Referendum Giustizia 2022: cosa serve per votare

Conosciamo tutti la data del referendum Giustizia, il 12 giugno 2022, invece potrebbe sfuggire cosa serve per esprimere la propria preferenza. Ecco i documenti necessari e come votare.

Image

Si avvicina la data del referendum Giustizia 22: il 12 giugno, dalle 7.00 alle 23.00, saranno aperte le urne elettorali. I quesiti su cui si andrà a votare sono 5 e riguardano la separazione delle carriere in magistratura, la legge Severino (sull'incandidabilità dei politici condannati), la custodia cautelare e le modalità di voto dei membri del CSM. Si tratta di un referendum di tipo “abrogativo”, previsto dalla nostra Costituzione all'articolo 75, con cui gli italiani si esprimeranno circa l'abrogazione di alcuni punti della tanto discussa Riforma della Giustizia del Ministro Cartabia. Votare è un dovere di ogni cittadino, da esprimere con convinzione e coscienza.

Prima di recarsi al proprio seggio elettorale è bene essere preparati su cosa è indispensabile avere con sé, quindi che documenti servono e che fare in caso di smarrimento della tessera elettorale.

Referendum 2022, chi può votare e cosa serve

Le regole per votare in occasione dei referendum sono le stesse delle elezioni politiche e amministrative. Ciò vuol dire che possono votare tutti i cittadini che soddisfano questi requisiti:

  • maggiore età, quindi 18 anni compiuti;
  • cittadinanza italiana.

Invece sono esclusi da qualsiasi appuntamento elettorale, anche referendaria, gli extracomunitari, gli apolidi e i minorenni (anche se non mancano proposte per abbassare l’età che dà diritto al voto). I cittadini italiani residenti all'estero (AIRE), possono votare nelle ambasciate italiane. Ricapitolando, possono votare coloro che sono iscritti nelle liste elettorali del Comune e che hanno compiuto il 18° anno di età entro il 12 giugno 2022.

Dove recarsi è indicato sul retro della tessera elettorale; soltanto gli scrutatori hanno la possibilità di esprimere il voto in un seggio diverso (purché sia quello in cui si presta servizio). Anche cosa serve per votare è espressamente indicato dalla legge. Precisamente ogni elettore deve recarsi al seggio munito di:

  • un documento di riconoscimento in corso di validità e in buono stato;
  • la tessera elettorale.

Prima di votare, gli scrutatori chiederanno di verificare - a scelta dell’elettore - carta d'identità, passaporto, patente o altri attestati di riconoscimento rilasciate dalla Pubblica amministrazione munite di fotografia del titolare. Tessera sanitaria e codice fiscale non sono ammessi.

Attenzione a verificare per tempo di avere la tessera elettorale. Infatti è cosa assai comune perderla, deteriorarla o terminare gli spazi a disposizione dove si appone il timbro di avvenuta votazione. Chi l'avesse persa, o ha bisogno di una nuova tessera elettorale, deve recarsi presso il proprio Comune e chiedere l’emissione di un duplicato. Generalmente servono pochi giorni ma è sempre meglio procedere con largo anticipo (anche per evitare lunghe code).

L’elettore dovrà rispettare le regole di prevenzione del Covid-19 contro il rischio di contagio:

  • igienizzare le mani prima di impugnare la matita copiativa distribuita in loco;
  • il distanziamento sociale;
  • dopo aver votato e ripiegato la scheda, dovrà inserirla personalmente nell’urna (cosa che in passato veniva fatta dagli scrittori).

Non è ancora chiaro se per votare servirà indossare la mascherina Ffp2 o di prossimità, sempre meglio averle entrambe in borsa per evitare brutte sorprese.

Come si vota al referendum

Quando si parla di referendum, come appunto quello sulla Giustizia, la votazione segue delle modalità particolari. Non bisogna barrare alcun partito, esponente o candidato perché le opzioni tra cui scegliere sono soltanto due:

  • scrivere una croce o un segno sul “SI” se si desidera che la norma sottoposta a referendum sia abrogata;
  • scrivere una croce o un segno “NO” se desidera che la norma sottoposta a referendum resti in vigore.

I quesiti sottoposti agli elettori sono 5 e riguardano:

  • l'incandidabilità degli esponenti politici dopo la sentenza condanna;
  • la separazione delle carriere della magistratura;
  • la custodia cautelare durante le indagini;
  • la valutazione degli avvocati sui magistrati.

Leggi anche: Referendum 2022 Riforma Csm: cosa accade se vince il sì

Chi e come può richiedere il voto a domicilio

I cittadini che, per gravi motivi, non possono allontanarsi dal proprio domicilio, ad esempio perché allettati o con grave disabilità, possono votare da casa. Per farlo devono inviare una richiesta ad hoc presso il Comune di residenza entro e non oltre il 23 maggio 2022. In particolare bisogna compilare un modulo, disponibile sul sito del Comune, allegando il certificato medico nel quale si attesta la malattia o l'infermità. Tale certificato deve avere una data di emissione anteriore al 28 aprile 2022. Nello stesso giorno del referendum, il 12 giugno, i componenti del seggio andranno a ritirare la preferenza espressa direttamente al domicilio.

Il quorum previsto dalla legge

Il quorum non è altro che la quota minima di voti necessari affinché una certa votazione, delibera o elezione venga considerata valida e, quindi, produca effetti. Nel caso del referendum della Giustizia 2022, affinché venga raggiunto quorum, è necessario che vada a votare la metà più uno degli elettori aventi diritto. In caso contrario le novità introdotte dalla Riforma Cartabia resteranno in vigore. Ciò ai sensi dell'artioclo 75 della nostra Costituzione che prevede espressamente:

"La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi."

Non solo referendum, per cos'altro si vota il 12 giugno

Oltre al referendum Giustizia, gli elettori avranno la possibilità di votare anche alle elezioni amministrative, che si tengono nella stessa data: domenica 12 giugno dalle 7.00 alle 23.00. I ballottaggi, ove necessari, sono previsti dopo due settimane, quindi domenica 26 giugno.

Per votare alle elezioni amministrative bisogna essere in possesso di tessera elettorale e documento di riconoscimento valido e in buono stato. 

É stato dichiarato inammissibile, invece, il quesito sull'eutanasia perché, come ha spiegato il presidente Amato, non si trattava di eutanasia ma di omicidio del consenziente. Bocciato anche il quesito che vuole introdurre la responsabilità civile diretta di magistrati perché, ha spiegato ancora Amato, sarebbe stato innovativo della norma e non semplicemente abrogativo. Infine non ha passato l'esame il quesito che puntava a depenalizzare la coltivazione della cannabis, non era sulla cannabis - ha spiegato Amato - ma sulle sostanze stupefacenti, si faceva riferimento, cioè, a sostanze che includono anche droghe pesanti portando a violare obblighi internazionali e, per legge, un referendum non può intervenire in merito agli accordi tra Stati.

I quesiti referendari

Passiamo in rassegna, brevemente, i singoli quesiti che saranno sottoposti agli elettori e che, come anticipato, sono volti all’abrogazione di alcuni punti salienti della Riforma della Giustizia.

Il primo riguarda la custodia cautelare che, se usata frequentemente, si può tramutare in carcere preventivo. Numeri alla mano, possiamo vedere che quello che doveva essere uno strumento straordinario per l'amministrazione della giustizia è diventato invece uno strumento ordinario a danno di tantissimi innocenti, senza considerare che va in netto contrasto con il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza dei cittadini. Se dovesse vincere il sì al referendum verrebbe mantenuta l'applicazione della custodia cautelare per l’inquinamento delle prove e il pericolo di fuga ma sarebbe eliminata per il rischio di reiterazione del reato a patto che ovviamente non sia un reato grave e corrente.

Il secondo riguarda la legge Severino. Attualmente la situazione è la seguente: se un parlamentare, un amministratore locale, un sindaco viene condannato in primo grado per mafia, terrorismo o altri reati gravi, con il decreto Severino non solo diventa ineleggibile e incandidabile, ma automaticamente viene dimesso dal suo pubblico incarico. Quindi, visto l’efficacia retroattiva della norma (che secondo alcuni è incostituzionale), con il referendum si chiede di togliere la componente automatica di eliminare una persona dai pubblici uffici e lasciare invece che a decidere sia un giudice.

Il terzo verte sull’equa valutazione dei magistrati. Oggi come oggi per valutare l'operato di un magistrato si fa uso anche dei consigli giudiziari, ossia gli organi territoriali che riferiscono agli Cms sulla quale si fanno le valutazioni del caso. Come nel CSM, questi organi sono composti da una parte da persone togate, appunto i magistrati, e dall’altra parte da non togati, quindi professori e avvocati. Ma quando c'è da votare la valutazione di un magistrato possono farlo soltanto magistrati e quindi la proposta del referendum è quella di dare il diritto di voto anche parte laica, seguendo il discorso che questo è contro lo spirito costituzionale. In altre parole, i magistrati non possono essere controllati solo da altri magistrati.

Il quarto interviene sulla riforma del CSM, organo composto da 27 membri, il Presidente è il procuratore generale della Cassazione mentre 8 vengono eletti dal Parlamento (si tratta dei cosiddetti “membri laici”) mentre la maggioranza dei componenti - precisamente 16 - vengono eletti dagli stessi magistrati. Per candidarsi bisogna avere dalle 25 alle 50 firme, quindi, in sostanza, è necessario il supporto delle correnti politiche all’interno della magistratura italiana. L’obiettivo del referendum è proprio quello di togliere potere alle correnti e di eliminare la richiesta di queste firme per abbattere, appunto, ogni interferenza politica all’interno dell'organo giudicante.

Il quinto e ultimo quesito ha ad oggetto la separazione delle carriere e quindi lo stop alle “porte girevoli” per ruoli e funzioni. Pm e giudice, pur avendo ruoli diversi, appartengono allo stesso ordinamento giudiziario. Invece, secondo coloro che supportano la separazione delle carriere, sarebbe corretto che questi due ruoli fossero contrapposti: uno super partes (giudice) e l’altro dovrebbe essere la figura aggressiva appunto per condannare. Per questo nel referendum si chiede che, all'inizio della carriera, il magistrato decida subito se fare il giudice o il pm, o il requirente o il giudicante. Dall’altra parte, chi difende l’unione delle carriere pone l’accento sul fatto che pm e giudici allineati possano organizzarsi in maniera ottimale e fare del loro meglio per il Paese.