Zona gialla, quali regioni rischiano il Natale

Il contagio aumenta di intensità e il Covid-19 torna a fare paura. In alcune regioni italiane i dati suggeriscono che presto si potrebbe tornare in zona gialla. In pericolo il periodo natalizio, durante il quale gli assembramenti potrebbero diventare più frequenti. La campagna vaccinale intanto procede con l'immunizzazione dei bambini tra i 5 e i 12 anni.

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Peggiora il contagio da coronavirus. Ieri 1 dicembre si sono registrati più di cento morti nel nostro paese, con oltre 15.000 nuovi casi. Questa settimana soltanto una regione, il Friuli Venezia Giulia, è entrata in zona gialla, ma dalle prossima settimane sempre più regioni rischiano di cambiare colore. Questo peggioramento avviene a ormai meno di quattro settimane dal Natale, periodo che rischia di fa salire ulteriormente i numeri a causa degli assembramenti per le feste. 

Il paragone con lo stesso periodo dell’anno scorso mostra però come i vaccini stiano avendo un effetto molto marcato sui decessi, e parzialmente anche sui contagi. Al netto della contagiosità molto maggiore della variante delta, il numero dei casi accertati sta aumentando e punta a raggiungere livelli simili a quelli dello scorso Natale. Ma il dato dei morti, benché abbia superato la soglia psicologica dei 100 al giorno, non è paragonabile a quello della seconda ondata. 

Lunedì 6 dicembre potrebbe quindi essere una giornata di grandi cambiamenti nello stile di vita di molti italiani. Non solo potrebbero finire in zona gialla altre regioni, ma sarà introdotto il Super Green Pass per i soli vaccinati e guariti. Data la situazione della pandemia è sempre più probabile che questo strumento sarà necessario per passare un Natale il più possibile normale. 

Zona gialla, quando una regione cambia colore? 

Per capire se la propria regione cambierà colore entro Natale bisogna comprendere i parametri che da cui dipende questo cambio. I dati da tenere d’occhio sono tre: il numero di casi ogni 100.000 abitanti, la percentuale di terapie intensive occupate e la percentuale di posti ordinari degli ospedali occupati. 

Se il numero di casi confermati si mantiene sotto i 50 ogni 100.000 abitanti, la regione rimane in zona bianca a priori della situazione ospedaliera. Allo stesso modo si rimane al livello minimo di restrizioni se i casi salgono tra i 50 e i 150 ogni 100.000 abitanti, e negli ospedali sono occupati meno del 10% delle terapie intensive e del 15% dei letti nei reparti ordinari. 

Questi ultimi due dati sono quelli da tenere sottocchio per la zona gialla. Ormai ovunque in Italia siamo almeno a 50 casi ogni 100.000 abitanti infatti, quindi tutto dipende dagli ospedali. Attenzione però, che se la propria regione supera per tre settimane di fila i 150 casi per 100.000 abitanti gli ospedali non contano più nulla e si finisce automaticamente in zona gialla. 

Passiamo ora a parlare degli scenari più gravi, che partono tutti dal presupposto che si superino i 150 casi per 100.000 abitanti. Dopo la zona gialla si passa in zona arancione se si supera il 20% delle terapie intensive occupate e il 30% dei posti letto nei reparti ordinari. Per la zona rossa invece i parametri sono il 30% in terapia intensiva e il 40% nei reparti ordinari. 

Zona gialla, quali regioni rischiano il natale

Il Friuli Venezia Giulia ha inaugurato questo nuovo giro di restrizioni in tutto il paese. Per diverse ragioni, dalla vicinanza all’Est Europa alle manifestazioni, al basso tasso di vaccinati, la regione è stata colpita per prima dalla quarta ondata. Il Friuli rimarrà in zona gialla, finché non riuscirà a smaltire il suo carico di malati negli ospedali. 

Il dato positivo per questa regione è che sembra ormai essersi stabilizzata. I casi crescono, ma meno rispetto alle scorse settimane, forse il peggio per il Friuli è passato. Difficile però a questo punto tornare bianchi a breve: terapie intensive e reparti ordinari superano ancora di gran lunga i parametri, e anche i contagi stanno calando molto lentamente. 

La prima nuova zona gialla sarà la Provincia Autonoma di Bolzano, che ha ormai sforato ogni parametro. Anche qui la causa sembra essere il basso numero di vaccinati, realtà evidenziata dal confronto con la vicina Trento, dove in vece una campagna vaccinale molto avanzata ha tenuto la situazione sotto controllo. Bolzano è già di fatto in zona gialla per decisione del presidente della provincia, ma lo diventerà ufficialmente lunedì. 

A seguire c’è la Valle d’Aosta. La piccola regione al confine con la Francia ha numeri nei reparti ordinare che vanno oltre i parametri non solo della zona gialla, ma di quella arancione. Si salvano le terapie intensive, ma la situazione potrebbe non durare. Aosta ha pochissimi letti di rianimazione, solo 33. Basta che una manciata di pazienti peggiori per mandare l’intera regione in zona gialla, e forse oltre. 

A seguire ci sono le regioni che hanno sforato il 10% dei letti occupati in terapia intensiva, ma che dovrebbero per ora salvarsi dalla zona gialla grazie alla disponibilità di letti nei reparti ordinari. Si tratta di Lazio, Marche, Umbria, Liguria e Veneto. 

Preoccupa poi la situazione in Calabria: la regione non è soltanto sull’orlo di sforare entrambi i parametri, ma è con la Sicilia la peggiore in fatto di percentuale di adulti vaccinati, non raggiungendo nemmeno l’80% della platea. Se il contagio si dovesse diffondere in queste due regioni, il rischio di rapidi cambi di colore potrebbe diventare molto reale. 

Diversa invece la situazione della Lombardia. La regione, estremamente popolosa, è in testa alla classifica per numero assoluto di casi, ricoveri ordinari e terapie intensive. I posti letto che può mettere a disposizioni sono però moltissimi, anche grazie alle strutture approntate nella prima fase della pandemia, che la colpì in maniera durissima. Difficile quindi che entri in zona gialla a breve. 

Su tutti questi dati aleggia sempre lo spettro della nuova variante Omicron. Se il contagio dovesse ricevere nuova spinta da questa mutazione del virus, la situazione rischierebbe di cambiare molto rapidamente in tutto il paese. 

Zona gialla, cosa succede con il Super Green Pass

A rafforzare la zona gialla e gli altri provvedimenti contro il contagio è arrivato anche il Super Green Pass, o Green Pass Rafforzato. Questa nuova certificazione affianca il normale Green Pass, e può essere ottenuto solo dai vaccinati.

Si sta creando un po’ di confusione su chi può ottenere il Super Green Pass a causa della concomitanza del suo esordio con l’espansione della platea delle terze dosi agli over diciotto. Il Green Pass Rafforzato non ha alcun legame con la terza dose del vaccino. Lo ottengono tutti i vaccinati, anche quelli che hanno fatto una sola dose, in attesa della seconda. Inoltre lo ottengono anche i guariti. In questo caso dura sei mesi, mentre in caso di vaccino ne dura nove. 

Il Super Green Pass servirà fin dalla zona bianca per accedere ai locali, ai cinema, ai teatri e agli stadi. In zona gialla permetterà di sedersi in più di 4 non conviventi allo stesso tavolo. In zona arancione permetterà di accedere alle palestre e alle piscine, altrimenti chiuse. 

Oltre a questo nuovo Green Pass, anche quello standard riceve nuove applicazioni. Dai trasporti pubblici locali, su cui è ora obbligatorio, agli hotel che in vista della stagione sciistica dovranno richiederlo anche per accedere alle stanze e non più solo ai servizi dell’albergo. 

Pesa su queste nuove funzioni del Green Pass il problema dei controlli. Draghi ha chiesto al ministero dell’interno di coordinare le forze dell’ordine in modo che sia possibile controllare al meglio i punti più critici di applicazione delle nuove norme. I prefetti intanto si stanno accordando con le compagnie di trasporto pubblico locale per coordinare gli sforzi su autobus, tram, treni regionali e metropolitane. 

Zona gialla, arrivano i vaccini per i bambini

La campagna vaccinale rimane però l’unica vera arma efficace contro il virus. Lo dimostra la situazione del Trentino Alto Adige. Qui la provincia di Bolzano, tra le meno vaccinate d’Italia, sta subendo la quarta ondata in tutta la sua forza. Al contrario la provincia di Trento, che ha ormai superato il 90% di adulti vaccinati, ha dati del contagio molto bassi. 

È quindi molto importante che l’Italia riesca al più presto a raggiungere l’immunità di gregge, e al momento il successo della campagna vaccinale passa dai più giovani, sotto i diciannove anni. Questa categoria infatti, nonostante abbia risposto in fretta alla chiamata, non è ancora a livelli accettabili di vaccinazione. Tra i 12 e i 19 anni meno dell’80% della platea ha completato le due dosi di vaccino. Questo ha portato ad un’ondata di contagi nelle scuole. Al momento è in questa fascia che il virus corre. 

C’è poi la questione dei vaccini ai bambini. L’AIFA, l’agenzia italiana del farmaco, ha approvato il protocollo di vaccinazione dei bambini tra i 5 e i 12 anni con dosi ridotte ad un terzo dei quella degli adulti. In questo modo si va a proteggere una delle fasce a rischio, che ancora non aveva alcuna protezione dal virus. 

I dati dei paesi che già da tempo hanno iniziato a vaccinare i più piccoli, come gli Stati Uniti, riportano che il rischio di queste somministrazioni è vicino allo zero. Alto invece è il rischio che il Covid colpisca i più piccoli. Anche se la letalità in questa fascia d’età è minore rispetto che in altre, la malattia può svilupparsi in forme gravi e lasciare danni permanenti al sistema respiratorio del bambino. 

Zona gialla, la situazione nel resto d’Europa

Rispetto al resto d’Europa, la situazione in Italia rimane sotto controllo. I dati rendono evidente che dove la campagna vaccinale ha avuto maggior successo, il coronavirus fatica a diffondersi con la stessa intensità del passato. In Europa orientale invece, dove i governi non hanno spinto per i vaccini e la gestione della pandemia è stata peggiore, il virus sta correndo con numeri record. 

La corsa ai ripari della Germania sembra intanto aver funzionato. Il virus ha ormai superato il suo picco di contagi, e i numeri stanno lentamente scendendo. Nonostante ciò il prossimo cancelliere Scholz, che sostituirà Angela Merkel, si è detto favorevole all’introduzione dell’obbligo vaccinale. Gli ha fatto eco Ursula Von Der Leyen, presidente della commissione europea, che ha invitato i paesi membri a iniziare a discuterne.