Separazione con addebito quanto mi costi, le conseguenze sul portafogli

Un matrimonio può terminare, ma non succede sempre in modo sereno. Una tra le conseguenze più temute è l'addebito della separazione. Ecco di cosa si tratta.

Quando i coniugi si separano, le conseguenze possono essere molto diverse per ciascuno dei due. Non sempre le coppie si dividono felicemente, anche perchè la causa della rottura può essere parecchio impattante. Uno tra gli effetti più temuti è senza dubbio l’addebito della separazione. Molti richiedono la separazione con addebito, decisa dal giudice comporta la perdita di alcuni diritti. Ma di che cosa si tratta? E quali sono i suoi effetti? Lo chiariamo in questo articolo. 

Che cos’è l’addebito della separazione?

Una delle conseguenze di un matrimonio finito male è la colpa attribuita all’altro per aver agito in modo tale da terminare l’unione. In buona sostanza, capita che uno degli sposi ritenga l’altro responsabile della rottura della relazione. Ci si rivolge quindi ad un giudice, come vuole l’art.151 del Codice civile, per chiedere l’addebito della separazione. Ma di che cosa si tratta nello specifico? 

Quando si viene meno ai doveri coniugali quali la fedeltà, la coabitazione, la collaborazione nell’interesse della famiglia, assistenza morale e materiale, si crea una situazione tale per cui il matrimonio potrebbe finire, e chi ha “rotto” le promesse, ne subisce le conseguenze. Il giudice pronuncia l’addebito solo e soltanto se uno dei coniugi lo abbia richiesto.

Come si è già accennato, questa disposizione ha carattere sanzionatorio, poiché gli effetti sono patrimoniali e vanno a toccare misure come il diritto all’assegno di mantenimento e i diritti successori. 

La realtà quotidiana mostra i casi più frequenti di richiesta di addebito, che solitamente sono relativi al tradimento di uno dei membri della coppia. In questo caso è venuto meno il dovere di fedeltà, ma non basta semplicemente dimostrare che il partner è stato infedele, serve che l’adulterio sia stato proprio lampante ed evidente. In particolare, quella situazione deve essere stata proprio l’evento che ha causato una crisi irreversibile del rapporto. Come deducibile, quindi, il giudice dovrà ascoltare meticolosamente la testimonianza così da raccogliere tutti i dati e le prove per constatare quanto sopra. 

Se quello dell’infedeltà è il caso più frequente, è bene precisare che non è l’unico. Altri casi come un marito o una moglie che abbandonano il tetto coniugale senza motivazione o che non rispettano gli obblighi derivati dal matrimonio, portano all’addebito. 

Per ottenerlo occorre dunque: 

  • portare prove che testimonino il comportamento negativo del coniuge; 
  • fornire la prova che proprio quell’evento ha causato la crisi coniugale.

A cosa serve e quali effetti produce?

Ma quali sono le sue conseguenze da punto di vista pratico, anzi econocmico? Qui un elenco: 

  • pagare i costi sostenuti nel provvedimento giudiziario;
  • negazione del diritto all’assegno di mantenimento; 

In buona sostanza, colui che fra i coniugi è considerato responsabile di aver portato il rapporto alla rottura, non avrà il diritto a nessuna eredità qualora il coniuge deceda. Tra gli effetti più seri ed importanti vi è però la perdita dell’assegno di mantenimento. Al responsabile si nega la somma anche nel caso ne abbia bisogno e sia quindi in condizioni tali da dover essere sostenuto economicamente. 

Se il coniuge perde questi due diritti, al contempo ne mantiene tre:

  • ha il diritto agli alimenti se versa in condizioni economiche precarie;
  • rimane il diritto a ricevere l’assegno vitalizio; 

Presupposti per l’addebito: quali sono?

L’art. 151 del Codice Civile dichiara che:

“Il giudice, pronunziando la separazione, dichiara, ove ne ricorrano le circostanze e ne sia richiesto, a quale dei coniugi sia addebitabile la separazione, in considerazione del suo comportamento contrario ai doveri che derivano dal matrimonio.”

L’articolo il giudice pronunci l’addebito servono precise condizioni

  • che vi sia stata violazione dei doveri coniugali;
  • che vi sia un nesso causale tra la violazione dei doveri e la fine della relazione;
  • che uno dei coniugi abbia richiesto esplicitamente l’addebito.

RPer determinarlo il nesso causale è fondamentale. Immaginiamo ad esempio un tradimento avvenuto in un momento in cui gli sposi erano già verso la rottura del rapporto. In questo caso non è stato l’adulterio ad essere la causa diretta della fine della relazione. La giurisprudenza chiama questo legame con il nome di “nesso eziologico”, per intendere che da un dato evento ha avuto origine una conseguenza rilevante. 

Quando la separazione è addebitata ad entrambi i coniugi

Talvolta succede che non sia solo un coniuge ad essere responsabile, bensì entrambi. In questo caso si parla di doppio addebito, una misura che anche in questo caso viene adottata su richiesta delle parti. 

Potrebbe accadere che il giudice reputi intollerabili tutti e due i comportamenti, e che siano stati ambedue la causa del fallimento dell’unione. Le situazioni portate in tribunale vedono frequentemente casi ambigui, come una moglie che incolpa il marito di adulterio e il coniuge che si difende accusando la moglie di essere stata violenta. Quando si è di fronte a questa particolare circostanza, le due condotte vengono inoltre parificate a livello di gravità. 

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