Mutuo a tasso variabile, gli effetti del nuovo rialzo della BCE: ecco di quanto aumenterà

Gli effetti del rialzo dei tassi BCE ricadranno a breve sui mutui a tassi variabili, con conseguenze disastrose. Ecco di quanto aumenteranno

Siamo all’ennesimo aumento dei tassi BCE, per la precisione al 3,32%.

La Banca Centrale Europea il 4 maggio ha annunciato un nuovo rialzo del costo del denaro di 25 punti base, portando così l’aumento complessivo dei tassi da giugno 2022 ad oltre 300 punti.

Una cifra enorme, constatando il fatto che per quasi un decennio i tassi non sono mai aumentati drasticamente, rimanendo a livelli molto esigui. Perfetti per richiedere non un mutuo a tasso fisso, bensì uno a tasso variabile.

E sarebbe stato conveniente anche oggi, se non fosse stato per tutti questi rialzi. Infatti questo ultimo aumento colpirà ancora di più tutti coloro che hanno sottoscritto un mutuo a tasso variabile.

Mutuo a tasso variabile, gli effetti del nuovo rialzo della BCE: ecco di quanto aumenterà

Per contrastare l’iper-inflazione e riportarla attorno al 2%, da mesi la Banca Centrale Europea ha continuato ad aumentare i tassi d’interesse.

È una strategia a doppio taglio, perché se da una parte rende il costo del denaro sempre più alto, e quindi più facile il “rientro” della liquidità in eccesso, dall’altra rende alcuni servizi sempre meno accessibili, come il credito al consumatore (altresì detti “finanziamenti”) o il mutuo ipotecario.

Dopo questo nuovo rialzo di 25 punti, Facile.it ha stimato che l’aumento complessivo di tutti questi rialzi è arrivato a 237 euro nella rata mensile del mutuo, praticamente un incremento del 52% rispetto a inizi 2022.

Infatti negli ultimi mesi il costo complessivo dei mutui (ovvero il montante) è quasi raddoppiato in alcune condizioni, rendendo la proposta del mutuo sempre più malvista dai consumatori.

A meno di non disporre di una liquidità sufficiente per l’acquisto diretto, in molti posticipano la compravendita, in attesa di tassi migliori, ma così facendo il mercato immobiliare viene messo ancora più in crisi.

Da mesi il settore immobiliare si ritrova ad affrontare una bolla speculativa dovuta a questi aumenti vertiginosi dei prezzi al metro quadrato.

È un fenomeno che non riguarda solo nelle capitali europee, ma anche le piccole città, ove domanda e offerta sono completamente sbilanciati. E si teme che, con l’eventuale scoppio della bolla, il mercato possa crollare, mettendo in serio pericolo intere filere produttive.

Quanto può oscillare il tasso variabile del mutuo

Il tasso variabile era stato considerato per un decennio come la migliore soluzione per finanziamenti e mutui, forte del fatto che la BCE aveva tenuto i tassi a livelli molto bassi.

Con un mutuo a tasso variabile, eventuali oscillazioni sarebbero state tollerate dal contraente, anche nell’ordine del 30-35% in rapporto alla durata originaria. Dal momento che la maggior parte dei mutui viene richiesto a 30-35 anni, come variazione è accettabile.

Il problema è quando questa variazione arriva in meno di un anno al 52%, e non in 30-35 anni.

A titolo d’esempio, supponiamo di avere sottoscritto a inizi 2022 un mutuo con le seguenti caratteristiche:

  • mutuo da 126.000 euro,

  • durata di 25 anni,

  • TAN allo 0,67%,

  • rata mensile di 456 euro.

Nell’arco di 25 anni, il massimo della variazione sarebbe stato del 30% in condizioni normali, e il contraente si sarebbe ritrovato con una rata finale di 592 euro. Ma questo nel corso dei decenni.

Mentre dopo poco più di un anno, con tutti i rialzi della BCE, il TAN sarebbe arrivato all’odierno 4,10%, e invece di ritrovarsi dopo decenni con una rata di 592 euro, il contraente si ritroverebbe al secondo anno del mutuo con una rata di 693 euro al mese.

Per non parlare del montante: se col TAN allo 0,67% il costo del mutuo era di 136.882 euro, con un TAN a 4,10% si arriverebbe tranquillamente a 201.615 euro. Non più un montante al 7,9%, ma uno al 59,5%. Cioè per un mutuo oggi devi ridare indietro non solo il credito in sé, ma metà di esso solo di interessi.

E solo se dopo questo sarà l’ultimo rialzo della BCE.

Leggi anche: Quando scendono i tassi dei mutui: previsioni e consigli contro la crisi del mattone

Quando si abbasseranno i tassi dei mutui nel 2023

L’obiettivo della BCE è quello di contrastare l’inflazione, e recentemente la stessa Christine Lagarde ha ribadito la necessità di ricorrere ai rialzi dei tassi per ridurre il più possibile l’ondata inflazionistica.

Ad oggi l’indice è al 7%, ancora troppo alto per gli standard della BCE, ovvero il 2%, pertanto c’è da aspettarsi ulteriori rialzi anche nei prossimi mesi. Gli stessi esperti temono infatti in un nuovo incremento dell’Euribor a tre mesi, arrivando a settembre 2023 con un valore intorno al 3,76%.

Sarebbe un picco vero e proprio, perché il TAN arriverebbe al 5%, e chiunque abbia un mutuo in essere si ritroverebbe con una rata di circa 737 euro, vale a dire oltre 280 euro in più rispetto a quella di gennaio 2022.

Tornando all’esempio precedente, si avrebbe ad un montante finale di 220.975 euro, circa il 75% in più del credito richiesto.

Da qui non potrà far altro che scendere, con una stima a giugno 2024 di un’Euribor a 3 mesi intorno al 3,22%, vale a dire una rata mensile pari a 698 euro.

Ovviamente queste stime devono essere calcolate sul proprio mutuo o finanziamento, perché più si è vicini alla fine del piano di ammortamento, minore sarà l’effetto di questi rialzi.

Leggi anche: BCE verso tassi in aumento in estate, si sfiora il 4%: che succede a mutui e prestiti

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