Mutuo, rinegoziazione dei tassi legata all’ISEE: cosa cambia con la Manovra

Passare dal tasso fisso al tasso variabile: nuove regole della Manovra finanziaria, servirà l'ISEE. Ecco i requisiti.

Finalmente arrivano buone notizie per chi intende rinegoziare il Mutuo nel 2023, pronta una nuova procedura legata al reddito annuo ISEE. Nella legge di Bilancio 2023, è presente un emendamento che contrasta i piani della Banca Centrale Europea (BCE), sul punto di aumentare dei tassi.

La mossa sui tassi d’interesse operata da Francoforte per contrastare il picco dell’inflazione, mette in seria difficoltà le famiglie italiane che pagano un mutuo a tasso variabile.

Fortunatamente, esiste la possibilità di rinegoziare il mutuo, richiedendo il passaggio dal tasso variabile al fisso.

Arriva la rinegoziazione del mutuo con tetto ISEE

Il governo Meloni nell’ultima discussione in ambito di Manovra 2023, ha ritenuto opportuno reinserire una norma approvata nel 2011.

Si tratta di una scelta operata per sostenere le famiglie che hanno stipulato – nella fase di acquisto o ristrutturazione di un immobile prima casa – un contratto di mutuo con tasso variabile.

Ad oggi, un mutuo a tasso variabile risulta fortemente influenzato dall’oscillazione del mercato. In sostanza, la situazione è molto simile ai provvedimenti adottati da Francoforte nel 2011, per cui si comprende la soluzione del governo italiano di riavviare la norma introdotta in tale periodo.

ISEE 2022 e mutuo: ecco la norma che contrasta l’aumento dei tassi d’interessi

Il tasso variabile sui mutui è esposto alle variazioni di mercato, ne consegue, che tanti cittadini si ritrovano a pagare una rata più alta, dovuta all’oscillazione della politica monetaria.

Fortunatamente, nella legge di Bilancio 2023, è stato introdotto l’articolo 59 bis, che permette di passare dal tasso variabile al tasso fisso, se il contraente del mutuo ha stipulato un contratto non più alto di 200 mila euro.

Il mutuatario può presentare la richiesta per il cambio dal tasso variabile al fisso, se il reddito annuo prodotto dall’indicatore ISEE risulti essere non più alto di 35 mila euro. E, ancora, se i pagamenti delle rate sono tutte regolari, ovvero pagate senza alcun ritardo.

Questo è il metodo pensato dal governo italiano per contrastare l’aumento dei tassi d’interessi promossi dalla BCE. Una situazione grave che coinvolge tante famiglie e cittadini che hanno stipulato un mutuo con interessi a tasso variabile.

La banca o istituto di credito dovrà accettare la richiesta della variazione del tasso sul mutuo presentata dal mutuatario, se rientra nei requisiti previsti dalla normativa.

Nuova ripartizione mutuo con tetto ISEE

Come spiega da Il Riformista, il tasso d’interesse che sarà applicato sulla nuova variazione dovrebbe risultare molto più conveniente, questo perché viene ricavato dall’IRS indicate interbancario a 10 anni e il tasso Eurirs di riferimento, ovvero una stima prodotta dal residuo del muto nell’atto della variazione.

Oltre a questi parametri l’istituto di credito dovrà inserire il costo prodotto dallo spread. In sostanza, si tratta di un valore aggiuntivo stabilito nel contratto di mutuo, che rappresenta la remunerazione della banca.

A titolo di esempio, se mutuatario ha stipulato due anni fa un contratto di mutuo della durata trentennale, il cambio dal tasso variabile al tasso fisso, porta a modificare con il nuovo tasso d’interesse la residua parte del periodo di mutuo, ovvero i restanti 28 anni.

In questa circostanza, viene applicato il tasso IRS per il periodo di 25 anni, che ad oggi viaggia su una percentuale del 2,33%.

A questo valore, la banca applicherà lo spread ricavato all’atto della stipula del contratto di mutuo, il tasso d’interesse applicabile al contratto non potrà eccedere il 6%.

Infatti, come spiegato dalla Federazione autonoma bancari italiani, quest’ultimo tasso dovrebbe essere il limite massimo applicabile sui mutui.

La Codacons ha spiegato che in presenza di rincari fortemente potenziali, senza la possibilità di rinegoziare il mutuo, per un valore che oscilla tra 30 e 40 euro per singola rata, sarà possibile richiedere un allungamento di ulteriori 5 anni, se complessivamente la parte restante del mutuo non risulti più alta di 25 anni.

Dal tasso variabile al tasso fisso nel 2023, ma non per tutti

Le novità contenute nella legge di Bilancio 2023, dovrebbero permettere a una vasta platea di cittadini di poter richiedere la conversione del mutuo dal tasso variabile al fisso. Purtroppo, non tutti potranno presentare la richiesta alla banca o istituti di credito, in quanto sono presenti più vincoli da rispettare.

Le condizioni per passare dal tasso variabile al fisso sono diverse, tra cui:

  • un reddito annuo prodotto dall’indicatore ISEE non più alto di 35mila euro;

  • un valore complessivo del mutuo non più alto di 200mila euro;

  • nessun ritardo nei pagamenti delle rate, ovvero la massima regolarità e puntualità registrata nei versamenti.

Concludendo, sicuramente il meccanismo di calcolo del nuovo tasso potrebbe non essere semplicissimo. Tuttavia, l’annuncio di Francoforte sull’aumento dei tassi d’interesse, potrebbe spingere tante famiglie nel richiedere la conversione dal tasso variabile al tasso fisso.

Leggi anche: I tassi dei mutui aumenteranno ancora: quanto salgono nel 2023 e 2024?

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