Lo ha evidenziato Il Sole 24Ore. Quel giorno la BCE ha aumentato il costo della raccolta all’ingrosso di 300 punti base. Tale importo dovrebbe salire a 350 dal prossimo marzo.
Come riporta chiaramente Business Daily, sul mercato dei futures l’Euribor a tre mesi a fine dicembre è previsto al 3,7% e quindi il tasso base di rifinanziamento al 4,2%. Ma vediamo quali saranno le conseguenze di questi dati nell’anno corrente.
Potere d’acquisto dei mutui in calo: quali conseguenze?
Chi deve attivare un mutuo deve valutare come muoversi. La scelta è tra un tasso d’interesse più alto di prima (3,5% per 30 anni) o puntare sullo stesso Euribor, che potrebbe scendere ancora nel tempo.
Chi sceglie il tasso fisso eviterà la seconda ondata di inflazione, mentre chi sceglie il tasso variabile seguirà l’onda del mercato.
Una ricerca di MutuiSupermarket.it, riportata da Il Sole 24 Ore, mostra che i mutuatari a tasso variabile sono nettamente in minoranza. Il 90% della domanda è per i mutui a tasso fisso.
Chi può permettersi rate tra i 500 e i 550 euro a gennaio 2021 o 2022 può accedere a immobili del valore di 200.000 euro. Chi può permettersi rate tra i 500 e i 550 euro a gennaio 2021 o 2022 può permetterselo. Ciò ha comportato una riduzione del potere d’acquisto del 26%.
Facile.it ha annunciato a fine gennaio che le rate dei mutui a tasso variabile aumenteranno ancora, fino a 197 euro in un anno.
Per la sua analisi, Facile.it ha preso un mutuo a tasso variabile di 126.000 euro per 25 anni stipulato a gennaio 2022 e ha analizzato come sono aumentate le rate dal momento della stipula e come aumenteranno in seguito.
Con un contratto a gennaio 2022, il tasso di interesse iniziale (tan) utilizzato nell’analisi è dello 0,67%, che equivale a una rata mensile di 456 euro. Dalla seconda metà dello scorso anno, le rate hanno iniziato ad aumentare in modo significativo a causa della decisione della Banca Centrale Europea di aumentare il costo del denaro per quattro volte a gennaio 2023, raggiungendo i 619 euro.
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