Spiare WhatsApp è reato? Attenzione alle conseguenze

Cosa succede se ci si mette a sbirciare sullo smartphone di un amico e del partner? E magari si guardano i messaggi WhatsApp?

Cosa succede se ci si mette a sbirciare sullo smartphone di un amico e del partner? E magari si guardano i messaggi WhatsApp? Attenzione a cedere a quella che potrebbe sembrare un’innocente atto di gelosia: è a tutti gli effetti un reato.

All’interno del nostro smartphone c’è tutta la nostra vita, o almeno buona parte di essa. Andando a dare uno sguardo a quello che vi è custodito all’interno, si viene a conoscenza di tutti i segreti e le bugie di una persona. Sono molti i matrimoni finiti proprio a causa di un segreto custodito in un cellulare o per dei messaggi mandati con WhatsApp. Il cellulare potrebbe essere anche un’arma impropria nelle mani di un datore di lavoro o di un genitore, che vuole scoprire qualcosa di più del proprio figlio.

A chi non è mai capitato di dare una sbirciata al telefonino di un amico o di un collega, quando questo viene aperto davanti a tutti. Molte volte viene fatto istintivamente, senza troppa malizia. A questo punto sono in molti a fermarsi e a domandarsi se dietro un gesto fatto inconsciamente, possa nascondersi un reato. Se guardare i messaggi WhatsApp di un amico o di un collega possa avere delle conseguenze legali. Non parliamo, poi, se dal gesto involontario si passa ad usare un software spia, che possa catturare tutte le conversazioni ed inviarle a distanza. Vediamo cosa dice la legge.

WhatsApp: la chat è come la corrispondenza

Poco importa che per chattare si usi WhatsApp o Telegram, la chat è sempre tutelata, come se fosse la corrispondenza. Ricordiamo che l’articolo 15 della Costituzione, in questo senso, è molto severa: la corrispondenza privata deve essere sempre tutelata e si finisce nel penale, nel caso in cui venga violata. In questo senso la norma è abbastanza precisa:

La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge.

I tempi cambiano e la tecnologia si evolve: WhatsApp, Telegram e le email sono diventati nuove forme di corrispondenza. Non è lo strumento di per sé che sia sta utilizzando, a far diventare o meno segreto il contenuto, ma la forma stessa della sua spedizione, che è a tutti gli effetti riservata e non pubblica. Quando si utilizza un sms è come se si stesse spedendo la vecchia lettera, che deve essere imbustata e recapitata dal postino. Leggere un sms è un reato, allo stesso modo di quando si sottrae una lettera dalla busta, per leggere la corrispondenza di qualcuno. Lo stesso discorso vale per una chat, indipendentemente che si usi WhatsApp, Telegram o qualsiasi altra App.

Spiare WhatsApp od una qualsiasi chat: i rischi

Nel momento in cui si spia una mail, si è violato un account privato di un’altra persona. In questo caso si è commesso un vero e proprio reato di accesso abusivo a sistema informatico (a riguardo vedasi la sentenza n. 13057/2016 della corte di Cassazione). Siamo davanti ad una vera e propria violazione, perché per accedere il soggetto ha dovuto violare le credenziali d’accesso o, nel caso in cui ne fosse a conoscenza, ad usarle senza l’autorizzazione dell’altra persona.

Lo stesso discorso è possibile fare con un’eventuale chat su WhatsApp. Su questo punto la Cassazione ha effettuato un’ulteriore precisazione: il semplice fatto di essere a conoscenza del codice di sblocco di un’altra persona, non permette né legittima l’ipotesi di accedere WhatsApp, a Telegram o alle altre chat, senza che il titolare ne abbia dato il consenso. Facciamo un’ipotesi: nel caso in cui la moglie sia a conoscenza del codice di sblocco del telefonino del marito, non è autorizzata ad accedere a WhatsApp e a leggere i messaggi. Se il marito conosce la password della mail della moglie, non è autorizzato a leggere le sue mail per trovare eventuali prove di un tradimento. In entrambi i casi siamo davanti ad un vero e proprio reato.

Non importa se sia WhatsApp od una mail: si entra nella sfera privata di un’altra persona. Quando si percorre questa strada si commette sempre un reato, indipendentemente se sia o meno necessario utilizzare una password.

Il Tribunale di Roma, con una pronuncia datata 30 marzo 2016, ha comunque sostenuto una tesi di segno opposto, almeno nel momento in cui si tratta di una chat su WhatsApp del coniuge o del convivente. Nel caso in cui questo dovesse lasciare incustodito il cellulare e questo sia senza password di accesso – e quindi possa essere alla portata di tutti – leggere le chat non diventa un reato. Secondo la sentenza, quando si vive sotto lo stesso tetto e si condividono gli stessi spazi, la privacy si attenua. Secondo questa sentenza, laddove il comportamento non dia adito ad idonee attenzioni,

non può ritenersi illecita la scoperta casuale del contenuto dei messaggi, per quanto personali, facilmente leggibili su di un telefono lasciato incustodito in uno spazio comune dell’abitazione familiare.

Oltre a diventare un comportamento molto più odioso, il reato diventa più grave se viene utilizzato un software spy, che sia in grado di captare il contenuto del dispositivo ed inviarlo ad altri. In questo caso si viola l’articolo 615 quater del Codice Penale e si rischia fino ad un anno di carcere.

WhatsApp: è possibile fare una foto alla chat

Le chat di WhatsApp e di Telegram non possono essere spiate. È importante sottolineare che non importa il modo attraverso il quale questo reato venga commesso: lo si può fare direttamente con gli occhi, tramite strumenti informatici o addirittura scattando delle foto, magari attraverso un altro telefonino.

Come ti sentiresti se il tuo parner scattasse una foto del tuto cellulare, immortalando una chat su WhatsApp tra te ed un tuo confidente? Ci sarebbe una bella litigata, forse un divorzio e magari di verrebbe anche addebitata la fine del matrimonio. Il problema, però, che una prova acquisita in questo modo non può essere presa in considerazione, perché è stata presa in modo illecito violando la privacy. Almeno questo è l’orientamento di diversi giudici.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
779FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate