Quando si può chiedere il risarcimento per troppo lavoro al datore di lavoro

Orari impossibili, straordinari abituali e turni massacranti. Quando il lavoratore ha diritto a richiedere il risarcimento per troppo lavoro.

Sei stanco di fare gli straordinari e sostenere turni in orari insostenibili? Devi sapere che, solo in alcuni casi, è possibile chiedere il risarcimento per il troppo lavoro svolto.

Bisogna sapere, infatti, che non c’è solo l’infortunio fisico del lavoratore, causato, per esempio, da una caduta oppure da qualsiasi altro incidente sul posto di lavoro, ma c’è anche il danno biologico accusato. Si tratta di un “tipo di infortunio” causato da condizioni di lavoro che comportano al lavoratore particolari condizioni di stress psico-fisico.

Il cosiddetto superlavoro causerebbe, infatti, un danno biologico al lavoratore, soggetto a ritmi estenuanti. A confermare la possibilità di richiedere il risarcimento per troppo lavoro è stata anche la Corte di cassazione. Nel testo, andremo a spiegare quando è possibile richiederlo, in quali casi e come fare richiesta.

Cosa si intende per superlavoro

L’articolo 2087 del Codice Civile è incentrato sulla tutela delle condizioni di lavoro:

“L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

Il datore di lavoro, quindi, è tenuto ad adottare tutte le misure necessarie per tutelare la salute del lavoratore. Pertanto, tutte quelle condizioni che potrebbero e che provocano stress nel lavoratore possono essere motivo di richiesta di risarcimento.

Come abbiamo appena detto, già il Codice Civile ha stabilito le tutele, ma anche la Corte di Cassazione ha pronunciato sentenze che si configurano a garanzia per i lavoratori. Il risarcimento per troppo lavoro è un punto fondamentale, anche se quando parliamo di danni biologici ci riferiamo a questioni differenti rispetto all’infortunio fisico.

Nella stessa giurisprudenza ci sono, infatti, ancora molti dibattiti soprattutto in riferimento alla responsabilità dei datori di lavoro. Motivo di dibattito e di conseguente incertezza è la stessa definizione di superlavoro. Non sempre il superlavoro è individuabile. Per capirci meglio, l’infortunio fisico del lavoratore è evidente e non può in nessun modo essere frainteso. L’infortunio fisico è anche facilmente dimostrabile. Da un altro punto di vista, anche le lesioni contrattuali sono facilmente individuabili e chiaramente dimostrabili.

Il superlavoro, invece, come si rintraccia? Come si dimostra? Cos’è? Per rispondere a queste domande, non possiamo far altro che riportare alcuni esempi. Si pensi, per esempio, a tutte quelle attività in cui viene chiesto abitualmente al lavoratore di fermarsi oltre l’orario di lavoro. Si pensi anche ai turni gestiti male, a quando il lavoratore è costretto a sostenere orari impossibili e ingestibili.

Si tratta, negli esempi che abbiamo fatto, di casi in cui non è possibile sostenere che il datore di lavoro abbia commesso un vero e proprio illecito; quanto più possiamo dire, al contempo, che queste stesse azioni hanno comportato lesioni sulla qualità della vita del lavoratore e sulla sua quotidianità.

Risarcimento per troppo lavoro, quando e come è possibile richiederlo

La possibilità di richiedere e ottenere un risarcimento per troppo lavoro si configura nei casi che abbiamo portato come esempio poc’anzi; circostanze in cui il datore di lavoro deve riparare un danno causato dal cosiddetto superlavoro al lavoratore.

Dobbiamo, però, sottolineare che non è tanto il superlavoro in sé a costituire il diritto del lavoratore a richiedere il risarcimento, quanto più la sua conseguenza diretta sulle condizioni di salute di esso. Lo stress e il danno biologico, infatti, vengono considerati come un vero e proprio infortunio.

Come provare, in pratica, il danno? Il lavoratore che ritiene di aver subito un danno dalle condizioni in cui è costretto ad operare, sia per ritmi che orari impossibili, deve rivolgersi ad un avvocato e per suo tramite presentare ricorso al tribunale. Il legale deve citare il datore di lavoro. Il lavoratore deve provare di essere stato sottoposto a condizioni superiori rispetto a quelle di normale tollerabilità: straordinari abituali, turni e orari di lavoro impossibili e insostenibili.

Sulla base dei dati e delle informazioni raccolte, il giudice potrà pronunciare una sentenza, ammettendo le motivazioni del ricorso oppure respingendolo. Ovviamente, sia i turni che gli orari di lavoro devono essere considerati sul lungo termine: devono essersi protratti per molto tempo. Inoltre, il lavoratore deve poter anche dimostrare il nesso tra le condizioni di lavoro e l’infortuno biologico.

D’altra parte, il datore di lavoro deve dimostrare di aver adottato tutte le precauzioni possibili per non inficiare l’integrità psico-fisica del lavoratore, non sottoponendolo a turni e orari di lavoro stressanti e non minando la sua quotidianità. Se non riuscirà a dimostrare quanto detto fino ad ora, allora il datore di lavoro verrà condannato al pagamento di un risarcimento danni per troppo lavoro.

Leggi anche: 8 consigli per combattere lo stress sul posto di lavoro

Sara Bellanza
Sara Bellanza
Aspirante storica contemporaneista, classe 1995.Amante della lettura e della scrittura sin dalla tenera età, ho una laurea triennale in Filosofia e Storia e una laurea magistrale in Scienze Storiche, conseguite entrambe presso l’Università della Calabria. Sono autrice di alcune pubblicazioni scientifiche inerenti alla storia contemporanea e alla filosofia: "L'insostenibile leggerezza della storia" e "L’insufficienza del linguaggio metafisico" per la rivista "Filosofi(e)Semiotiche", e "Il movimento comunista nel cosentino" per la "Rivista Calabrese di Storia del '900".Nonostante la formazione prettamente umanistica, la mia curiosità mi ha spinto a conoscere e a informarmi sugli ambiti più disparati. Leggo, scrivo e fotografo, nella speranza di riuscire a raccontare il mondo così come lo vedo io.
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