Banche, quali rischi corrono gli istituti europei

Le banche europee sembrano correre meno rischi rispetto alle banche USA, ma, anche se con un esposizione minore, non sono esenti da pericoli.

È opinione diffusa che le banche del vecchio continente, a differenza delle banche statunitensi, godano di una maggiore stabilità e una minore esposizione ai rischi e pericoli del sistema bancario. Questa maggiore stabilità tuttavia, non permette di abbassare la guardia, poiché, se da un lato la maggior parte delle banche europee non rischia un tracollo consequenziale alla crisi di Silicon Valley Bank e Credit Suisse, non significa che siano esenti da acciacchi e pericoli.

Ecco allora cosa rischia il sistema bancario europeo e quali sono i pericoli per le banche europee.

Una crisi bancaria a due velocità

L’attuale crisi del settore bancario sembra procedere a velocità differenti in Europa e negli Stati Uniti, colpendo più duramente e rapidamente le banche d’oltre oceano e con minore intensità le banche del vecchio continente, e un segnale evidente di queste differenze tra banche USA e banche Europee lo si vede anche e soprattutto dalla reazione dei mercati alle recenti crisi bancarie.

La crisi di Silicon Valley Bank prima e la crisi di Credit Suisse poi, sono state assorbite dal mercato in modo differente e con tempi differenti, causando un impatto diverso, negli Stati Uniti e in Europa, sui mercati e sugli altri titoli bancari.

Un segno evidente della doppia velocità della crisi, lo si può osservare proprio nelle difficoltà affrontate da Credit Suisse e Silicon Valley Bank.

La prima, ha visto il proprio tracollo al culmine di una lunga crisi, a cui l’istituto di credito ha cercato di porre rimedio in varie occasioni, con diverse strategie, nel corso del 2022, passando per un aumento di capitale, che ha permesso alla Saudi National Bank di acquisire una quota di maggioranza della banca svizzera, per la cessione e liquidazione di alcuni asset e infine per un piano di riorganizzazione dell’intera banca. Strategie che tuttavia non hanno impedito al gigante bancario svizzero di cadere e in fine di essere assorbita dall’altro gigante svizzero UBS.

Diversamente da Credit Suisse, la cui crisi è stata ampiamente documentata nel corso del 2022, la crisi di Silicon Valley Bank, è stata repentina e violenta. L’istituto californiano è passato in pochi mesi dall’essere una delle banche più promettenti dell’anno al tracollo totale.

Queste differenze nella velocità, e nelle crisi, innescate da ragioni differenti, sono funzionali per comprendere i rischi ed i pericoli a cui sono esposte delle banche europee.

Interconnessione bancaria

L’attuale sistema bancario mondiale, senza troppe differenze tra banche USA e banche Europee, sta nella forte interconnessione degli istituti di credito, interconnessione che ha causato un forte calo dei titoli bancari, di alcune banche più che di altre, all’indomani del tracollo di Silicon Valley Bank prima e in misura minore, del tracollo di Credit Suisse.

Tra le banche del vecchio continente più colpite dalla crisi di Silicon Valley Bank, figurano la francese Societé Generale che all’indomani del crollo di SVB ha visto la propria quotazione calare di oltre il 27%, fanno seguito le banche spagnole Bankinter che ha perso il 26% e Sabadell che ha perso il 25%, in fine, la tedesca Deutsche Bank ha perso il 23%, e, trattandosi di una delle più importanti banche d’Europa, il crollo delle sue azioni è quello che ha risuonato più di tutti.

Perdite significative che tuttavia, non hanno innescato una crisi del settore bancario o il collasso delle banche. E questo è dovuto proprio alla diversa situazione in cui versano attualmente le banche europee, che solo da poco si sono riprese completamente dalla crisi del 2008.

I rischi per le banche europee

Il fatto che il sistema bancario europeo non sia collassato, o che le banche europee siano riuscite ad assorbire il colpo del crollo di Silicon Valley Bank e Credit Suisse, come anticipato, non significa che le banche europee non sono esposte a rischi o pericoli, significa semplicemente che gli istituti del vecchio continente poggiano le proprie basi su un terreno più solido e godono al momento di una maggiore elasticità.

Tuttavia, vi sono alcuni elementi che possono causare enormi perdite anche alle banche europee.

Tra gli elementi più pericolosi per le banche europee vi sono la loro forte dipendenza dal mercato dei titoli Additional Tier 1 e la tenuta dei depositi e della liquidità. Quest’ultimo è un problema, in vero, comune all’intero sistema bancario mondiale, poiché, la liquidità effettiva delle banche, è inferiore al valore totale dei depositi, per via del funzionamento stesso delle banche. In altri termini le banche dispongono di meno denaro di quanto virtualmente posseggono, e ciò significa che, se per ipotesi tutti i clienti di una banca dovessero decidere di chiudere i propri conti, la banca non sarebbe in grado di dare a tutti il loro denaro, questo perché gran parte dei depositi sono in realtà impegnati in mutui, prestiti e investimenti.

I mutui sono un altro elemento di rischio per il sistema bancario, anche se, le banche europee a differenza di quelle statunitensi, hanno una minore esposizione al mercato dei mutui commerciali.

Altri elementi di pericolo sono il mercato dei derivati, che dopo la crisi del 2008 è profondamente cambiato, e su questo elemento, la Deutsche Bank è la banca europea più simile, in termini di numeri, alle banche statunitensi.

In fine, ma non meno importante i titoli di stato, sono un ulteriore elemento da prendere in considerazione per valutare pericoli e rischi per il sistema bancario. I titoli di stato sono in generale investimenti stabili e sicuri, per questa ragione, le banche tendono a tenere congelati questi titoli, per essere più precisi, i titoli di stato sono spesso blindati in una sezione del bilancio, nota come “held to maturity” e di conseguenza, trattandosi di una fetta di capitale bloccato che interessa oltre 3.300 miliardi di titoli detenuti dalle banche europee, essi rappresentano un enorme freno alla liquidità bancaria.

Banche maggiormente esposte ai titoli di stato

Secondo un indagine di Mediobanca, guidata da Andrea Filtri, le banche europee più esposte al mercato dei titoli di stato sono Bper, con un ammontare del 14% circa degli attivi totali e a 3,2 volte il capitale CET1, la Banca Popolare di Sondrio con il 17% degli attivi e la banca olandese KBC con il 15% degli attivi.

Questa elevata esposizione tuttavia, non è tale da generare preoccupazioni per la buona salute delle banche in quanto gli elevati depositi consentono alle banche di non dover vendere titoli di stato, tuttavia, se dovesse esserci un inversione di tendenza e i depositi dovessero calare, costringendo gli istituti a liquidare i titoli di stato, Mediobanca Securities stima perdite per oltre il 13% dei depositi retail affinché possa essere mantenuto un livello di Liquidità al 100%.

Perdite derivanti dall’azzeramento dei titoli AT1

Uno degli elementi più discussi della crisi di Credit Suisse riguarda la decisione delle autorità svizzere di azzerare i titoli Additional Tier 1 di Credit Suisse senza invece toccare le azione. Questa decisione ha causato un forte shock in tutto il sistema bancario, causando massicce vendite sui titoli AT1 generalmente utilizzati dalle banche per rafforzare il proprio patrimonio.

La decisione delle autorità Svizzere ha sollevato un dubbio, ovvero, quanto inciderebbe la scomparsa di questo mercato sul sistema bancario? e la risposta trovata da Mediobanca Securities a questa domanda, è abbastanza rassicurante. Si stima infatti che la cancellazione totale del mercato AT1 causerebbe perdite sull’utile per azione nell’ordine del 10%, una perdita non troppo violenta, definibile una piccola scossa, non abbastanza forte da causare il tracollo o innescare una crisi bancaria in Europa.

Antonio Coppola
Antonio Coppola
Copywriter, classe 1989. Sono nato a Napoli. Laureato in Storia Contemporanea e specializzato in geopolitica e relazioni internazionali presso l'Università di Pisa, nella vita mi occupo di divulgazione, marketing e comunicazione. Scrivo sul web da oltre 10 anni. Appassionato di scrittura e tecnologia, ho collaborato con diversi portali e riviste di settore nel mio campo e nel 2012 ho avviato un mio progetto di divulgazione storico culturale ed un podcast, grazie ai quali ho avuto modo di stringere collaborazioni con aziende, enti e riviste di settore ed ho avuto modo di esplorare e approfondire il mondo della SEO e del Web Marketing.
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