Da analogico a digitale: tech ed evoluzione del gaming

Il settore del videogaming rappresenta un’ottima opportunità per vedere all’opera numerose novità in termini di progressi tecnologici.

Il settore del videogaming rappresenta un’ottima opportunità per vedere all’opera numerose novità in termini di progressi tecnologici: da tecnologie innovative, come il ray tracing o il DLSS, a componenti hardware sempre maggiormente performanti, il videogioco vanta un rapporto privilegiato con il tech. Questo anche per l’attuale stato di grazia del medium videoludico: da intrattenimento di nicchia è ormai approdato a traguardi importanti, ospitando competizioni sportive e opere narrative facilmente convertibili in serie TV e film.

Un rapporto che, a ogni modo, non poggia solo e unicamente sugli exploit videoludici degli anni recenti: la tecnologia ha sempre trovato importanti sponde dal mondo del videogioco, anche esaminando titoli non originali. Uno dei primi filoni videoludici importanti, infatti, è stato quello che vedeva la trasformazione in videogioco di giochi di successo, spesso grandi classici con alle spalle una ricca tradizione: non sono stati pochi i legami di tali conversioni con ritrovati tecnologici.

È per esempio impossibile non pensare immediatamente agli scacchi, in riguardo ai quali è ben nota la vicenda che ha visto il loro approdo al mondo del videogioco. IBM, storica produttrice di computer statunitense, sviluppò un programma in grado di giocare a scacchi già nei primi anni ’90, e contrappose il proprio computer scacchista Deep Blue a uno dei massimi campioni della disciplina di quegli anni: Garry Kasparov. Tra il 1996 e il 1997 i confronti tra i due videro un progressivo miglioramento delle prestazioni del calcolatore, proprio perché l’intelligenza artificiale associata si perfezionava col passare del tempo: se oggi qualsiasi software o app di scacchi è in grado di impegnare uno scacchista umano, è anche per i progressi fatti nelle prime conversioni digitali.

Si può anche pensare alla roulette, iconica protagonista di qualsiasi casinò: il moto circolare di ruota numerata e pallina è stato immortalato in innumerevoli occasioni, e ancora oggi rappresenta uno dei più apprezzati intrattenimenti nei casinò online. Questi hanno potuto prosperare in rete grazie alla conversione in videogioco dei loro intrattenimenti più amati come la roulette, proponendone conversioni in digitale che, ovviamente, comprendono una perfetta “programmazione” della casualità.

Ciò che ha permesso la digitalizzazione della roulette è stata l’integrazione di algoritmi RNG: senza addentrarsi negli aspetti informatici, basti pensare che si tratta dell’unico modo per riprodurre in ambito digitale la casualità. L’apparente ossimoro tra casualità e programmazione, quindi, si risolve considerando come solo un software di generazione casuale di numeri possa garantire la riproposizione dell’aleatorietà in ambiente digitale.

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Naturalmente i primi esempi di conversione videoludica sono andati a vantaggio di giochi estremamente semplici da digitalizzare, che dunque potessero accontentarsi di risorse grafiche scarse se non praticamente assenti. È il caso di OXO, la prima rappresentazione videoludica di Tris e uno dei primissimi videogiochi in assoluto: è stato sviluppato nel 1952 da un universitario britannico, nel contesto di una tesi attraverso la quale intendeva illustrare le interazioni fra uomo e macchina. Si tratta, comunque lo si voglia considerare, di un vero e proprio esperimento basato su sistemi ancora del tutto privi di qualsiasi elemento di interfaccia, più vicini concettualmente a calcolatrici che non alla moderna idea di computer.

A proposito di interfaccia, proprio questa è stata l’innovazione alla base di un’altra conversione videoludica, basata sulla più diffusa versione del Solitario: il Klondike. Incluso in ogni versione di Windows fin da 3.0, rilasciato nel 1990, il più iconico dei programmi di Solitario fu sviluppato l’anno precedente da uno stagista di Microsoft, che vi si dedicava a tempo perso. Suite di carte non erano una novità già all’epoca: come per Tris, anche la resa di una carta da gioco è estremamente semplice per un computer, al quale sono sufficienti poche lettere, numeri e simboli per realizzare correttamente un intero mazzo.

La novità di Klondike, come accennato, è stata quella di essere il primo a sfruttare la nuova interfaccia utente di Windows e, di conseguenza, una delle più importanti innovazioni tech: il mouse. La periferica, oggi oscurata in molti contesti da trackpad o touchscreen, all’epoca era una vera e propria novità: non era necessario un puntatore per navigare un sistema operativo privo di interfacce grafiche, e le interazioni tra uomo e macchina erano perlopiù basate su tastiera e tasti direzionali. La digitalizzazione del Solitario, dunque, mise insieme la nuova interfaccia utente, o GUI dall’acronimo inglese, e la periferica per spostarsi al suo interno, il mouse, creando un intrattenimento videoludico che, dopo oltre trent’anni, continua a essere intramontabile: un bel traguardo per un progetto nato nei ritagli di tempo.

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