Sicurezza sul lavoro: sanzioni e chiusure

Il governo ha deciso di inasprire le sanzioni contro chi occupa lavoratori in nero e dando per scontato che in quel caso siano violate anche le regole per la sicurezza sul lavoro. Sospensione dell'attività e controlli più severi dovrebbero limitare questa pratica.

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Via libera da parte del Consiglio dei Ministri all’intervento per il miglioramento della legislazione in materia di sicurezza sul lavoro. Un tema drammaticamente di attualità, visto che ogni giorno si deve fare la conta non solo di chi abbia avuto degli incidenti sul luogo dove svolge la sua attività professionale, ma anche con le morti bianche.

Con un comunicato il Ministero del Lavoro spiega che gli interventi hanno in prima battuta lo scopo di incrementare e migliorare, anche passando dalla semplificazione, il sistema di controlli sia nel settore della sicurezza che in quello della salute sul posto di lavoro. In secondo luogo ad organizzare un efficace coordinamento dei soggetti, che hanno competenza in materia di prevenzione.

Si prevede tra le altre novità che venga istituito un fondo, che sarà finanziato con le somme derivanti dalle sanzioni comminate ai trasgressori e che servirà a coprire le spese che dovranno essere sostenute per mettere in opera sistemi di prevenzione efficaci.

Che cosa è la sicurezza sul lavoro

Con i termini sicurezza sul lavoro si intende una situazione nella quale il lavoratore non corra dei rischi evitabili sia alla sua incolumità che alla sua salute. Nel nostro ordinamento questo settore è stato riorganizzato con il decreto legislativo numero 81 del 2008 che ha modificato l’impianto precedente facendo seguito al disposto di una direttiva europea che ha fissato i principi per tutti i paesi dell’unione.

Come si legge sul sito di clicklavoro

questo sistema prevede il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati intesi non solo come il datore di lavoro ma anche gli stessi lavoratori

che hanno un ruolo non solo di esecuzione delle regole fissate, ma anche quello di fornire degli input per migliorare e vigilare sulle irregolarità anche messe in atto dai colleghi.

Sicurezza sul lavoro e lavoro nero

Uno delle scelte del Governo è stata quella di adottare una maggiore severità verso chi ignori del tutto le norme di sicurezza. In questa categoria non necessariamente, ma molto probabilmente fanno parte le aziende che ricorrono al lavoro nero.

Col termine lavoro nero ci si riferisce a quelle attività lavorative che sono sconosciute al fisco, e agli enti che si occupano di assistenza e di previdenza come INPS e lNAIL.

La conseguenza è che chi offre lavoro abbatte notevolmente i costi del lavoro perché non paga tasse e contributi, chi lavora, non solo perde questo diritto, ma probabilmente lavorerà in condizioni non sicure e controllate, oltre a non avere accesso ai corsi obbligatori previsti per la sicurezza.

Differisce leggermente dal lavoro in nero quello cosiddetto grigio. In questa ipotesi il lavoratore esiste per lo stato, facendo venire meno per il datore di lavoro le sanzioni più gravi in caso di controlli, ma in genere sono dichiarate solo una parte delle ore lavorate, mentre le altre sono pagate fuori busta paga e restano sconosciute ad Agenzia delle Entrate.

Sanzioni per il lavoro nero

Il Governo ha previsto di inasprire le sanzioni a carico dei datori di lavoro che siano trovati con lavoratori in nero. La legge numero 81 del 2008 prevede che in questa ipotesi e solo nel caso in cui i lavoratori irregolari siano superiori al 20% sia applicata la sospensione dell’attività. Tale sospensione è mantenuta, ma è prevista già quando il numero dei lavoratori sconosciuti arrivi al 10%.

L’articolo 14 del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro prevede che sia

possibile adottare il provvedimento di sospensione nei casi in cui si stia impiegando personale che non risulti dalle documentazioni obbligatorie.

La presunzione, che giustifica l’inserimento di una norma di questo tipo in una legge che si occupa di sicurezza sta nel fatto che è del tutto plausibile che non vengano rispettate le norme relative alla sicurezza sul lavoro.

La percentuale che dà luogo alla sanzione deve essere calcolata sul numero complessivo di lavoratori presenti: tenendo conto sia di quelli in regola che di quelli irregolari. È esclusa l’applicazione nel caso il lavoratore in nero sia solo uno.

Il lavoro nero può  emergere o a seguito di controlli che compatibilmente con la disponibilità di personale vengono fatti a campione. In alternativa è possibile che ci siano delle segnalazioni da parte degli stessi lavoratori, che possono essere fatte in tutta tranquillità senza il rischio che il datore di lavoro venga informato. 

A seconda di quanti giorni il lavoratore abbia lavorato in nero si aggiunge una sanzione che può andare da 1.800 per arrivare fino a oltre 42.000 euro. Ulteriori aumenti sono previsti in caso il datore di lavoro sia recidivo, faccia lavorare minori non in regola, stranieri senza permesso di soggiorno o contestualmente si rilevi che non sono rispettate le norme sulla sicurezza.

Uno sconto che porta la sanzione al suo minimo è possibile per chi assuma il lavoratore con un contratto a tempo indeterminato, anche se part time, o in alternativa con un contratto a tempo pieno della durata di almeno tre mesi.

Non è escluso che qualche conseguenza derivi anche al lavoratore, che è sempre considerato la parte debole, ma che potrebbe dover rispondere nel caso per esempio continuasse ad essere iscritto nelle liste di disoccupazione, godendo della Naspi o dell’assegno del reddito di cittadinanza.

Altre sanzioni in caso di lavoro nero

Anche se non si arriva all’applicazione della sospensione per ragioni di violazioni delle norme sulla sicurezza sul posto di lavoro sono comunque previste sanzioni di un certo peso.

Per ogni lavoratore per il quale non sia stata fatta la comunicazione obbligatoria al centro per l’impiego la somma da pagare va da un minimo di 100 fino a un massimo di 500 euro per ogni lavoratore non regolare.

Altri casi di sospensione per violazione della sicurezza sul luogo di lavoro

La sanzione della sospensione è applicabile anche nel caso si siano ripetute delle violazioni che riguardino la normativa in materia di superamento del tempo massimo di lavoro, del diritto al riposo settimanale e giornaliero.  Per portare alla sospensione sono necessari più controlli successivi, che se danno tutti lo steso esito sono la base per la sanzione

Inoltre applicabile la sanzione se ci siano gravi e reiterati violazioni delle regole sull’igiene e sulla sicurezza. In questo caso esiste una lista di quelle violazioni che sono considerate così gravi da ritenere applicabile la sanzione. Saranno gli ispettori a fare una prima valutazione in questo senso.

La nuova normativa esclude che ci debba essere una recidiva dei comportamenti considerati come gravi violazioni della sicurezza, ma che si provveda subito alla misura cautelare.

In sostanza, niente più avvisi bonari dopo la prima infrazione, ma sanzione immediata. I comportamenti di questo tipo dovranno essere individuati da un decreto ministeriale attuativo. In attesa di quell’atto il riferimento sarà alla lista contenuta nell’allegato numero 1 della legge 81 del 2008.

Una sanzione ulteriore sarà quella del divieto di trattare con una pubblica amministrazione per tutto il periodo in cui si protrae la sospensione.

Incremento degli ispettori per la sicurezza sul lavoro

Oltre all’inasprimento delle sanzioni è previsto anche un consistente incremento del personale che si occuperà dei controlli, senza i quali evidentemente un impianto punitivo non ha senso di esistere. A questo scopo è previsto che si proceda all’assunzione di 1.024 nuovi collaboratori da destinare all’attività di ispezione. 

Nel biennio 2022/2023 è inoltre previsto un investimento in tecnologie di 3,7 milioni di euro che avranno lo scopo di fornire a chi si occupi dei controlli di una strumentazione tecnologica a fare in controlli in modo efficiente e celere.

Dal primo gennaio del 2022 saranno incrementate anche le forse facenti parte del comando dei carabinieri che si occupano di tutela del lavoro. 

Incremento delle funzioni di INL sulla sicurezza sul lavoro

Continuerà ad avere un ruolo controllo nella vigilanza sulla sicurezza sui luoghi di lavoro l’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Secondo quanto previsto nel Decreto Legislativo numero 149 del 2015

questo ente ha la funzione di vigilare in materia di lavoro, contribuzione, assicurazioni obbligatorie. Deve inoltre vigilare su tutto quanto concerne la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro.

Con le novità introdotte dal governo Draghi, l’INL assumerà maggiori poteri e lavorerà in collaborazione con le asl della provincia di competenza, così da evitare sovrapposizioni e da garantire un‘attività non solo sanzionatoria, ma soprattutto di prevenzione.

Lo scopo principale infatti nonostante siano perviste sanzioni anche gravi è quello di evitare che si arrivi a quel punto, intervenendo prima che ci siano incidenti o danni gravi alla salute dei lavoratori.

Condivisione delle informazioni sulla sicurezza del lavoro

Altro pilastro di questa riforma sarà il potenziamento del già esistente Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione sui luoghi di Lavoro. L’obiettivo è quello a distanza di oltre un decennio dalla su istituzione di portarlo a regime e renderlo efficace.

Introdotto con l’articolo 8 del Decreto Legislativo numero 81 del 2008 questo sistema ha lo scopo di fornire i dati che costituiranno la base per programmare e pianificare prima, e valutare l’efficacia poi degli interventi in materia di prevenzione sulla sicurezza sul lavoro.

Con questo mezzo ci si proponeva di tenere sotto controllo non solo gli infortuni più frequenti e le ragioni che li determinano, ma anche di individuare i mezzi più efficaci per prevenirli.

Stessi obiettivi nei confronti delle malattie professionali, che possono essere associate ad alcune mansioni o ambienti, solo a seguito di un monitoraggio costante e attento, sempre con l’obiettivo di evitarle, se possibile, in seconda istanza di ridurle al minimo e se non ci sono alternative prevedere adeguati ristori per i lavoratori che ne sono colpiti.

Il sistema è stato regolamentato con una legge del 2016. Due anni dopo è stato costituito il tavolo tecnico che appoggiandosi all’INAIL lo dovrà gestire. Il nuovo intervento del governo potrebbe essere quello definitivo per farlo partire.