Come funziona il pignoramento del Tfr? Ecco quali sono i limiti e come fare per evitarlo

Anche il Tfr può essere pignorato, ma solo entro alcuni limiti. C'è un modo per evitarlo in parte, che forse non conosci. Ecco in che modo.

La prestazione economica che spetta al lavoratore, una volta concluso il rapporto di lavoro o compiuta l’età per andare in pensione, si chiama tfr, o più conosciuta con il nome di liquidazione. Non è altro che una sorta di salario posticipato, differito, che viene accantonato mensilmente durante il rapporto di lavoro.

Soprattutto in una fragile situazione economica, come quella attuale, molti cittadini si sono ritrovati sommersi di debiti. Sono state varate alcune misure per sanare la propria posizione con il fisco, come la rottamazione quater, ma è sempre bene prepararsi per tempo e sapere cosa si rischia quando non si pagano i debiti.

In presenza di debito non sanati, scatta il pignoramento dei beni. Entro alcuni limiti, il Tfr può essere pignorato, così come lo stipendio e la pensione. Come difendersi da questo rischio? Come fare per evitarlo?

Tfr, quando può essere pignorato e in che misura

Quando un debitore non rispetta le scadenze per effettuare il pagamento e regolarizzare la propria posizione verso un creditore o verso il fisco rischia di subire azioni legali. I debiti non sanati possono portare, infatti, al pignoramento dei beni o delle proprie disponibilità liquide. Si parla di espropriazione forzata di beni immobili o del conto corrente, dello stipendio, della pensione e anche del Tfr.

Il Trattamento di fine rapporto (Tfr) è la prestazione economica che spetta al lavoratore dipendente al momento in cui cessa l’attività lavorativa per licenziamento, dimissioni oppure al raggiungimento dell’età pensionabile. Non è altro che un compenso, una parte dello stipendio accantonata mensilmente, che gli viene corrisposta in differita al momento in cui cessa l’attività lavorativa.

In caso di debiti non sanati e all’avvio di espropriazioni forzate, il Trattamento di fine rapporto può essere pignorato nel momento in cui viene maturato il diritto alla liquidazione. Si tratta di situazioni limite molto serie, che possono sconvolgere la vita di una persona o di un’intera famiglia, già in difficoltà.

Proprio per cercare di ovviare a queste difficoltà, sono stati imposti alcuni limiti al pignoramento del Tfr. Limiti previsti anche nel caso in cui vengano pignorati lo stipendio o la pensione. Una parte della liquidazione rimane al sicuro, in quanto il creditore può rifarsi solo sul 20%: la legge prevede che solo 1/5 del Trattamento di fine rapporto può essere pignorato, mentre la parte restante dev’essere riconosciuta al lavoratore.

Come si pignora il Trattamento di fine rapporto

Come avviene il pignoramento del Tfr? Una volta che il creditore entra in possesso di un titolo esecutivo, ovvero una sentenza esecutiva o un decreto ingiuntivo, ha la possibilità di rivolgersi direttamente al datore di lavoro per pignorare il Trattamento di fine rapporto del lavoratore debitore accantonato dall’azienda.

Una volta che il datore di lavoro o l’azienda ricevono la notifica del pignoramento, allora dovranno trattenere 1/5 della prestazione economica e versarlo al creditore. Naturalmente, il versamento dovrà avvenire solo nel momento in cui termina l’udienza che stabilisce l’assegnazione della somma. Ci sono, però, anche altri modi in cui il Trattamento di fine rapporto può essere aggredito dal creditore.

Non è necessario che si rivolga al datore di lavoro, ma può anche attendere che la liquidazione sia versata sul conto corrente del debitore. Nel caso in cui l’accredito sia avvenuto prima del pignoramento, allora si possono pignorare solo le somme eccedenti il triplo dell’assegno sociale. Se, al contrario, la liquidazione viene versata sul conto corrente del debitore, dopo la sentenza di espropriazione forzata, allora il limite di pignorabilità dipende dalla tipologia del credito.

Come evitare il pignoramento del Tfr

Ci sono alcuni modi per evitare il pignoramento del Trattamento di fine rapporto. Come soluzione a costo zero, si può passare ad un fondo pensione. Si tratta, molto semplicemente, di un metodo per sottrarre le somme accumulate fino al momento del riscatto del capitale.

Secondo il D.lgs. 252/2005 potrà essere pignorato nei limiti di 1/5 dell’importo complessivamente percepito, ma non superiore alla misura massima dell’assegno sociale. Si deduce che si tratta solo di una soluzione tampone che non risolve del tutto la situazione. Infatti, si tratta di un ottimo metodo per mettersi a riparo fino al momento della pensione, per non avere ulteriori problemi momentanei, soprattutto in caso di crisi economiche in atto e situazioni particolarmente difficili.

Naturalmente, si spera sempre di non incorrere in situazioni di questo tipo e non dover mai pensare a soluzioni del genere. Ci si potrebbe anche rivolgere ad un legale, un bravo legale, che sicuramente saprà consigliare al meglio il proprio assistito. Anche in questo caso, bisogna ponderare bene la propria situazione: rivolgersi ad un legale solo per qualche bolletta non pagata non è molto conveniente perché, come si dice comunemente, il gioco non vale la candela.

Sara Bellanza
Sara Bellanza
Aspirante storica contemporaneista, classe 1995.Amante della lettura e della scrittura sin dalla tenera età, ho una laurea triennale in Filosofia e Storia e una laurea magistrale in Scienze Storiche, conseguite entrambe presso l’Università della Calabria. Sono autrice di alcune pubblicazioni scientifiche inerenti alla storia contemporanea e alla filosofia: "L'insostenibile leggerezza della storia" e "L’insufficienza del linguaggio metafisico" per la rivista "Filosofi(e)Semiotiche", e "Il movimento comunista nel cosentino" per la "Rivista Calabrese di Storia del '900".Nonostante la formazione prettamente umanistica, la mia curiosità mi ha spinto a conoscere e a informarmi sugli ambiti più disparati. Leggo, scrivo e fotografo, nella speranza di riuscire a raccontare il mondo così come lo vedo io.
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