Vaccino KidCOVE di Moderna: test su neonati in corso

I test sono già iniziati e Moderna battezza la sua nuova creatura "KidCOVE": il vaccino dell'azienda statunitense promette di proteggere i più piccoli che potranno tornare a scuola consentendo ai genitori di riprendere a lavorare

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Moderna KidCOVE: inizia negli USA il test anti-COVID sui bambini

Il National Institutes of Health (NIH) e il Dipartimento della Difesa statunitense (DOD) hanno condotto uno studio che si prefigge di reclutare 6.750 bambini a cui verranno somministrate due dosi del vaccino Moderna: il KidCOVE.

Ad annunciarlo è la stessa Compagnia che con un comunicato fa sapere che i risultati dei test sugli adulti della fase tre sono incoraggianti e che questa ricerca in età pediatrica favorirà la comprensione degli aspetti di sicurezza e immunogenicità del vaccino nella popolazione under 16.

La sperimentazione del KidCOVE prevede che nella FASE 1 venga somministrata a metà dei soggetti una sostanza farmacologicamente inerte (iniezione di cloruro di sodio allo 0,9% - soluzione salina normale), con dosaggi di 50 o 100 microgrammi per bambini fra due e dodici anni e dosaggi di 25, 50 e 100 microgrammi per bambini tra sei mesi e due anni: 100 microgrammi è anche la dose che viene inoculata agli adulti.

La FASE 2 individuerà la dose ottimale e tutti i partecipanti verranno monitorati per dodici mesi dopo la seconda vaccinazione per capire se il sistema immunitario dei soggetti avrà recepito con sicurezza ed efficacia il vaccino e per comprende la sua capacità di generare la relativa reazione immunitaria; si determinerà l'efficacia del vaccino Covid-19 servendosi di un marcatore di risposta immunitaria conosciuto come correlato di protezione o comparando le loro risposte immunitarie con quelle viste nei giovani adulti.

Il National Institutes of Health (NIH) ringrazia per la preziosa collaborazione il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) e la Biomedical Advanced Research and Development Authority (BARDA), dicendosi orgoglioso di iniziare questo sudio della FASE 2/3 di mRNA-1273 su bambini sani statunitensi e canadesi.

Moderna, Johnson & Johnson e Pfizer: divisi per fasce d'età

La pandemia da COVID-19 imperversa e le attività di test non conoscono tregua, interessando sia i vaccini già approvati con l'obiettivo di aumentare la portata di persone da immunizzare, sia i nuovi vaccini che si candidano a divenire nuovi strumenti conto il virus.

Sappiamo che negli USA la campagna di vaccinazione si è concentrata principalmente sugli adulti, ritenuti più a rischio di contrarre malattie indotte da COVID-19 rispetto ai bambini; Johnson & Johnson è autorizzato per essere utilizzato negli adulti maggiorenni (da 18 anni), mentre Pfizer è indicato a partire dai 16 anni d'età: ora Moderna parte con la sperimentazione per soggetti fino a dodici anni d'età, affiancandosi a Pfizer che annuncia test per una fascia d'età 12-15 anni.

Moderna KidCOVE: scuole e genitori (non tutti) in trepidante attesa

La parola d'ordine è "riapertura": se la salute viene prima di qualunque altra cosa, lavoro e scuola rappresentano due concetti importanti e imprescindibili.

Si pensa che il KidCOVE consentirebbe una riapertura delle scuole in tutta sicurezza già dal prossimo autunno, "liberando" dal pesante fardello della DAD genitori e studenti, costretti fra quattro mura a una non sempre serena convivenza.

Certo, dalle prime indagini si evince che molte sono le famiglie preoccupate all'idea di sottoporre i propri figli alla vaccinazione e che alcune di queste preferirebbero continuare con le lezioni a distanza piuttosto che esporre i ragazzi a eventuali effetti collaterali da vaccino: d'altra parte è sicuramente vero che questa modalità di frequentazione (DAD) ha arrecato, nell’ultimo anno di pandemia, un forte e incontrovertibile rallentamento nell’apprendimento degli studenti durante le lezioni online (per lo meno per buona parte della popolazione scolastica), e ha scaturito un graduale aumento di problematiche legate allo sviluppo dell’intelligenza sociale e alla sfera cognitivo-emotiva-relazionale.

Dubbi legittimi e scetticismi condivisibili che però devono tener conto anche del fatto che una vaccinazione di massa pensata per i più piccoli aiuterebbe a contenere i focolai Covid-19 negli asili nido e nelle scuole, considerando che la ricerca ha dimostrato senza ombra di dubbio quanto i bambini sovente siano asintomatici e possano trasmettere con facilità il virus a insegnanti e familiari.

Vaccini sui bambini: alcune considerazioni

Ad ogni modo quando si parla di bambini e ragazzini, la comunità scientifica è d'accordo nell'affermare quanto sia importante mettere in atto una serie di studi per capire esattamente come procedere, in considerazione del fatto che il bambino, nella fattispecie il neonato da 0 a 2 anni, non possiede un sistema immunitario che possa assicurare una corretta risposta anticorpale con lo stesso numero di dosi previsto per gli adulti.

La situazione è un pò più complessa per quei bambini/ragazzini che soffrono di malattie croniche: in questo caso gli scienziati sono convinti che in futuro possano venire individuate specifiche raccomandazioni per chi convive con minori in condizione di fragilità, e se il soggetto non potrà essere vaccinato avrà diritto a una strategia di protezione indiretta, logica conseguenza della vaccinazione di tutti i soggetti che sono a contatto con lui.

I dati provenienti da Israele sembrano confortanti: qui la campagna vaccinale sui bambini ha già preso il via e ad oggi ne sono stati vaccinati 600.

Di età compresa fra i 12 e i 16 anni, i ragazzini non hanno riscontrato effetti collaterali gravi in seguito alla somministrazione del vaccino Pfizer/BioNtech: Israele sostiene che vaccinare i bambini possa portare all'immunità di gregge e a un ritorno alla normalità quando la maggior parte della popolazione avrà aderito alla campagna anti-COVID.

Nonostante il fattore tempo svolga un ruolo molto importante nella lotta contro la pandemia e l'impegno profuso nella campagna di vaccinazione di massa oltre gli adulti sia un diktat imprescindibile, diversi uomini di scienza hanno chiesto un ripensamento in questo senso, dichiarando che le vaccinazioni dovrebbero essere viste come un modo per ridurre i ricoveri e le morti e non solo un mezzo per raggiungere l’immunità di gregge, che alcuni suggeriscono potrebbe essere un’impossibilità di fronte a nuove varianti.

Medicago: un vaccino alternativo

La casa farmaceutica britannica GlaxoSmithKline (Gsk) e la società biotecnologica canadese Medicago entrano nella fase 3 con il test sperimentale per gli adulti, che utilizzerà il candidato vaccino Covid-19 di origine vegetale combinato con un'adiuvante pandemico nella speranza che questa sostanza possa permettere di abbassare la quantità di proteina necessaria a sviluppare la risposta immunitaria. 

Questo siero sperimentale "green" utilizza la tecnologia Coronavirus-Like-Particle (CoVLP), che struttura la composizione del vaccino con glicoproteina ricombinante (S) espressa come particelle simili a virus co-somministrate con l’adiuvante pandemico della GlaxoSmithKline (Gsk), per un totale di due dosi da 3,75 μg di CoVLP, somministrate a distanza di 21 giorni.

Semaforo verde da parte delle autorità regolatorie canadesi e statunitensi dopo che le due aziende hanno confermato che la sperimentazione toccherà 30.000 soggetti inizialmente composti da adulti sani fra i 18 e i 65 anni, a cui faranno seguito gli anziani dai 65 anni in avanti, e che si svolgerà in 10 paesi.