatture o emolumenti vari non possono essere utilizzati come garanzia. Pertanto, da questo credito sono escluse le seguenti categorie:

  • liberi professionisti,

  • neoassunti,

  • dipendenti di PMI,

  • pensionati con minima o pensione di invalidità/inabilità (INAIL).

Altro contro è il fatto che la cessione del quinto ha un limite anagrafico d’accesso. Si può richiedere fino ai 79 anni d’età, oltre la quale per la banca si verrebbe considerati come un profilo ad alto rischio per l’erogazione di un prestito o finanziamento.

Curiosamente, la cessione del quinto è garantita anche a chi è segnalato alla CRIF (Centrale Rischi di intermediazione Finanziaria) e alla Centrale Rischi, ma solo se si ha ritardato il pagamento delle rate di un finanziamento o il protesto di un debito. Sarà sempre premura della banca valutare il profilo di rischio del soggetto.

Altro contro è il fatto che, seppur si garantisca uno stipendio o una pensione, è obbligatoria comunque l’assicurazione sul prestito, a tutela della banca e del contraente nel caso di fallimento dell’impresa o dell’ente previdenziale di riferimento. O in caso di morte prematura.

Chi paga in caso di morte del pensionato

Nel malaugurato caso di morte prematura del pensionato, la cessione del quinto può venire estinta dalla compagnia assicuratrice o dagli eredi del contraente. Da qui il motivo dietro l’obbligo di assicurazione.

La copertura assicurativa è garantita a seconda degli accordi contratti con l’assicurazione, la quale può disporre di una serie di clausole da esclusione, ovvero tutte le tipologie di morte per cui l’assicurazione può rivalersi sugli eredi.

Alcuni casi di morte esclusi dalla copertura assicurativa possono essere:

  • per comportamento doloso;

  • per suicidio se avvenuto 2 anni dopo la data di sottoscrizione della polizza;

  • per condizioni di salute gravi già segnalate in fase di sottoscrizione.

La compagnia assicurativa richiede un’autocertificazione da parte del contraente, in cui assicura di avere o non avere tot patologie gravi o a rischio clinico.

Se risultanti, la compagnia provvederà ad escludere queste patologie dalle condizioni di morte garanti della copertura assicurativa. Così facendo, se il debitore dovesse morire per una di queste cause, gli eredi pagheranno il resto del debito.

Leggi anche: Come sbloccare la cessione del credito: nuovo cambio di rotta

 

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