Ancora più conveniente far lavorare chi ha il RdC: novità!

quali sono le agevolazioni previste per il 2022 a favore di chi assume titolari di reddito di cittadinanza: per le aziende e per le agenzie per il lavoro.

Il Governo di Mario Draghi ce la sta mettendo tutta per mantenere in vita il tanto bistrattato reddito di cittadinanza. Tra i vari interventi che sono arrivati con la legge di bilancio del 2022 ci sono quelli che riguardano una maggiore severità nei confronti di chi sgarra o di chi trova pretesti per non lavorare, ma ce ne sono altri che fanno leva anche sul mercato del lavoro.

Uno dei problemi che è emerso infatti è quello dello scarso entusiasmo con cui le aziende si sono poste davanti all’eventualità di assumere un titolare di questo sussidio. Persone che spesso non hanno un curriculum particolarmente ricco e hanno competenze limitate. Del resto in molti casi è proprio la mancanza di carte valide da mettere sul tavolo del mercato del lavoro la ragione per cui vi è la necessità di chiedere aiuto allo stato.

La scelta del legislatore è stata quella di intervenire con delle piccole correzioni, senza intaccare l’impianto di base. In sostanza sono stati confermati gli incentivi previsti a favore di chi assume, estendendo i casi in cui è possibile accedere alle esenzioni contributive. Novità di quest’anno, invece è la possibilità di ottenere benefici anche da parte delle agenzie del lavoro che decidono di puntare su chi riceve il reddito di cittadinanza.

Semplificate anche le procedure a carico dei potenziali datori di lavoro, che non avranno più l’obbligo di registrarsi sulla piattaforma ANPAL, sulla quale segnalare il numero e il tipo di posto che intendono destinare ai percettori del sussidio.

Reddito di cittadinanza: cosa è

Si tratta di una misura che è stata introdotta nel 2019, e che prevede, in presenza di condizioni accertate di povertà e di mancanza di mezzi adeguati a uscire da solo da questa situazione, un aiuto di tipo economico.

L’aiuto si concretizza in un assegno mensile versato su una card, il cui uso è finalizzato al mantenimento del titolare e della sua famiglia. Limiti sono posti sia al tipo di spese da effettuare, sia ai negozi da frequentare e alle modalità di spesa, che sono per quanto possibile tracciabili.

L’assegno è rivolto non solo a chi lo chiede, ma a tutto il nucleo familiare, prevedendo una serie di oneri e di comportamenti virtuosi da parte di tutti. Tra questi c’è quello di essere attivi nella ricerca di un lavoro, o quantomeno nel seguire corsi, studiare o fare quanto necessario per acquisire conoscenze o capacità finalizzate a diventare più interessante per il mercato del lavoro.

Perché incentivi all’assunzione di chi ha il reddito di cittadinanza

La legge 4 del 2019

indica tra i suoi scopi quello di contrastare la povertà, la diseguaglianza e l’esclusione sociale. Il mezzo scelto per farlo è quello di garantire il lavoro e di favorire l’accesso alle informazioni, alla cultura e alla formazione a tutti i livelli.

Dare un sussidio in denaro costituisce solo la prima parte del reddito di cittadinanza: un modo per garantire un livello minimo di sussistenza, che deve essere la base su cui si poggiano gli altri tipi di aiuto.

Scopo finale comunque è quello di dare un lavoro a chi non ce l’ha, passando prima attraverso il raggiungimento di una sicurezza data anche dall’avere un reddito minimo una alfabetizzazione nella media e qualche competenza da spendere.

In quest’ottica si inseriscono anche gli incentivi ai potenziali datori di lavoro, che costituiscono una parte essenziale per togliere chi ha il sussidio dal suo stato e renderlo autonomo.

Il concetto è quello, invece di dare un assegno a qualcuno che non ha un lavoro di darlo a chi il lavoro lo offre. I benefici dovrebbero derivare sia in capo al lavoratore che non sarà più ai margini della società sia in capo alla comunità che non dovrà più farsi carico degli oneri di assistenza di un disoccupato. 

Quali sgravi per chi ha un dipendente ex reddito di cittadinanza

L’articolo 8 della legge numero 4 del 2019 specifica che

il datore di lavoro ha diritto a una esenzione sul versamento dei contributi previdenziali e assistenziali sia per la parte che spetta all’azienda che per quella a carico del lavoratore. Rimane fermo l’obbligo dei versamenti dovuti all’INAIL.

Il tetto massimo dell’esenzione è dato dall’importo mensile che ogni mese veniva accreditato sulla card del lavoratore. La durata dell’agevolazione è calcolata sottraendo a 18 mensilità il numero di quelle già ricevute.

In ogni caso la somma massima non potrà superare i 780 euro e l’esenzione dovrà durare come minimo cinque mensilità. Per chi fosse stato assunto dopo avere ricevuto il rinnovo del RdC lo sgravio sarà sempre di cinque mensilità.

Altro tetto è dato dal totale dei versamenti che vanno fatti per quel lavoratore: l’esenzione non potrà superare quella somma, ricordando che i versamenti INAIL continuano ad essere obbligatori e non vanno compresi nel conteggio. 

Se il titolare del reddito di cittadinanza se ne va cose ne è degli sgravi?

Per evitare che l’assunzione non si riduca ad altro che a un modo per ottenere degli sconti, magari in accordo con lo stesso lavoratore la legge ha previsto anche dei correttivi per le ipotesi in cui il contratto di lavoro abbia durata breve. Evidentemente qui non stiamo parlando di quelli stagionali o a termine al cui durata breve è dichiarata da subito, ma di quelli che promettono di non avere una scadenza.

Se il lavoratore viene licenziato, quindi se il contratto si chiude per decisione del datore di lavoro, e se questo avviene entro trentasei mesi dal suo inizio, sarà chiesta la restituzione dell’incentivo con le maggiorazioni di legge.

Esentato da questo obbligo solo chi abbia fatto il licenziamento per giusta causa o giustificato motivo: per le ragioni che sono elencate nello statuto dei lavoratori e che rendono sempre legittimo lo scioglimento del contratto.

Non è responsabilità del datore di lavoro e quindi non è tenuto a restituire gli sgravi di cui ha goduto, nel caso il contratto si sciolga per dimissioni volontarie. Torna la regola della restituzione invece se sono concordate. Nessun rimborso neppure nel caso si arrivi alla naturale conclusione del contratto di apprendistato, di quello di quello di formazione o se il licenziamento avvenga trascorsi trentasei mesi.

Quali contratti danno diritto agli sconti legati al reddito di cittadinanza

Come detto l’impianto delle agevolazioni previste a favore di chi assume è lo stesso già messo in piedi con la legge che ha introdotto il reddito di cittadinanza. I datori di lavoro quindi avranno diritto a uno sconto sugli oneri contributivi. L’articolo 1 comma 74 della legge numero 234 del 2021 stabilisce che

le agevolazioni sono estese a tutti i privati che assumono un titolare del sussidio con contratto a tempo indeterminato sia a tempo pieno che parziale, a termine o di apprendistato.

Qui troviamo la prima novità, perché fino allo scorso anno gli sconti erano a favore solo di chi offriva un contratto a tempo indeterminato, cioè senza una fine predeterminata e che fosse inoltre a tempo pieno. Già prevista invece la possibilità di assumere un apprendista.

Danno diritto all’esonero anche i patti di formazione, ma solo se sono accompagnati anche dall’assunzione a tempo determinato o a termine. Per questi casi il tetto massimo dell’esenzione a favore del datore di lavoro scende alla metà della somma percepita con un massimo di 390 euro per un periodo non inferiore a sei mesi.

La restante metà dello sgravio rimane a disposizione dell’ente di formazione che ne potrà usufruire a titolo di sconto sui versamenti di tipo previdenziale e assistenziale che deve effettuare per i propri dipendenti.

A quali datori di lavoro spetta l’esonero per i titolari di reddito di cittadinanza

Ultimi importanti dettagli sono che hanno diritto a questo tipo di agevolazioni solo le imprese private non quelle pubbliche. A questo scopo non è necessario essere formalmente un imprenditore, basta essere datore di lavoro. Questa facoltà è concessa anche al settore agricolo, mentre non può beneficiarne che assume lavoratori domestici.

Inoltre che non è possibile fare giochetti sulla pelle del personale già in forza nell’azienda licenziando qualcuno per fare posto a un lavoratore meno costoso. La legge specifica che la nuova assunzione deve portare a un incremento del numero dei lavoratori, quindi non una sostituzione ma un’aggiunta.

Esclude la possibilità di ricevere l’incentivo anche non essere in regola con la normativa che riguarda la sicurezza sul posto di lavoro, non rispettare quanto stabilito dai contratti collettivi di categoria, o non essere in regola con i versamenti contributivi previsti per gli altri dipendenti.

Vantaggi per le agenzie del lavoro che collocano chi ha il reddito di cittadinanza

La legge di bilancio per aumentare le possibilità di collocazione di chi ha il reddito di cittadinanza ha introdotti benefici anche a favore delle agenzai per il lavoro che investono il loro tempo nell’intermediazione tra questi soggetti e il mercato del lavoro.

Le agenzie per il lavoro sono normate dal decreto legislativo numero 276 del 10 settembre 2003 secondo il quale

queste agenzie devono essere autorizzate e iscritte in un apposito albo presso il ministero del Lavoro e possono occuparsi di somministrazione di lavoro, intermediazione, ricerca e selezione del personale e di ricollocazione.

Se l’attività di intermediazione o di ricollocazione fatta dall’agenzia va a buon fine la stessa avrà diritto a ricevere uno sgravio pari al 20% dell’incentivo totale. Tale somma sarà decurtata da quella che spetterebbe al datore di lavoro.

Come fare domanda per avere gli sgravi per chi assume titolari di RdC

Le domande devono essere presentate all’INPS che nel suo sito spiega che

chi ha assunto un titolare di reddito di cittadinanza può avere l’esenzione dagli oneri contributivi compilando il modulo SRDC reperibile sul Portale delle agevolazioni. L’unica modalità utilizzabile per la richiesta è quella online.

Entro 30 giorni il richiedente dovrebbe ricevere una risposta e se positiva anche l’importo che si calcola gli spetti. Le verifiche riguarderanno il lavoratore, per valutare l’entità della somma che porta in dote come sgravio e il datore di lavoro per valutare che non ci siano impedimenti.

Redazione Trend-online.com
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