Silenzio assenso: ecco che significa e come funziona

Cosa si intende quando si parla di silenzio assenso della Pubblica amministrazione e come comportarsi?

Se hai presentato una richiesta a un’amministrazione pubblica e ancora non hai ricevuto risposta dagli organi competenti, devi sapere che la PA ha il dovere di rispondere entro un determinato periodo di tempo, altrimenti la tua istanza sarà considerata accolta. Questa previsione normativa viene chiamata “silenzio assenso”.

In quali casi si configura e quanto tempo ha la Pubblica amministrazione per rispondere alle istanze dei privati cittadini?  In questo articolo risponderemo a queste ed altre domande con esempi pratici per comprendere al meglio il suo funzionamento. 

Silenzio assenso: che cos’è e che cosa significa

Il silenzio assenso è un particolare istituto giuridico che consente di smorzare l’inerzia della Pubblica amministrazione in merito ad una specifica richiesta che viene presentata da un privato cittadino. Questo istituto è stato introdotto con il preciso scopo di colmare alcune di quelle lacune che si vengono a manifestare nell’operato negli organi pubblici.

Dunque, se la Pubblica Amministrazione non risponde al privato cittadino, in merito ad una sua particolare richiesta, allora la legge dispone che è come se avesse dato il suo assenso e, quindi, avesse risposto con un “sì”.

Tale regola è valida anche nel caso in cui la risposta PA avvenga con colpevole ritardo rispetto ai termini di tempo prestabiliti, tassativamente fissati dalla legge.

Attraverso l’istituto giuridico del silenzio assenso, il legislatore prevede che l‘inerzia della Pubblica amministrazione in merito ad una determinata esigenza del cittadino abbia lo stesso identico valore rispetto di un provvedimento di accoglimento dell’istanza.

Ne deriva che il privato cittadino che ha presentato una richiesta alla PA non subirà nessuna conseguenza negativa derivante dal comportamento inerte ed omissivo da parte degli organi competenti. Perciò, nessun ritardo della PA nei suoi doveri e rispetto ai termini che vengono stabiliti dalla legge, andrà ad inficiare sulle istanze che vengono presentate dai privati cittadini.

Definizione, regole e significato del silenzio assenso si possono trovare all’interno dell’articolo 20 della Legge n. 241 del 7 agosto 1990, denominata anche “Legge sul procedimento amministrativo”, e all’interno dell’articolo 30 del Decreto Legge n. 69 dell’8 aprile 2013, noto ai più sotto il nome di “Decreto del fare”.

Quest’ultimo articolo, nello specifico, riguarda e dispone alcune semplificazioni in materia di edilizia, prevedendo espressamente che l’ottavo comma del suddetto articolo venga così modificato:

“Decorso inutilmente il termine per l’adozione del provvedimento conclusivo, ove il dirigente o il responsabile dell’ufficio non abbia opposto motivato diniego, sulla domanda di permesso di costruire si intende formato il silenzio-assenso, fatti salvi i casi in cui sussistano vincoli ambientali, paesaggistici o culturali, per i quali si applicano le disposizioni di cui al comma 9.”

Invece, la disciplina e la definizione più pura e generale che riguarda questo particolare istituto giuridico la possiamo ritrovare all’interno del testo esplicitato nell’art. 20 della Legge sul procedimento amministrativo, il quale prevede, all’interno dei suoi due primi commi, espressamente che:

“Fatta salva l’applicazione dell’articolo 19, nei procedimenti ad istanza di parte per il rilascio di provvedimenti amministrativi il silenzio dell’amministrazione competente equivale a provvedimento di accoglimento della domanda, senza necessità di ulteriori istanze o diffide, se la medesima amministrazione non comunica all’interessato, nel termine di cui all’articolo 2, commi 2 o 3, il provvedimento di diniego, ovvero non procede ai sensi del comma 2.

Tali termini decorrono dalla data di ricevimento della domanda del privato.”

Bisogna precisare, però, che il silenzio della Pubblica amministrazione non scaturisce sempre nell’ipotesi di un provvedimento di accoglimento della richiesta che viene presentata dal privato cittadino, ma potrà avere anche delle conseguenze diverse nei confronti di quest’ultimo, dal momento che avrà luogo solamente quando saranno presenti tutti i requisiti relativi alla forma e alla sostanza che sono necessari.

In particolare, questo istituto giuridico potrà essere valido ed avere luogo solamente nel caso in cui sia presente un’istanza di parte, come ad esempio la richiesta di un permesso di costruire. In caso contrario, invece, il silenzio delle amministrazioni pubbliche, non si configurerà come un provvedimento di accoglimento dell’istanza, ma come un rifiuto della stessa.

Quando si configura

Per conoscere i limiti entro i quali si configura il silenzio assenso, dobbiamo osservare nuovamente ciò che viene disposto all’interno dell’art. 20 della Legge n. 241 del 7 agosto 1990.

In particolare, ecco quando opera e quando si configura l’ipotesi di questo specifico istituto giuridico:

  • nei procedimenti ad istanza di parte;
  • per il rilascio di provvedimenti amministrativi;
  • senza la necessità di ulteriori istanze o diffide da parte del privato cittadino, la quale viene disciplinata all’interno dell’art. 19 della Legge sul procedimento amministrativo;
  • quando non si tratta della procedura di dichiarazione di inizio attività;
  • quando la Pubblica Amministrazione non comunica al privato cittadino il provvedimento di diniego della sua richiesta, entro i termini di tempo che vengono stabiliti dalla legge.

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Quanto tempo ha l’amministrazione per rispondere

L’art. 20 della Legge sul Procedimento Amministrativo, per quanto riguarda i termini di tempo entro i quali deve rispondere la Pubblica Amministrazione all’istanza che viene presentata dal privato cittadino, rimanda alle disposizioni che vengono disciplinate all’interno dell’art. 2, Commi 2 e 3, della suddetta legge, i quali prevedono espressamente che:

“Nei casi in cui disposizioni di legge ovvero i provvedimenti di cui ai commi 3, 4 e 5 non prevedono un termine diverso, i procedimenti amministrativi di competenza delle amministrazioni statali e degli enti pubblici nazionali devono concludersi entro il termine di trenta giorni…per la pubblica amministrazione e l’innovazione e per la semplificazione normativa, sono individuati i termini non superiori a novanta giorni entro i quali devono concludersi i procedimenti di competenza delle amministrazioni statali. Gli enti pubblici nazionali stabiliscono, secondo i propri ordinamenti, i termini non superiori a novanta giorni entro i quali devono concludersi i procedimenti di propria competenza.”

In sostanza, il termine di tempo, che viene fissato dalla legge ed oltre il quale avrà luogo e si configurerà il silenzio assenso, è pari a (così come è stato modificato anche a seguito della Riforma Madia sulla PA, attraverso l’emanazione della Legge n. 124 del 7 agosto 2015):

  • 30 giorni, nella generalità dei casi previsti dalla legge;
  • 90 giorni, per le Soprintendenze, nelle ipotesi in cui le amministrazioni pubbliche debbano occuparsi di provvedimenti amministrativi che riguardano la tutela dei beni culturali, della salute dei cittadini oppure dell’ambiente, del paesaggio e del territorio;
  • tra i 90 giorni ed i 180 giorni, nel caso in cui per i provvedimenti amministrativi che devono essere adottati dalla Pubblica Amministrazione entro il termine di 90 giorni sia richiesto il parere preventivo dei Ministri ed una deliberazione da parte del Consiglio dei Ministri;
  • 18 mesi, nei casi che riguardano l’autotutela, attraverso la quale la PA ha la possibilità di revocare un provvedimento amministrativo che si accorge essere illegittimo, per sostituirlo con un altro, il quale deve essere, invece, legittimo.

Quando non è valido: ecco alcune eccezioni

L’applicazione dell’istituto giuridico del silenzio assenso non potrà essere effettuata per quanto riguarda i seguenti atti e procedimenti amministrativi, i quali si possono rinvenire da quanto viene disciplinato all’interno del comma 4, dell’art. 20 della Legge sul procedimento amministrativo, ovvero:

  • quando la normativa comunitaria impone l’adozione di provvedimenti amministrati formali;
  • quando la legge qualifica il silenzio dell’amministrazione come rigetto dell’istanza;
  • quando vengono adottati uno o più decreti da parte del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro competente;
  • per la tutela dell’ambiente;
  • per la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico;
  • per la tutela del rischio idrogeologico;
  • per la salute e la pubblica incolumità;
  • per la difesa nazionale;
  • per la pubblica sicurezza;
  • per l’immigrazione;
  • per l’asilo e la cittadinanza.

Quali sono le altre tipologie di silenzio

Come abbiamo accennato nel corso del primo paragrafo, andiamo adesso a parlare delle altre tipologie di silenzio che si possono configurare, in alternativa al silenzio assenso, per quanto riguarda il comportamento della Pubblica Amministrazione.

In particolare, ecco quali sono le altre tipologie di silenzio:

  • il silenzio devolutivo, il quale viene disciplinato all’interno dell’art. 17, Comma 1, della Legge sul procedimento amministrativo;
  • il silenzio inadempimento, il quale non ha un richiamo ad una specifica previsione normativa.
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