Chi ha commesso questi reati è escluso dal reddito di cittadinanza e deve restituirlo

Alcuni reati rendono impossibile richiedere e percepire il reddito di cittadinanza perché, per legge, quanta misura non si estende a chi ha precedenti penali. Ma è davvero così? Esistono delle "scappatoie"?

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Chi ha commesso alcuni reati previsti dal nostro Codice penale è escluso dal reddito di cittadinanza. In pratica non può farne richiesta o continuare a percepire l’assegno, altrimenti dovrà restituirlo (con conseguenze anche gravi in caso di abusi). Attenzione però, non basta una denuncia penale a far perdere il Rdc, occorre una sentenza passata in giudicato, cioè definitiva e non più impugnabile nei successivi gradi di giudizio.

E che succede, invece, se in famiglia c’è un detenuto o una persona ai domiciliari? In tal caso gli altri familiari disoccupati hanno diritto a questa forma di aiuto economico?

Ecco la panoramica dei reati, fiscali e non, che lo fanno perdere e come deve comportarsi nei confronti dell’Agenzia delle Entrate chi ha precedenti penali.

Con questi reati non puoi avere il reddito di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza è un'integrazione economica per i soggetti o le famiglie in difficoltà. Viene concessa previa richiesta a chi possiede determinati requisiti ISEE e ha come obiettivo il reintegro nel mondo del lavoro. Spetta, infatti, a chi è in stato di disoccupazione. Ma questo non significa che tutte le persone senza lavoro posso averlo: chi ha precedenti penali per reati gravi e passati in giudicato né è escluso.

In particolare, ecco l'elenco dei reati stabiliti dalla legge (decreto n. 4 del 28/01/2019) che escludono la misura economica e obbligano alla restituzione delle somme percepite:

  • reati di stampo terroristico;
  • associazione a delinquere di stampo mafioso;
  • truffa aggravata ai danni dello Stato per percepire bonus, indennità, pensioni, detrazioni senza averne i requisiti previsti dalla legge;
  • falsa attestazione o omissione di informazioni rilevanti (ad esempio chi falsifica o omette di indicare documenti che avrebbero escluso le agevolazioni statali);
  • omessa comunicazione della modifica dello stato occupazionale o reddituale personale o della famiglia;
  • sequestro di persona;
  • scambio elettorale politico-mafioso.

Come già precisato, affinché si possa parlare di una esclusione vera e propria, è necessario che la persona abbia ricevuto una condanna in via definitiva (quindi non più impugnabile) o una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti. La misura a sostegno del reddito, inoltre, è esclusa per coloro che stanno scontando la pena in carcere. Quindi niente card ai condannati detenuti.

Scatta l’obbligo di restituzione delle somme percepite

Non soltanto chi ha commesso questi reati non può più percepire il RdC, ma deve restituire le somme ricevute fino al momento della sentenza di condanna. Infatti questa regola ha efficacia retroattiva. Se non lo fa, il colpevole vedrà ulteriormente peggiorare la propria posizione giudiziaria già compromessa. La revoca è ordinata dall’Inps, ente che provvede all'erogazione delle somme, per mezzo del blocco istantaneo della carta intestata al beneficiario. Chi volesse richiederlo, dopo aver scontato la pena, dovrà attendere almeno 10 anni dalla sentenza di condanna.

Se un familiare è in carcere o ai domiciliari si può avere il reddito di cittadinanza?

A questa domanda la risposta è affermativa. Anche se in famiglia ci sono persone condannate e detenute, i nuclei che ne hanno i requisiti possono percepire l'integrazione del reddito. Tuttavia il parente detenuto o ai domiciliari non viene conteggiato nella “scala di equivalenza" che serve all’Inps per calcolare l'entità dell'assegno.

Per quali motivi decade il reddito di cittadinanza

Oltre alla posizione giudiziale, esistono altre ragioni per cui un percettore di Rdc può vedere decadere tale diritto. In primis la perdita dei requisiti economici imposti dalla legge relativamente ai limiti ISEE e del patrimonio mobiliare e immobiliare, in secundis il rifiuto di un'offerta di lavoro congrua  alle proprie aspettative (dopo averne rifiutato due in precedenza o dopo 18 mesi di fruizione della misura).