Il senso di Davos per la globalizzazione

Il mondo di domani non è ancora chiaro, anche a causa delle forti tensioni attuali: l'approfondimento a Buongiorno Borsa di Le Fonti Tv.

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Per quasi tre decenni il World Economic Forum di Davos, città arroccata sulle montagne svizzere, ha segnato il progresso della globalizzazione. È a Davos che le nuove democrazie dell’Europa dell’est hanno compiuto i primi passi nell’economia liberale, ed è sempre lì che i paesi emergenti hanno ottenuto la visibilità che desideravano presso gli investitori di tutto il mondo. Ma tutto questo non esiste più. Il mondo della libera circolazione delle merci si è scontrato con pericoli imprevedibili, come la pandemia e le tensioni geopolitiche internazionali.

Il fatto che il simposio svizzero non rappresenti più una sorta di Onu del mondo degli affari è testimoniato dalle numerose defezioni registrate nell' edizione 2023. Il primo dato su cui riflettere è quello delle assenze. La Russia di Putin è sotto sanzioni e non è stata ovviamente invitata; non è previsto un intervento, come invece è avvenuto lo scorso anno, del leader cinese Xi Jinping; non ci sarà neanche il presidente americano Joe Biden. I grandi del mondo sono più lontani, con l'Occidente che ha perso terreno e le conseguenze della guerra in Ucraina che hanno fatto il resto, anche guardando al controverso rapporto sull'asse Mosca-Pechino.

Il mondo di domani non è ancora chiaro, anche a causa delle forti tensioni attuali. Quale sarà lo stato dei rapporti con la Cina tra tre, quattro o cinque anni? Quale sarà l’impatto delle decisioni – o delle mancate decisioni – rispetto al cambiamento climatico? E soprattutto, in che modo la guerra in Ucraina e le sue possibili conclusioni influenzeranno il nostro mondo?

Una cosa è certa: le risposte, molto probabilmente, non arriveranno da Davos