Vent’anni di euro: cos’è cambiato in meglio e in peggio?

Oggi la moneta unica Euro compie vent'anni. Cosa è cambiato per l'Italia in tutto questo tempo? Ci sono stati miglioramenti o peggioramenti? Scopritelo.

Vi ricordate quando vent’anni fa un certo Romano Prodi promise agli italiani che con l’Euro avremmo lavorato un giorno di meno e avremmo guadagnato come se avessimo lavorato un giorno di più?

Ecco quella fu la prima balla sull’euro che venne propinata al popolo, la prima di una lunga serie e di balle, potete esserne certi, ancora ce ne propinano. 

Il Sogno della moneta unica si stava realizzando e tutti presentarono come certi quelli che sarebbero stati i magnifici e straordinari successi dell’Euro. 

Dopo vent’anni, quelle promesse restano ancora promesse utopiche, e noi ci ritroviamo ad avere a che fare con le macerie di una decisione scellerata. 

E chi può negare che da quando c’è l’euro lavoriamo di più e guadagniamo moooolto di meno?

Chi può negare che il prezzi sono raddoppiati o addirittura aumentati del 100% e che il potere d’acquisto delle nostre retribuzioni è diminuito in maniera esponenziale?

Possiamo dire serenamente che nessuna delle promesse che sono state fatte quando è stato introdotto l’euro, è stata mantenuta. 

L’Euro nacque ufficialmente il primo gennaio del 2002

Era il primo di gennaio del 2002 e l’Euro come moneta unica entrava ufficialmente in circolazione sul mercato europeo. Da marzo in poi, l’euro divenne la valuta in comune per 11 nazioni (poi divenute 19), ma ognuna con le sue leggi e le sue manovre finanziarie

Praticamente è stato come costruire una casa senza partire dalle fondamenta, ed ecco perché tutto è crollato.  

Dopo l’euro il saldo tra import ed export non è stato mai più in territorio positivo, ma è finito anche al di sotto dello zero. Fino all’austerità del Premier Monti che ha compresso di brutto la domanda interna, fermando le importazioni, facendo restare stabili le esportazioni. L’unico modo per tenere in piedi la moneta unica. 

L’Italia ha anche vissuto una tremenda recessione industriale dopo il periodo di austerità, tornando a dei livelli che non si vedevano da fine anni ottanta.  

I dati tremendi da quando abbiamo adottato l’Euro

Importiamo di tutto e produciamo poco, la disoccupazione vola ed è sempre in doppia cifra.  L’inflazione nel frattempo aumenta, ma non c’è alcun adeguamento salariale, questo rende gli italiani sempre più poveri. 

E i risparmi? A metà degli anni 90 i risparmi delle famiglie italiane erano oltre il 15%, ora ci ritroviamo a non arrivare nemmeno al 2,5%. 

Sì oggi l’euro è la seconda valuta mondiale per pagamenti internazionali, prestiti, prestiti e riserve della banca centrale, con oltre la metà delle emissioni globali di obbligazioni verdi denominate in euro. Ma quanto ci è costato in termini di sacrifici?

Per i più grandi fan dell’euro, la valuta non è stata solo un atto di fede nell’unità europea, ma ha anche creato una rivalità con gli Stati Uniti e il loro potente dollaro.

Vent’anni dopo, non c’è dubbio che il dollaro regni ancora supremo, con la diffusione del coronavirus che ha fatto aumentare ancora di più il suo valore.

Mentre circa il 60 per cento delle riserve di valuta estera parcheggiate nelle banche centrali sono denominate in dollari, la quota dell’euro rappresenta solo il 20 per cento. Diciamo che l’euro può essere solo una seconda classificata rispetto al dollaro. 

Christine Lagarde orgogliosa dell’Euro

La presidente della BCE Christine Lagarde, in un vortice di mancanza completa di realismo, afferma che la resilienza della valuta ha contribuito a unire gli europei. Dove Christine? Dove vede questa unità? 

La Presidente cita un un sondaggio Eurobarometro che ha rilevato che il 41% dei cittadini considera la moneta unica seconda solo alla libertà di movimento.

I bilanci di questi vent’anni di euro per l’Italia non sono affatto lusinghieri e positivi, purtroppo. A mettere insieme tutti i dati snocciolati da Bloomberg Economics, il nostro paese ne esce con la ossa rotte e sopra un cumulo di macerie e tragedia.

I dati elencati dallo studio di Bloomberg ci riportano un quadro pietoso. Tra il 1985 e il 2001 il Pil dell’Italia è cresciuto del 487%, invece dal 2002 al 2017 l’aumento è stato di solo 31 miliardi, ovvero un misero 2%.

Negli stessi anni le esportazioni in Italia erano cresciute di ben il 136,3%, mentre dal 2001 al 2017, l’aumento è stato meno di un terzo, 40,9%

Oltre a questo il Pil pro-capite non aumenta dal 1999, la produzione industriale non aumenta dal 2007 e la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, non accenna a diminuire avendo toccato punte anche oltre il 40%.

L’Euro effettivamente non ha fatto altro che peggiorare i problemi e la situazione economica di un paese già debole da questi punti di vista, rispetto alle altre economie europee.

La produttività, infatti, era già bassa negli anni dal 1999 al 2017, calata del 5%, mentre le altre realtà come la Germania, la Francia e la Spagna, negli stessi anni avevano una produttività che andava dal 12 al 15%, questo grazie a forti e incisive riforme del mercato del lavoro che in Italia invece, a causa di una classe politica sempre egoista e poco incline al benessere dei cittadini, non hanno mai trovato spazio.

Ecco perché i paesi suddetti hanno ottenuto più vantaggi dall’introduzione dell’Euro rispetto all’Italia. Come dimostra lo studio di Bloomberg.

Ma cosa c’entra la moneta unica con la svalutazione e la bassa produttività?

In passato per sopperire al mancato innalzamento della produttività, l’Italia ha utilizzato, o per meglio dire ha abusato, di uno strumento che l’ha portata sempre più giù nel baratro: ovvero la svalutazione monetaria.

Quando questo accadeva con la lira, nonostante fosse debole, l’Italia riusciva comunque ad essere competitiva sui mercati internazionali. Ma con l’arrivo dell’euro tutto questo non è stato più possibile, il trucco della svalutazione non ha funzionato più e la mancata produttività ha fatto venire fuori tutto il fallimento di una moneta unica distruttiva per il nostro paese.

Per competere con Francia e Germania non sarebbe bastata la moneta unica, avremmo dovuto utilizzare innovazione, investimenti, ricerca. E invece mai nulla di tutto questo è stato fatto nel nostro paese ecco perché non sarebbe mai potuta bastare la moneta unica.  Anzi l’euro non ha fatto altro che rendere ancora più evidente la palese arretratezza del nostro paese, l’euro ha solo peggiorato quelle che sono le limitazioni strutturali dell’economia italiana, a cominciare proprio dalla produttività.

L’Euro è disgregante

La moneta unica disgrega l’ Unione secondo Ashoka Mody, il quale ha già scritto un libro, che è titolato in modo esplicito: “Euro Tragedy: A drama in nine acts”. L’Euro, insomma, sarebbe una tragedia in nove atti.

Intervistato da La Verità, l’economista Mody ha contestato la decisione di una moneta unica per l’Europa. Non si può avere una politica monetaria unica e una sola moneta, con tutti i paesi che si muovono economicamente e finanziariamente in direzioni diverse. Secondo l’economista, infatti, la moneta unica non solo non servirebbe a nulla, ma contribuirebbe anche a peggiorare le debolezze nazionali.

“In Germania, le relazioni commerciali che crescono più rapidamente sono quelle con i Paesi dell’ Est, al di fuori dell’ eurozona”, ha evidenziato l’economista. Secondo Mody non c’è assolutamente  alcuna possibilità che i paesi procedano alla stessa andatura. Ma la “tragedia” continuerà e continuerà a dividere le nazioni europee. 

Ma a pagarne le conseguenze non sono stati tutti i paesi, ma solo quelli deboli come l’Italia.

Mody è convinto che i leader politici nostrani si fossero convinti che la classe dirigente, obbligati dalla moneta unica, avrebbero cominciato a realizzare migliori politiche economiche”, invece l’economia italiana è sempre stata ed è ancora all’angolo.

E uscire dall’Euro cosa comporterebbe?

Uscire dall’Euro adesso avrebbe costi esageratamente alti, perché una nuova lira varrebbe molto meno dell’euro, quindi gli italiani si ritroverebbero a guadagnare in lire, ma a ripagare debiti in euro. 

E si rischierebbe il default. Perché i credito non essendo rimborsati, non potrebbero rimborsare a loro volta i loro creditori.

Tutto questo, insomma, significherebbe “scherza col fuoco”. L’unica maniera “dolce” di rinunciare all’Euro sarebbe se ne uscisse anche la Germania. 

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