Chi deve presentare subito l’ISEE per non perdere il Rdc?

Quale è l'adempimento che spetta a chi ha il Rdc per non perderlo dal prossimo mese. Quale ISEE presentare e entro quale data.

Ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti i titolari del reddito di cittadinanza la decisone del governo di Mario Draghi di confermare questo tipo di sostegno anche per il 2022. Anche il parlamento, poi nonostante varie voci contrarie a questo sussidio ha, alla fine dato il via libera alla legge di bilancio confermando, pur con alcune modifiche l’impianto presente dal 2019 e voluto dai cinque stelle.

Non è però il caso di stare troppo tranquilli, perché per quelli che potranno godere del beneficio anche quest’anno c’è già in vista un primo ostacolo, che se non superato potrebbe se non cancellare, quantomeno sospendere per qualche mese l’erogazione del contributo. 

Attenzione quindi a non lasciare trascorrere troppo tempo perché la data fatidica si avvicina. Entro il 31 gennaio infatti tutti i titolari di questo tipo di sussidio dovranno rinnovare il proprio ISEE. In sostanza dovranno presentare la Dichiarazione Sostitutiva Unica all’INPS che provvederà alle opportune verifiche e se ne ricorrono le condizioni continuerà a versare gli importi mensili sulla card.

Non presentarla, equivale a una violazione dei propri obblighi nei confronti dello stato, e porta alla sospensione immediata delle erogazioni. Presentarne una più favorevole di quella su cui è stato calcolato l’importo corrisposto, significa che l’assegno sarà ricalcolato e ridotto di conseguenza.

ISEE che cosa è

L’indicatore della situazione economica equivalente noto come ISEE  secondo quanto si legge sul dito dedicato del ministero del lavoro

è il mezzo utilizzato per valutare l’effettiva situazione economica di una famiglia. Viene richiesto ogni volta che si vuole accedere a una prestazione sociale agevolata.

In sostanza si tratta di un calcolo che viene fatto dall’INPS, che basandosi su una serie di dati patrimoniali, finanziari e di reddito e sul numero e su alcune qualità dei componenti della famiglia, assegna al richiedente una classe di reddito.

Questa somma non corrisponde al reddito effettivo che entra nelle tasche di quella famiglia, perché è influenzato per esempio anche dalle proprietà e dal numero di persone che attingono a quel reddito. 

A chi chiedere l’ISEE

La domanda per ottenere l’ISEE deve essere inoltrata all’INPS che si occuperò di fare i calcoli necessari. All’utente viene chiesto di fornire una serie di dati compilando la DSU.

In quella, oltre ai propri dati personali e a quelli che identificano i componenti del nucleo familiare dovranno essere fornite informazioni quali i redditi da lavoro, la giacenza media sul conto corrente per l’anno precedente, il valore di eventuali immobili e il possesso di autoveicoli.

Questo modello potrà essere inviato all’INPS per via telematica dal richiedente utilizzando l’apposito servizio messo a disposizione dall’ente. In alternativa ci si potrà rivolgere a un Caf che a seguito di una convenzione stipulata con INPS trasmettono le DSU in modo gratuito.

Ultima possibilità è quella di avvalersi anche dell’ISEE precompilato. In questo caso

è reperibile sul sito INPS un modello di dichiarazione già contenente i dati in possesso dell’istituto di previdenza e quelli forniti da agenzia delle entrate al quale dovranno essere aggiunte solo alcune informazioni autocertificate.

Il servizio può essere usufruito anche fornendo una delega al proprio Caf di fiducia.

Perché serve l’ISEE per avere il reddito di cittadinanza

Il redito di cittadinanza come previsto dalla legge numero 4 del 2019

è un sostegno offerto a chi si trovi in difficoltà, che ha lo scopo di aiutarli a superare un periodo di difficoltà fornendo una somma minima fino al momento in cui sarà possibile rientrare nel mondo del lavoro.

Pur non essendo un sussidio in senso stretto, rientra comunque tra i provvedimenti che prevedono una elargizione di denaro da parte dello stato a chi si trovi in particolari condizioni economiche.

Condizioni che vengono appunto certificate tra l’altro con l’ISSE. La legge che regolamenta questo tipo di beneficio infatti oltre a prevedere requisiti di tipo patrimoniale e reddituale prevede anche un valore massimo per l’ISEE.

Questo limite è fissato in 9.360 euro, che come detto si ottengono mettendo in relazione patrimonio e reddito con il numero dei componenti del nucleo familiare. Si ricorda che i dati forniti non sono solo quelli del richiedente, ma quelli di tutti i componenti del nucleo familiare.

Oltre a quel requisito sono poi fissati dei limiti verso l’alto anche per le singole voci che compongono la DSU. Il patrimonio immobiliare, ad esclusione della casa di abitazione principale, sia posseduto in Italia che all’estero non potrà avere un valore superiore ai 30.000 euro. Il patrimonio di tipo mobiliare non potrà superare i 6.000 euro per chi vive da solo, aumentate fino al massimo di 10.000 euro per famiglie numerose.

Il reddito massimo potrà essere di 6.000 euro annui, innalzato in proporzione ai componenti della famiglia. Ci sono poi beni che escludono il diritto al rdc anche se oltre a quello il richiedete non possiede nulla.

Si tratta di auto immatricolate per la prima volta nei sei mesi precedenti a quello dell’inoltro della domanda, oppure di auto con cilindrata superiore a 1.600 cc o moto più potenti di 250 cc che circolano da meno di due anni. Divieto anche di possedere imbarcazioni da diporto.

Cosa succede al mio reddito di cittadinanza se non presento l’ISEE

Chi non presenta l’ISEE ha fornito una domanda incompleta che viene rigettata. Mancherebbe in questo caso sia la base per calcolare l’ammontare dell’assegno sia la possibilità di verificare che il richiedente sia in possesso di una parte dei requisiti per accedere al sussidio. Nulla impedisce che la domanda venga ripresentata, ma dovrà essere completa.

Diverso è invece il caso di chi essendo già titolare di reddito di cittadinanza non presenti la propria situazione patrimoniale nei tempi previsti. In questa ipotesi il beneficio non decade in automatico, ma viene sospeso. I versamenti riprenderanno in modo regolare e automatico, quindi senza le necessità di fare una richiesta formale, quando l’INPS avrà ricevuto e verificato l’ISEE.

Entro quando devo presentare l’ISEE per non perdere il rdc

La Dichiarazione Sostitutiva Unica presentata nel corso del 2021 è scaduta il 31 dicembre di quell’anno, indipendentemente dalla data in cui è stata redatta e consegnata. Non conta a questi fini che non ci siano stati dei cambiamenti. Essendo scaduta la DSU, è scaduto anche l’ISEE.

Nonostante in questo momento il documento sia già scaduto i titolari riceveranno per il mese di gennaio il loro accredito sulla card. La ragione è che si tratta di una somma riferibile allo scorso anno, quando tutti i dati erano ancora aggiornati. Non sarà così invece per il mese di febbraio.

Chi presentasse oltre il 31 gennaio il proprio documento non perderà in automatico il sussidio, ma se lo vedrà congelare fino al momento in cui si sarà rimesso in regola. Dal mese successivo a quello in avrà consegnato la DSU l’ente previdenziale verserà due assegni mensili, fino a quando saranno stati pagati tutti gli arretrati.

Per mantenere il mio Rdc devo presentare l’ISEE corrente?

L’ISEE cosiddetto ordinario in realtà non fotografa in tempo reale la situazione finanziaria di una famiglia, ma vista la difficoltà a reperire tutti i dati richiesti si riferisce a un periodo precedente. I dati della dichiarazione dei redditi per esempio sono quelli dell’anno precedente, ma anche la giacenza media del conto sul conto corrente, trattandosi di una media può non riflettere la situazione effettiva.

Per questa ragione a fianco di quello ordinario è stato pensato anche l’ISEE corrente che secondo il decreto del ministero del lavoro del 5 luglio 2021

potrà essere presentato a partire del primo aprile di ogni anno e tutte le volte in cui la situazione patrimoniale attuale si discosti più del 20% da quella ottenuta presentando il modello ordinario. Inoltre nei casi in cui il reddito da lavoro sia diminuito di al meno il 25%.

Questo modello tiene conto dei redditi che sono stati ottenuti negli ultimi dodici mesi, ma nel caso di perdita del lavoro anche solo nel due mesi precedenti. Un modo quindi per non penalizzare chi abbia visto all’improvviso peggiorare le proprie condizioni.

Per quanto riguarda nello specifico i titolari di reddito di cittadinanza dovrà essere presentato entro il 31 gennaio 2022 il modello ordinario, quindi il riferimento sia al reddito che alle giacenze medie dei conti correnti sono quelle del 2020. Dovrà essere invece presentato il modello corrente nel caso la situazione familiare sia cambiata rispetto a quella di due anni fa.

Va poi ricordato che avere un reddito da lavoro pur non essendo qualcosa di incompatibile con questo sussidio è un dato di cui deve essere data immediata notizia. Chi al 31 gennaio avesse un rapporto di lavoro in corso dovrà inviare all’INPS anche un modulo con il quale si comunica il reddito presunto per il 2022. Sulla base di quello sarà eventualmente ricalcolato il valore dell’assegno.

ISEE falso cosa si rischia

La DSU presentata ai fini ISEE viene in parte provata da documenti da allegare, ma costituisce in parte anche un atto di fiducia, visto che alcuni dati sono autocertificati e che la tentazione di omettere informazioni è sempre dietro l’angolo. La fiducia che viene concessa dal governo, però alla luce dei numerosi furbetti che sono stati pizzicati si è notevolmente assottigliata. 

Di pari passo sono aumentati i controlli fatti sia prima della concessione del reddito di cittadinanza, sia sui documenti presentati in seguito.

Spetta ai comuni verificare le informazioni relative alla composizione della famiglia. L’INPS invece, con un’accelerazione prevista a partire da marzo quando dovrà presentare un piano di controlli fatti soprattutto su immobili, mobili e conti correnti con particolare attenzione a quelli che si trovano all’estero.

La scoperta di notizie false comporterà la revoca immediata dl beneficio, l’obbligo di restituire quanto ricevuto, oltre alla trasmissione della pratica agli organi giudiziari che verificheranno la presenza anche di comportamenti che integrino reati.

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